Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Matteo Cocci
Leggi i suoi articoliDurante l’evento di presentazione tenutosi all’Hotel Excelsior, presso lo Spazio Incontri del Venice Production Bridge, nel pieno della 82ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Fondazione Prada ha annunciato l’apertura della call for entries di Fondazione Prada Film Fund, l’iniziativa che, annualmente, fornirà sostegno al cinema indipendente. Il Fondo, del valore complessivo di 1,5 milioni di euro, «ha l’obiettivo di supportare opere di alto valore consolidando l’impegno ventennale della Fondazione nel campo del cinema». Il bando, con i criteri di ammissibilità e le modalità di partecipazione, è disponibile sul sito fondazioneprada.org e rimarrà aperto alle candidature fino al 17 ottobre.
L’impegno di Prada nel campo dall’arte è universalmente noto e risale al 1993, quando Miuccia Prada e Patrizio Bertelli diedero vita all’omonima Fondazione. Sarebbero tuttavia trascorsi dieci anni prima che, nel 2003, Fondazione Prada dedicasse un’intera iniziativa al cinema: una partnership con il Tribeca Film Festival, durante la quale venne proposta in anteprima una selezione di film del Festival a New York e a Milano. Da quel momento, negli anni, personalità tra le più importanti del mondo dell’arte e del cinema (da Francesco Vezzoli a Quentin Tarantino, da John Baldessari a Pedro Almodóvar, da Damien Hirst ad Alexander Kluge) avrebbero presentato o curato importanti restauri e raffinate selezioni di film per conto della Fondazione, con proiezioni che a partire dal 2015 vengono accolte nella sala collocata all’interno della sede di Milano, firmata dallo studio di architettura Oma. Sottolinea oggi Miuccia Prada: «Da più di vent’anni la Fondazione indaga in varie forme questi linguaggi sostenendo un’idea di cinema libera, esigente e visionaria. Con il Fondo vogliamo approfondire e ampliare il dialogo con la creazione e la sperimentazione contemporanee».
Figura centrale nello sviluppo della sempre più intensa e ricercata attività cinematografica di Fondazione Prada è quella di Paolo Moretti che, oltre a essere il responsabile del dipartimento cinema dell’Ecal, la scuola d’arte e design di Losanna, e il direttore del cinema d’essai Les Cinémas du Grütli di Ginevra, tra il 2018 e il 2022, ha ricoperto la carica di delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes. Nel gennaio del 2023, Moretti viene nominato curatore del programma cinematografico di Fondazione Prada: da quel momento la sala cinematografica, che nel frattempo viene rinominata Cinema Godard, in omaggio all’opera e al pensiero del cineasta franco-svizzero, apre al pubblico con regolarità, proponendo proiezioni dal giovedì alla domenica. Innumerevoli le personalità di spicco che hanno raccontato al pubblico di Fondazione Prada la propria esperienza e visione: tra gli altri, il regista Werner Herzog, che pochi giorni fa a Venezia ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera, e l’artista statunitense Matthew Barney. Moretti, che da oggi ricopre la carica di Head of Fondazione Prada Film Fund, dichiara: «L’obiettivo è offrire un supporto concreto alla realizzazione di opere dal forte valore artistico che spesso non trovano spazio nelle logiche del mercato, ma che risultano pienamente coerenti con il percorso di ricerca che Fondazione porta avanti da oltre vent’anni».
Diverse le questioni sollevate durante la presentazione all’Excelsior, che è stata seguita da un Q&A con la stampa internazionale, tra cui molte di natura produttiva: tra di esse, l’entità economica del fondo, che è sì notevole, ma non sufficiente a garantire il supporto che dieci/dodici produzioni cinematografiche (questo il numero di progetti a cui verrà destinato annualmente il Fondo) richiederebbero. Moretti chiarisce subito: «Capiamo che la cifra in questione può essere vista come non particolarmente elevata se suddivisa tra un numero così elevato di produzioni, ma ci tengo a sottolineare che è comunque un aiuto rilevante». «Il Giornale dell’Arte» chiede precisazioni sui criteri artistici che verranno presi in considerazione, in particolare per i progetti ancora in fase di pre-produzione, e quindi impossibilitati a sottoporre al giudizio del comitato di selezione internazionale alcun montato delle riprese: «Ciò a cui siamo interessati è stabilire un dialogo, non importa su quali basi», risponde in merito Moretti.
Negli scorsi giorni il Cinema Godard aveva inoltre svelato la programmazione di settembre: tra gli ospiti, il premio Oscar Alejandro G. Iñárritu, di cui verrà proiettata l’intera filmografia, e che sarà protagonista di una masterclass venerdì 19 settembre, oltre che di «Sueño Perro: Instalación Celuloide de Alejandro G. Iñárritu», una mostra multisensoriale nata nell’intersezione tra cinema e arti visive. Il regista messicano aveva già sperimentato tecniche di narrazione immersive nel 2017, quando aveva presentato presso Fondazione Prada l’installazione di realtà virtuale «Carne y Arena», coinvolgente racconto dell’immigrazione messicana al confine con gli Stati Uniti.
Altri articoli dell'autore
Il film a cui state per assistere presenta una risoluzione video estremamente bassa. Vi chiedo di dargli comunque una possibilità. Quella espressa da Alexandre Koberidze prima della proiezione di Dry Leaf (2025) è una premessa doverosa
Cronaca intima della guerra che per un anno e mezzo ha sconvolto il Libano, il film cattura la vita quotidiana delle vittime della furia bellica. Attraverso le voci di amici, parenti e vicini testimonia la perdita, la migrazione e i fragili sforzi per guarire, ricostruire e conservare la dignità nel dopo-distruzione.
Lila, giovane argentino-coreana, si destreggia fra le contraddizioni della sua identità, cercando il proprio posto nel mondo. Il padre Antonio arriva in America Latina 18 anni prima e decide di scommettere tutto sul sogno di un giovane immigrato. Un’epopea familiare che prova a tornare al passato per reinventare il presente
Tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco, il film del 2024 racconta di un’isola che è un rifugio, ma anche una gabbia