Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Jacobello del Fiore, «Scene della vita di Santa Lucia. Lucia riceve l’Eucarestia» (particolare), 1410 circa, tempera e oro su tavola, cm 90x60, Fermo, Pinacoteca Civica, Palazzo dei Priori

Image

Jacobello del Fiore, «Scene della vita di Santa Lucia. Lucia riceve l’Eucarestia» (particolare), 1410 circa, tempera e oro su tavola, cm 90x60, Fermo, Pinacoteca Civica, Palazzo dei Priori

Fragilità e ricchezza del Patrimonio marchigiano

Opere restaurate dai luoghi del sisma del 2016 nel complesso di San Salvatore in Lauro

Image

Redazione GDA

Leggi i suoi articoli

Roma. Presso il Pio Sodalizio dei Piceni nel Complesso di San Salvatore in Lauro fino a dicembre si potranno ammirare gratuitamente trentasei opere provenienti dai territori marchigiani duramente colpiti dal terremoto del 2016. Dopo una prima tappa al Forte Malatesta di Ascoli Piceno, la mostra «Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sisma», a cura del direttore dei Musei Civici di Ascoli Piceno Stefano Papetti e del funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Marche Pierluigi Moriconi, è approdata nel cuore marchigiano della capitale, sede della storica Fondazione dei Piceni dal 1600. È prevista anche una terza tappa nel Palazzo del Duca di Senigallia da gennaio a marzo 2021.

Le opere esposte sono state scelte fra quelle custodite negli otto depositi allestiti dal Mibact dopo il sisma nella zona del cratere tellurico e restaurate da restauratori marchigiani e dalla Scuola di restauro dell’Università degli Studi di Urbino grazie al generoso finanziamento dello stesso Pio Sodalizio dei Piceni e dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci Marche).

Il progetto si è svolto in collaborazione con la Regione Marche e con l’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e dello Spin-off A.R.T.&Co srl dell’Università degli Studi di Camerino (per la parte diagnostica).

Si tratta di tele, tavole e sculture lignee policrome databili fra il ‘400 e il ‘700 e appartenenti a 17 istituzioni museali ecclesiastiche e pubbliche delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, recuperate dai vigili del fuoco e dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale insieme a circa 14mila pezzi (fra cui dipinti su tavola e su tela, sculture e crocifissi lignei, arredi liturgici, dipinti a fresco ecc.) salvati da chiese, pinacoteche, musei e palazzi.

Quella sul Rinascimento marchigianoè decisamente una mostra coraggiosa perché le opere non sono solo sommi capolavori noti al grande pubblico, ma anche oggetti fortemente legati alla religiosità popolare marchigiana, quali i crocifissi lignei e le Vesperbilderdi ambito tedesco, opere commoventi e terribilmente fragili un tempo custodite nelle chiese e nei santuari più remoti, che oggi sono purtroppo ridotti a cumuli di macerie e non più ricostruibili.

Tra le opere di rilievo spiccano la magnifica tavola con la «Madonna adorante, il Bambino e angeli musicanti» di Vittore Crivelli, conservata nella Pinacoteca di Sarnano, le sei tavolette dipinte a tempera con Scene della vita di Santa Lucia di Jacobello del Fiore provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo (alle quali si aggiungeranno altre due tavolette attualmente in restauro che si potranno finalmente ammirare nella tappa di Senigallia) e altre opere di pittori importanti come Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Bernardino Cesari (fratello minore del Cavalier d’Arpino), Giovanni Baglione, Giovanni Serodine e Ludovico Cardi detto il Cigoli.

In un sapiente e felice connubio, i curatori hanno accostato alcuni fra i manufatti più significativi delle terre marchigiane ferite, opere di grande rilievo storico-artistico, a oggetti di culto, umili strumenti di devozione popolare che testimoniano con fierezza la straordinaria ricchezza della cultura adriatica.

Una volta terminata la mostra itinerante, i numerosi manufatti che non potranno essere riconsegnati alla devozione locale saranno conservati come orfani senza dimora nei depositi del Ministero visitabili dal pubblico. Nonostante il plauso per la certosina azione di recupero e valorizzazione di pregiati manufatti danneggiati, rimane l’amara constatazione che molti di essi, purtroppo strappati dal loro contesto sociale, perderanno per sempre la loro intrinseca connotazione religiosa e, pertanto, la loro identità culturale.

Redazione GDA, 12 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno

Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»

Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino

Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale

Fragilità e ricchezza del Patrimonio marchigiano | Redazione GDA

Fragilità e ricchezza del Patrimonio marchigiano | Redazione GDA