Giovanna Pittalis
Leggi i suoi articoliUna famiglia di artisti, i fratelli Pino, Federico, Melkiorre e la sorella Olimpia Melis insieme a Cagliari in una grande mostra retrospettiva visitabile al Palazzo di Città fino al 28 gennaio 2024, intitolata «I fratelli Melis. Una famiglia d’arte nell’isola dei colori», a cura di Giorgio Pellegrini. Si tratta certamente di alcuni degli artisti più amati e ammirati del panorama isolano, attivi in vari ambiti, dalla ceramica alla pittura, illustrazione, grafica, filet tipico di Bosa, legati all’iconografia e tradizione isolana ma, al tempo stesso, anticipatori dei linguaggi della modernità.
Inaugurata il 21 ottobre scorso, la mostra è un percorso biografico dei fratelli Melis e raccoglie numerose opere tra cui alcune inedite e vari pezzi unici, provenienti da collezioni sia pubbliche sia private. La Galleria Comunale d’Arte (con un’ampia raccolta di opere d’arte del Novecento da Boccioni a Depero, a Morandi, solo per citarne alcuni) con il Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu (con preziosi reperti e oggetti d’arte orientali, la collezione raccoglie opere provenienti dal Siam, attuale Thailandia, dalla Cina, dal Giappone, dall’India, dal Laos e dalla Birmania, sculture, argenti, porcellane, armi, manoscritti, tempere e molto altro ancora, risalenti al XIV-XIX secolo, collezionati a inizio Novecento dal cagliaritano Stefano Cardu) e il Palazzo di Città costituiscono i Musei Civici di Cagliari, una rete volta anche a mettere in evidenza il rapporto tra l’isola e l’oltremare, ma ricca soprattutto di tesori sardi, dalla collezione Ugo Ugo di arte contemporanea, alla collezione di artisti sardi da Francesco Ciusa a Felice Melis Marini e Giuseppe Biasi, alla collezione Valle.
La relazione tra l’isola e l’oltremare è messa in luce anche nella retrospettiva dedicata ai fratelli Melis prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, che si apre nel sottopiano del museo con un focus dal forte impatto iconografico capace di restituire, in modo chiaro e sintetico, la situazione in Italia e all’estero ai tempi delle guerre, con l’accenno al periodo coloniale italiano in Africa e un excursus sugli aspetti storici, militari, artistici ed etnografici. Dopo questa prima panoramica generale la mostra si concentra sull’attività di Melkiorre Melis, che in Libia trascorse il periodo compreso tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Un collegamento concettuale con l’Africa italiana che giunge e si riflette in Sardegna attraverso un’influenza che finisce per modellare un nuovo modo di fare e percepire l’arte.
I fratelli Melis per capacità, buon gusto e costanza danno il via a nuovi stimoli artistici, divenendo pionieri nei linguaggi prima della ceramica, poi dell’illustrazione e delle altre discipline. La mostra vuole dunque omaggiare questi artisti e fratelli facendoli conoscere alle nuove generazioni e non solo, mettendoli insieme attraverso opere iconiche, classiche, insolite o inedite, contribuendo a enfatizzarne la grandiosità. «Ricordare i fratelli Melis significa sicuramente esplorare delle personalità eclettiche che si sono impegnate in una molteplicità di ambiti ancora da riscoprire, dice l’assessora comunale alla Cultura e allo Spettacolo, Maria Dolores Picciau. Questa mostra ci consente di ridiscendere lungo le vie della storia per ritrovare i segni di una memoria perduta e rendere omaggio a una pagina dell’arte in Sardegna, che attraverso suggestioni del lungo periodo ci comunica ancora oggi un racconto profondamente radicato nelle nostre radici». L’area dell’esposizione dedicata a Melkiorre Melis si collega con quella dedicata al fratello Federico, dove la staticità e fermezza delle opere del primo si scontrano e abbracciano con la morbidezza geometrica del secondo, fornendo un risultato piacevole agli occhi del visitatore.
Seguono i filet introvabili di Olimpia Melis. Rimasta nell’ombra sino a qualche decennio fa, è sicuramente la meno conosciuta dalla famiglia, ma non per questo di minore importanza. I suoi ricami sono frutto di un lavoro intenso, ancora oggi ricordato dai bosani. Conclude il percorso Pino Melis, tra colori decisi, al contempo delicati, illustrazioni di principesse, Madonne e imperdibili opere su carta perlopiù sconosciute. «In un momento storico delicato, in cui questo nostro prezioso patrimonio è in bilico tra la crescente domanda del turismo di massa e il pericolo di sparire, l’esempio dei fratelli Melis si impone come modello capace di vertebrare il futuro della nostra economia e della nostra immagine nella scena globale», conclude Giorgio Pellegrini.
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