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Gaza, i 39 morti del caffè degli artisti al-Baqa uccisi da una bomba israeliana MK-82

L’ordigno di produzione statunitense da 230 Kg, progettato per usi militari, ha raso al suolo il locale frequentato da artisti e giornalisti. Tra le vittime due figure centrali della scena culturale palestinese: l’artista visiva  Amna Al-Salmi e il fotografo e regista Ismail Abu Hatab

Jenny Dogliani

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Il 30 giugno un attacco aereo israeliano ha raso al suolo il caffè al-Baqa, sul lungomare di Gaza, provocando un enorme cratere e causando la morte di 39 persone. Tra le vittime anche due figure centrali della scena culturale palestinese: la 36enne artista visiva Amna Al-Salmi e il 32enne fotografo e regista Ismail Abu Hatab. Il locale, punto di ritrovo abituale per artisti, giornalisti e giovani professionisti, era considerato uno dei pochi spazi sociali rimasti per la comunità creativa locale.
Al-Salmi era una presenza consolidata nell’arte contemporanea a Gaza. Laureata in fotografia d’arte presso l’Università Al-Aqsa, lavorava con pittura, scultura, murales e arte digitale. Durante la guerra aveva continuato a produrre opere e a impegnarsi in progetti educativi e di mutuo soccorso, collaborando con il Tamer Institute for Community Education e con l’iniziativa Reviving Gaza. «Amava tutto ciò che è bello e desiderava vivere per creare bellezza», ha dichiarato il fratello Rafiq Al-Salmi, artista anche lui, raggiunto da The Art Newspaper in Belgio. «Sognava di lasciare un segno nel mondo dell’arte».
Abu Hatab, fotogiornalista e documentarista, era stato ferito gravemente in un precedente attacco mentre girava un film sulle condizioni dei civili. Nonostante le difficoltà di mobilità e l’accesso limitato alle cure, aveva continuato a lavorare e a esporre: nel 2025 alcune sue fotografie sono state presentate nelle mostre HOME | الب, a Chicago, e Gaza: Against Erasure, in California. Aveva inoltre partecipato al Festival internazionale di fotografia per i diritti umani di Barcellona (2024–25) ed era cofondatore di ByPa, una piattaforma online dedicata alla diffusione della creatività palestinese.

 

Secondo un’inchiesta del Guardian, l’attacco sarebbe stato condotto con una bomba MK-82 di fabbricazione statunitense, un ordigno da 230 chili progettato per colpire bersagli militari, ma che ha effetti devastanti e indiscriminati in contesti urbani. Il cratere lasciato dall’esplosione e i frammenti ritrovati tra le rovine confermerebbero l’uso di quest’arma. Diversi esperti di diritto internazionale, interpellati dal quotidiano britannico, ritengono che l’utilizzo di simili munizioni in un’area affollata possa configurare un crimine di guerra. Tra i morti anche bambini che partecipavano a una festa di compleanno.
Il bombardamento ha colpito un’area affollata senza preavviso: al momento dell’attacco molte persone cercavano refrigerio dal caldo in uno dei pochi luoghi ancora accessibili in città. Il Ministero della Salute di Hamas ha comunicato che in quella sola giornata sono arrivati negli ospedali almeno 116 corpi e 463 feriti.
Nel frattempo, sul piano diplomatico, si moltiplicano le pressioni per una tregua. Dopo un nuovo appello di Donald Trump ad Hamas affinché accetti una proposta di cessate il fuoco di 60 giorni, fonti israeliane riferiscono di un crescente dissenso interno tra i vertici militari: alcuni generali vorrebbero chiudere le operazioni, temendo una guerra di logoramento.

Jenny Dogliani, 04 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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