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Redazione
Leggi i suoi articoliIl nuovo assessore alla Cultura del Comune di Genova è lo storico dell’arte Giacomo Montanari. Genovese, classe 1984, Montanari è emerso in un folto gruppo di candidati, tra cui l’ex segretario cittadino del Pd Simone Farello, Marco Montoli, Massimiliano Morettini e Marco Ansaldo. Si era parlato anche di Laura Sicignano e Serena Bertolucci, ma poi l’ha spuntata questo giovane storico dell’arte e divulgatore, esperto di storia dell’arte ligure, inventore e direttore scientifico dei Rolli Days, evento che apre le porte dei palazzi storici di Genova e in ogni edizione registra sempre il tutto esaurito.
Diplomatosi al Liceo Classico Colombo di Genova, dopo la laurea in Lettere Classiche consegue il titolo magistrale in Storia dell’Arte e Valorizzazione del Patrimonio Artistico nel 2010 presso l’Università di Genova. Nello stesso anno inizia il corso di dottorato in Storia e Conservazione dei Beni Culturali artistici e architettonici nella medesima Università. Da aprile 2018 è titolare di Abilitazione scientifica nazionale al ruolo di professore universitario di seconda fascia in Storia dell’arte e da novembre 2020 è ricercatore in Storia dell’Arte presso l’Università di Genova, Dipartimento Diraas-Scuola di Scienze Umanistiche.
Montanari era già coordinatore del Tavolo della Cultura del Comune di Genova sotto la giunta Bucci. Ora entra in giunta con l’obiettivo di promuovere una stagione di valorizzazione culturale e scientifica di tutte le forme di cultura. La sua nomina richiama attenzione, soprattutto per il profilo di divulgatore nato e cresciuto a Genova, noto per l’impegno sul patrimonio artistico ligure e la capacità di dialogare con un pubblico vasto.
«Essere all’altezza, da storico dell’arte, di svolgere un ruolo così decisivo per la città temo che non sia facile e posso solo garantire, se la parola vale qualcosa, che farò del mio meglio per essere pronto a mettermi al servizio della città, ha scritto Montanari nel suo profilo Facebook. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che la realtà non la cambi con le marce trionfali o la fanfara: sono i piccoli gesti quotidiani, la cura, lo sguardo attento alle piccole cose, alle realtà che forse, nel grande calderone della nostra società iperconnessa, sembrano insignificanti. Ho sempre studiato e continuerò a farlo, perché studiare è un atto di enorme e continua umiltà nel riconoscere di non sapere abbastanza per definire con attenzione ciò che ci sta attorno. […] Il tutto […] con uno sguardo diritto e onesto a chi questa città la dovrà cambiare nel futuro: i giovani. Non solo come “fruitori” della cultura, ma come costruttori di cultura, attraverso la loro professionalità, la loro visione, le loro esperienze».
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