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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliUn esploratore. Così Ettore Napione definisce Gian Lorenzo Mellini nella prefazione alla riedizione del suo Scultori veronesi del Trecento con un apparato fotografico rinnovato rispetto all’edizione originale del 1971. Un volume che rappresentò una pietra miliare nella storia dell’arte veronese e che uscì con «l’energia di un libro militante», scrive ancora Napione. Allievo di Ragghianti, Mellini ebbe «un ruolo indiscutibile e, sotto certi aspetti, fondamentale, per la valorizzazione di Verona nel periodo aureo della signoria degli Scaligeri».
Un tributo dovuto e meritato dunque allo studioso, dallo «spirito pugnace» che segnò anche la docenza all’Università di Torino, fino alla prematura scomparsa. Anche se le sue tesi sono oggi in parte superate, il volume rimane una lettura di riferimento. «Mellini aveva compreso la forza e l’originalità degli scultori impegnati a Verona nel XIV secolo rispetto al panorama italiano. L’autore aveva anche sottolineato l’importanza della signoria degli Scaligeri, la cui arte di corte era il perno di una vitalità artistica in grado di confrontarsi e competere sullo scenario europeo, pur distinguendosi per autenticità e qualità».
In discussione è tuttavia oggi, anche grazie agli studi dello stesso Napione, l’impianto storiografico costruito attorno all’identificazione del cosiddetto Maestro di Sant’Anastasia con il magister lapidum Rigino di Enrico, «possibile, ma ancora oggi arbitraria», commenta Napione, così come discutibile appare oggi quella del figlio Giovanni con il cosiddetto Maestro dell’Arca di Mastino II «promosso a inventore e artefice dei due sepolcri sormontati da una statua equestre (ovvero di due dei monumenti principali dell’arte gotica europea)».
Mellini viene dunque omaggiato con questa riedizione come temerario sostenitore di una lettura in cui la bottega familiare di Rigino e del figlio Giovanni incarnava la «corrispondenza in chiave scaligera (pur slittata in avanti di almeno due decenni) con quanto aveva rappresentato in Toscana la bottega di Nicola e Giovanni Pisano».
Scultori veronesi del Trecento,
di Gian Lorenzo Mellini, prefazione di Ettore Napione, fotografie di Basilio e Matteo Rodella, 230 pp., 141 ill. b/n, Cierre, Verona 2022, € 65


Un particolare della «statua equestre di Cangrande I della Scala» di Giovanni di Rigino, Castelvecchio, Verona. Foto Matteo Rodella
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