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Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliArchitetto e designer di fama internazionale, promotore della produzione seriale di qualità e, al contempo, attento osservatore ed estimatore della tradizione artigianale italiana, Gio Ponti è stato oggetto di numerose mostre, in Italia e all’estero, ma «Gio Ponti, inventore del Made in Italy», nel Mic-Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza dal 17 marzo al 13 ottobre, intende sottolineare soprattutto il suo ruolo fondamentale nella creazione del Made in Italy, un vero e proprio deus ex machina del design italiano.
La mostra, a cura di Stefania Cretella, espone in 14 sezioni oltre 200 opere, tra ceramiche, vetri, arredi e disegni, attraverso le quali viene analizzato, dal 1922 al 1978, il lavoro di Gio Ponti in relazione alla sua visione dell’abitare e di un nuovo vivere moderno, promulgato con una febbrile attività in tutti i settori: dall’editoria, con le riviste «Domus» e «Stile», alle mostre, prima fra tutte l’itinerante «Italy at Work. Her Renaissance in Design Today» tenutasi negli Stati Uniti tra il 1950 e il 1953, dalla ceramica al vetro, dai metalli alle stoffe, ai mobili, all’illuminazione, alla progettazione di edifici pubblici e privati, per non dimenticare l’ideazione del Compasso d’Oro, premio istituito nel 1954 da La Rinascente e dedicato alla migliore produzione del design.
«Oltre alla fondamentale collaborazione di Ponti con la Richard-Ginori, spiega Cretella, abbiamo voluto evidenziare l’importanza del suo rapporto con Faenza, sia con la città sia con artisti con i quali collabora a lungo, come Pietro Melandri, stimato maestro ceramista, e la famiglia Dal Monte, specializzata in cartapesta, rapporto che ha stimolato in Ponti l’utilizzo di questo materiale povero ma malleabile nella realizzazione di cornici, busti e teste». Molti, infatti, i sodalizzi di Ponti con artisti e designer che hanno contribuito alla nascita e divulgazione del made in Italy: da Piero Fornasetti ad Antonia Campi e Guido Gambone, per non parlare di aziende come le Ceramiche Pozzi, Gabbianelli, Venini, FontanaArte e Sabattini.
«Molto importante, sottolinea Cretella, è anche l’influenza che Ponti ha esercitato sui ceramisti contemporanei e, infatti, la mostra si conclude con una sezione dedicata all’eredità di Ponti e a quanto essa abbia influito su autori quali Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, per giungere ai contemporanei POL Polloniato, Diego Cibelli, Bertozzi&Casoni e Andrea Salvatori».
Le opere selezionate provengono da importanti collezioni sia museali sia private e, accanto a pezzi storicizzati, non mancano esemplari poco, se non, mai visti. Il catalogo a corredo dell’esposizione si avvale del supporto dell’Archivio Ponti e dei contributi critici della curatrice e di Claudia Casali, Elena Dellapiana, Matteo Fochessati, Fulvio Irace, Salvatore Licitra, Fiorella Mattio, Oliva Rucellai e Valerio Terraroli.
Documenta il variegato percorso il film «Amare Gio Ponti», per la regia di Francesca Molteni, prodotto da Muse Factory of Projects in collaborazione con Gio Ponti Archives e promosso da Molteni&C. La mostra, infine, si avvale della fondamentale partnership della Fondazione Museo Archivio Richard-Ginori della Manifattura di Doccia di Sesto Fiorentino.
Leggi anche:
Le straordinarie creazioni in ceramica di Gio Ponti
Il prolifico rapporto di Gio Ponti con la ceramica

Coppa «Nautica» (1925-27), di Gio Ponti. Società Ceramica Richard-Ginori. Museo Ginori, Sesto Fiorentino
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