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Fu solo grazie alla famiglia Frescobaldi se nel 1444 si poté avviare la costruzione della Basilica di Santo Spirito, in Oltrarno a Firenze: l’ultimo progetto di Brunelleschi. Ma, oltre a lui, anche Donatello e Michelozzo nel XV secolo lavorarono per questa potente famiglia dalla storia oggi quasi millenaria. Non stupisce perciò che Tiziana Frescobaldi abbia voluto rilanciare quella tradizione dando vita nel 2013, con la cura di Ludovico Pratesi, al progetto Artisti per Frescobaldi, un appuntamento biennale che ha preso forma sullo sfondo della tenuta CastelGiocondo, a Montalcino (Siena).
Da allora si sono susseguite cinque edizioni che riunivano, ognuna, tre artisti chiamati a realizzare opere ispirate al contesto ineguagliabile in cui sorge il castello e alla cultura del vino del territorio ma dopo la pausa del Covid il modello è stato modificato, per puntare su committenze dirette a due artisti cui si chiede di realizzare opere rigorosamente site-specific: per la sesta edizione, due anni fa, sono stati invitati i toscani Daniela De Lorenzo e Massimo Bartolini, ora invece, per la settima, realizzata grazie anche all’accordo con il Mao-Museo di Arte Orientale di Torino, sono state coinvolte Giulia Cenci (Cortona, 1988), toscana dunque, ma anche una delle artiste più internazionali della sua generazione (reduce da un intervento sulla High Line di New York, e dall’imponente installazione «dead dance» per la Biennale di Venezia 2022) e la nota artista coreana Sunmin Park: figure diverse per formazione, cultura e generazione ma entrambe fortemente sensibili alla relazione con l’ambiente.
Le artiste hanno trascorso un periodo nella tenuta di CastelGiocondo e hanno concepito le opere che saranno presentate dalla fine di ottobre e che, come i lavori di chi le ha precedute, entreranno a far parte della collezione d’arte permanente «Artisti per Frescobaldi». Cui si aggiungeranno le «etichette d’artista» da loro ideate per alcune bottiglie di «CastelGiocondo Brunello di Montalcino».
A «Il Giornale dell’Arte» Giulia Cenci ha anticipato di stare «già lavorando a una scultura per esterno nata in stretta relazione con la tenuta di CastelGiocondo, in cui vedo una stretta relazione con il luogo da cui provengo poiché, spiega, il mio studio è immerso nel verde e circondato da vigne. Sono affascinata dal modo in cui la natura viene piegata dall’uomo per produrre ciò che gli serve. Il lavoro partirà dalla forma della vite, che utilizzo già da qualche tempo, e sarà un “essere” che si metamorfizza, diventa qualcosa di diverso. Come amo fare, ci sarà anche una parte di macchinario agricolo. Troverà posto nel giardino, un luogo di svago e di riposo rispetto alle aree produttive, ma richiamerà comunque l’azione, che mi affascina, del “crescere qualcosa”».
Diverso l’approccio di Sunmin Park, che, nata in una città caotica come Seul, a CastelGiocondo è stata sedotta da una tranquillità che, ci dice, «ha rallentato i miei movimenti e persino il mio battito cardiaco. Qui ho riflettuto, oltre che sulla storia e sul background culturale della famiglia Frescobaldi, sul percorso complesso che c’è dietro un bicchiere di vino e ho pensato di seguire quel viaggio intricato, dalla coltivazione alla lavorazione, alla commercializzazione, partendo da ciò da cui tutto ha inizio: un minuscolo seme d’uva. Dal microcosmo al macrocosmo».

Il castello della tenuta di CastelGiocondo a Montalcino (Siena)
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