La sede di Palm Beach di Acquavella Galleries ospita, fino al 13 aprile, «Postwar Abstraction: Movement and Form», una mostra collettiva che indaga l’importanza dell’arte astratta della seconda metà del XX secolo attraverso opere di Carl Andre, John Chamberlain, Willem de Kooning, Richard Diebenkorn, Ellsworth Kelly, Kenneth Noland, Jackson Pollock, Jean-Paul Riopelle e David Smith. Gli artisti in mostra fecero varcare all’astrazione nuovi confini, dando vita a movimenti come l’Espressionismo astratto, il Color Field Painting e il Minimalismo.
La mostra dedica particolare attenzione alla scultura, con opere come «Parrot’s Circle» (1958), di David Smith. L’uso della saldatura e del taglio con cannello consentivano all’artista un genere di improvvisazione al di fuori delle forme tradizionali di scultura. L’approccio versatile dell’autore conferisce anche un carattere di collage al suo lavoro, abbattendo le rigide distinzioni tra scultura, pittura e disegno.
Influenzato da David Smith all’inizio della sua carriera, l’interesse di John Chamberlain per le interconnessioni tra pittura e scultura e per i materiali e le tecniche industriali portò a lavori innovativi in acciaio e alluminio saldato, a volte schiacciato, deformato e dipinto. Chamberlain aveva adottato i gesti pittorici dell’Espressionismo astratto (qui rappresentati nei piani di colore di «Vertical Composition» di Jackson Pollock, del 1953-55 ca, e «Berkeley #21» di Richard Diebenkorn, del 1954). Si può anche cogliere la grande varietà delle pratica artistica di Chamberlain, dalla piccola «Simplysplendid» (1986), resa in acciaio inossidabile nudo, alle forme massicce e ondulate di «Cupcakecutie» (2008) o al coloratissimo «Undercoversrendezvous» (1999).
«Baba Yagga» (1964) di Kenneth Noland è un classico esempio delle composizioni geometriche appiattite e fortemente ridotte che si ritrovano nei dipinti dell'artista della metà degli anni Sessanta; «Yellow Panel with Red Curve» (1989) di Ellsworth Kelly si spinge oltre, utilizzando le sue tele monocromatiche sagomate per determinare la composizione. Altrettanto innovativo nell’uso dei materiali «49 Pieces of Steel» (1967), di Carl Andre.