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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliDopo la teca della «Gioconda» al Musée du Louvre, le vetrine per i Gioielli della Corona alla Tower of London, l’esposizione del «Codice Atlantico» alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, gli allestimenti del Museo Egizio di Torino, del British Museum di Londra e del Metropolitan Museum of Art di New York, Goppion approda in Egitto.
Istituita nel 1952 a Milano come laboratorio artigianale specializzato nella lavorazione del vetro, l’azienda è nota a livello internazionale per la progettazione e realizzazione di vetrine espositive ad alte prestazioni per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale.
Per gli ultimi dieci anni Goppion ha collaborato con team egiziani e alcuni studi di progettazione museale, come Atelier Brückner, Cultural Innovations e Haley Sharpe Design, per creare le teche del Grand Egyptian Museum, che dal primo novembre espone la più grande collezione dell’Antico Egitto.
Tra gli oggetti di rilievo, le vetrine dell’azienda meneghina proteggeranno i tesori della vita di Tutankhamon (come il ventaglio cerimoniale di piume di struzzo) per mezzo di un’avanzata tecnologia ad atmosfera modificata, priva di ossigeno e studiata ad hoc.
«La forza dell’azienda risiede nella capacità di affrontare ogni progetto come un sistema complesso, in cui ogni dettaglio concorre a garantire non solo la sicurezza e la conservazione degli oggetti, ma anche la loro leggibilità, l’equilibrio spaziale e l’armonia all’interno del progetto architettonico», si legge in una nota di Goppion.
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