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L’architetto Guido Canali durante la Lectio Magistralis tenuta a Pisa il 31 ottobre 2025

Foto Elena Pardini

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L’architetto Guido Canali durante la Lectio Magistralis tenuta a Pisa il 31 ottobre 2025

Foto Elena Pardini

Guido Canali: «Bisogna cercare di rinunciare, di non accontentarsi della prima idea»

Il 90enne architetto, autore, tra i numerosissimi progetti, del recupero dell’ex Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena e del restauro della Pilotta a Parma, ha ricevuto il Premio alla Carriera nel corso della Biennale di Architettura di Pisa 2025 

Sergio Buttiglieri

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A Pisa, il 31 ottobre, nell’ambito della VI Biennale di Architettura (10 ottobre-16 novembre), intitolata «Nature», è stato conferito il Premio alla Carriera 2025 all’architetto Guido Canali. È stata anche inaugurata una mostra sui suoi lavori presso il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Guido Canali. Tradizione e innovazione nel progetto di architettura, fino al 16 novembre), sede in cui, fra l’altro, è in corso anche l’esposizione dei lavori di Renzo Piano e di Álvaro Siza.

Questa la motivazione del premio alla Carriera 2025 al neonovantenne (li ha compiuti il 24 ottobre) architetto di Sala Baganza: «Per la sua completa dedizione ad un ideale di bellezza e di integrazione dell’architettura nel paesaggio, nei contesti urbani e nell’ambito del recupero, resa con i suoi progetti e ottenuta con le sue realizzazioni dove tale integrazione si manifesta sempre con la cura del dettaglio, con le esigenze funzionali, con l’etica e la sapienza di una scuola antica proiettata nel futuro». 

Nel Padiglione Arsenali Repubblicani Canali ha tenuto una magnifica Lectio Magistralis in cui, con l’ausilio di tante diapositive, ha raccontato gran parte dei suoi lavori architettonici, fra cui le fabbriche giardino di Prada a Montevarchi, Montegranaro e Valvigna, la sede della Smeg a Guastalla e quella del Consorzio del Parmigiano Reggiano a Reggio Emilia, il recupero e allestimento dell’ex Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena e il restauro del Complesso della Pilotta a Parma, gli  allestimenti museali come nel Museo del Duomo a Palazzo Reale di Milano e il Museo delle Statue Stele Lunigianesi a Pontremoli.

Un lavoro, il suo, tutto basato sull’innovazione e la creatività. In Canali il confronto tra queste due istanze, tra queste due culture del progetto ,non si sono mai arenate sull’autopromozione del risultato, come giustamente ha ricordato da Massimo Del Seppia dell’associazione LP della Biennale di Pisa, che ha introdotto la serata, dopo i saluti istituzionali del sindaco Michele Conti e dell’assessore all’urbanistica Massimo Dringoli, e di Leonardo Germani, presidente dell’Ordine degli architetti di Pisa. 

Canali ha sempre messo in luce le peculiarità del costruito storico che caratterizzava il sito in cui lui operava: qui le preesistenze non sono state fortificate, compromesse, ignorate, ma riconosciute nella loro specificità e diversità e valorizzate.

Lo studioso Alberto Terminio, curatore del saggio su Guido Canali contenuto nel ponderoso Catalogo della Biennale di Architettura 2025, ha delineato un pregevole ritratto del premiato. Il titolo della Lectio Magistralis di Canali, non a caso, è «Tradizione ed innovazione nel progetto di Architettura». Due termini, tradizione e innovazione, molto ricorrenti e abusati nella letteratura critica e nel dibattito attuale. Tuttavia nell’opera di Canali il binomio è declinato in un modo del tutto originale. La tradizione che lui intercetta, nella quale si colloca, è, a mio avviso, la tradizione più aulica del Movimento Moderno, una definizione oggi problematica e che gli storici contemporanei tendono un po’ ad arginare. Canali conferma però con i suoi lavori che è esistito uno zoccolo duro del Movimento Moderno, quello dei maestri Mies van der Rohe, Le Corbusier, Gropius, che ha lasciato un’eredità duratura. La capacità di Canali, e questo lo si vede nelle sue opere, è di non aver mai imitato certi stilemi. Ma ha ereditato, e questo ha efficacemente agito in lui, la lezione di Ernesto Nathan Rogers (con cui si laurea); ha ereditato l’atteggiamento etico su cui quelle sperimentazioni eroiche erano fondate, come ha ricordato Massimo Pica Ciamarra, presidente del Comitato Scientifico della Biennale di Pisa, nel suo precedente intervento. 

Per Canali il Movimento Moderno non è una questione di linguaggio. Non è una questione di citazionismo. È una postura intellettuale. È un atteggiamento morale nei confronti del mestiere di architetto. Che non è l’architetto come intellettuale, ma è l’architetto che agisce nella società con un senso etico e con un senso morale. Penso sia questa la grande vera lezione di Canali, laureatosi al Politecnico di Milano nel 1962 e fra molti grandi maestri, come Gio Ponti, Anna Grassi e, come detto, Ernesto Nathan Rogers

Forse colui che ha lasciato una traccia indelebile nella biografia intellettuale di Canali è proprio Rogers. Perché negli anni in cui il suo allievo si forma, gli anni fondamentali che lasciano naturalmente un imprinting, Rogers eredita e rilancia la rivista «Casabella continuità», che nella rivisitazione eroica della «Casabella» fondata da Giuseppe Pagano ed Edoardo Persico, impronta il dibattito architettonico su un senso prima di tutto etico. Al di là degli schieramenti e delle posizioni ideologiche.

In questo senso credo che Guido Canali si sottragga a questa visione ideologica dell’architettura fatta di postulati teorici. E credo che la sua origine lo abbia aiutato a operare in un contesto sostanzialmente lontano dai principali poli del dibattito architettonico che dagli anni ’60 in avanti si è sviluppato secondo delle correnti, degli schieramenti, rispetto ai quali è difficile collocare la sua figura. Lui è un architetto razionale, ma non è un razionalista accademicamente inteso. Si sottrae all'Accademia del Razionalismo, ma resta un architetto razionale. E aver nuovamente riportato all’attenzione con il Premio alla Carriera 2025 l’opera di Canali significa non soltanto riabilitare un filone tra i più importanti dell’architettura italiana, ma, guardando alle opere in sé, guardando al costruito e non ai postulati teorici, vuol dire tornare a riflettere in maniera etica, morale, sul rapporto fondamentale tra Tradizione e Innovazione.  

All’inizio della sua lunga e piacevolissima lectio, Canali ha ricordato l’importanza del suo team, che ha reso possibile il suo lavoro. E l’importanza, decisiva dei suoi committenti. «È grazie a loro che si è resa possibile la realizzazione dei miei progetti, fra cui Patrizio Bertelli di Prada. Una collaborazione che dura da più di trent’anni. E non meno ringrazio Aldo Buttini e la famiglia Bertazzoni, per gli incarichi da loro ricevuti in campo industriale e residenziale.  

La mia filosofia progettuale è: dire il più col meno, concetto che ho naturalmente derivato da Mies van der Rohe. Bisogna cercare di rinunciare, non accontentarsi della prima idea. La prima idea di architettura difficilmente è decente o quanto meno deve essere poi aggiustata. Occorre un lavoro anche di squadra. Un lavoro attento, di grande pazienza che fa molte volte imbestialire le mogli perché non si torna mai a casa in tempo perché si è sempre in ritardo (e la moglie, seduta in prima fila ad ascoltarlo, sorride divertita, Ndr), perché si trascura la famiglia, ma che è un lavoro appunto di pazienza essenziale». 

Sergio Buttiglieri, 03 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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