Dal 23 gennaio, Tornabuoni Art ospita nella sua sede parigina una mostra dedicata ai dipinti di Valerio Adami. Lo spazio parigino della galleria presenta una selezione di tele che evidenziano alcuni dei temi più significativi della prolifica carriera dell’artista, che va dagli anni Sessanta ai primi anni Duemila. La mostra, che celebra il 90mo anniversario della nascita di Adami e il cinquantacinquennio dalla sua prima retrospettiva francese al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris nel 1970, si concentra sui motivi centrali dell’artista: gli omaggi agli artisti, gli interni, i viaggi e l’universo teatrale.
Nato a Bologna nel 1935, Adami inizia la sua carriera d’artista nello studio di Felice Carena. Le sue prime opere, influenzate dall’Espressionismo, portano le tracce dei suoi ricordi d’infanzia della fine della Seconda guerra mondiale. Un incontro decisivo con Oskar Kokoschka a Venezia amplia il suo orizzonte artistico, mentre l’educazione formale sotto la guida di Achille Funi all’Accademia di Brera di Milano perfeziona la sua tecnica. «Sguardo rivolto a» (1962) illustra questo periodo formativo, con una tavolozza di colori sobria e le qualità quasi astratte delle prime esplorazioni artistiche di Adami.
Queste prime influenze hanno gettato le basi per il linguaggio visivo distintivo che avrebbe definito la sua carriera, caratterizzato da una tavolozza di colori vivaci e precisi contorni neri. Le sue opere vibrano di tinte dinamiche, come i rosa e i viola brillanti di «Interno» (1967) e i blu e i verdi profondi di «Teatro» (1969). Anche se spesso associato alla Pop art, Adami ha sempre rifiutato questa etichetta. Lo disse in una conversazione con lo scrittore e giornalista cubano Carlos Franqui: «Ho sempre rifiutato con forza l’etichetta di “pop”».
I suoi colori sono incorniciati in forme che evocano la decostruzione del movimento e degli oggetti caratteristica del Cubismo e del Futurismo. Questo approccio è illustrato in «Fusione di una testa e di una finestra (omaggio a Boccioni)» (1966), un omaggio all’omonima scultura dell’artista futurista. Ispirandosi all’esplorazione di Boccioni sulla moltiplicazione spaziale, Adami raffigura una figura nuda frammentata, invitando lo spettatore a distinguere elementi come mani, bocca e orecchio. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta i contorni di Adami diventano sempre più decisi, come nel caso de «L’urlo (dedicato a E. Munch)» (1971). Qui reinterpreta il famoso quadro del pittore norvegese, decostruendone la composizione e trasformandone la risonanza emotiva con una tavolozza di rosa e blu pastello.
Oltre a rendere omaggio ai suoi contemporanei, l'opera di Adami esplora frequentemente paesaggi, in particolare «paesaggi interni» di camere d’albergo e bar. In «The Bar (La lutte des sexes) n. 2» (2007), per esempio, il titolo evocativo si riferisce alla «battaglia dei sessi», mentre la figura centrale sembra incarnare diverse persone.