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I sintomi nascosti e i mali guariti in Palazzo Ducale

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Il sisma che nello scorso maggio ha sconvolto l’Italia del Centro-Nord e?, per tutti, «il terremoto dell’Emilia-Romagna», perche? li? purtroppo e? stato piu? alto il prezzo di vite umane e di danni al tessuto produttivo e agli edifici storici. Si rischia pero? di dimenticare che anche Mantova e il Mantovano hanno subito danni brutali, specie al loro patrimonio artistico e architettonico, che grazie al gusto, alla cultura e all’ambizione dei Gonzaga, e? fra i piu? importanti d’Italia. Con la guida della neosoprintendente Bsae di Mantova, Brescia e Cremona Giovanna Paolozzi Strozzi, insediatasi con un vero battesimo del fuoco nei giorni stessi del terremoto («stavo ancora completando il corso obbligatorio per i neosoprintendenti quando ho dovuto prendere servizio in anticipo per affrontare l’emergenza»), ci inoltriamo in Palazzo Ducale, il grandioso complesso formato da piu? palazzi (tra i quali il Castello di San Giorgio) edificati in tempi diversi e raccordati nel secondo Cinquecento, per volere di Gugliemo II, da lunghi passaggi detti «corridoi». Il Palazzo Ducale infatti, piu? di Palazzo Te per il quale all’inizio si era molto temuto (cfr. n. 323, set. ’12, p. 56), e? risultato essere il «grande malato» della citta?. Tanto che si e? dovuta chiudere al pubblico la celeberrima e visitatissima Camera degli Sposi di Mantegna, con un grave danno anche per l’economia locale.
Entriamo nel Corridoio di Santa Barbara il cui soffitto ha ceduto in piu? punti. Lo si percorre percio? sotto una struttura di protezione (ma e? ovviamente chiuso al pubblico) e di qui, salendo per la rampa elicoidale, si entra nel Castello (dove e? la «Camera degli Sposi»), che ha molto sofferto, come prova subito un muro portante che, sottoposto dal sisma a una potente torsione, e? solcato da crepe impressionanti, sebbene gia? nel Cinquecento, come ci spiega la soprintendente, «sempre dopo un terremoto, il Castello fosse stato rinforzato con contrafforti». C’e? pero? una buona notizia: «I fondi del Ministero sono gia? arrivati, altri sono stati stanziati, consentendoci di iniziare a mettere in sicurezza questa zona del Castello. Contiamo di renderla fruibile entro il prossimo Natale: occorrera? infatti circa un anno per realizzare gli interventi di consolidamento strutturale. Piu? modesto per fortuna l’intervento sugli affreschi della Camera degli Sposi, dove si sono manifestate solo decoesioni fra l’intonaco e l’intonachino. C’e? stato un unico, piccolo distacco, tra l’altro in un intonaco di restauro: nulla dell'originale e? andato perduto e qui, a brevissimo, grazie ai fondi del terremoto, partira? il cantiere per questi soli interventi. Il restauro degli anni Novanta dell’Icr sulla pellicola pittorica e? infatti tuttora perfetto». I fondi del Mibac ammontano a circa 1,5 milioni di euro, sufficienti per il risanamento di queste aree danneggiate. «Naturalmente, continua, speriamo di attivare anche canali con i privati, che del resto sono gia? intervenuti in alcuni punti, non solo dando un forte segnale simbolico ma consentendoci di tenere aperta una parte importante del percorso di visita».
Danni seri ha subito anche la Corte Nuova, cinquecentesca, con i saloni affrescati da Giulio Romano e da Lorenzo Costa il Giovane, dove si sono riaperte antiche crepe. Salvi invece i busti classici, in gran parte di scavo, usualmente esposti su alti piedestalli nella Galleria della mostra progettata da Giulio Romano ma rinnovata da A.M. Viani. Dopo la prima grande scossa del 20 maggio la soprintendente li ha voluti infatti far appoggiare a terra, un’intuizione felice, perche? le scosse del 29 maggio, qui anche piu? violente della prima (e? stato allora che e? caduta la lanterna della cupola di Santa Barbara, sfondando due piani di un corridoio sottostante e sfiorando i nostri uffici), li avrebbero potuti sbriciolare. «Ora provvederemo ad aggrapparli alle basi. Inoltre ho in progetto di riunire la collezione di scultura antica di Vespasiano Gonzaga, che era famosa nel mondo e che e? ora dispersa nel palazzo e di allestirla nelle sale giuliesche della “Rustica”, finora vietate al pubblico, che intendo riaprire: la Fondazione Atlante, i Rotary di Mantova, del Mantovano e di Milano, Cariverona e altri ci hanno infatti permesso di restaurarne i soffitti. Senza dimenticare i marmi greci acquisiti alla fine del Seicento, dopo le razzie imperiali, da Carlo II di Gonzaga Nevers collocati in sale finora mai aperte al pubblico, una delle quali decorata con stucchi della seconda meta? del Cinquecento di tema marino».
E? invece aperto l’intero percorso nella Corte Vecchia, dove la Sala dello Zodiaco e? stata restaurata grazie alla societa? dell’Autostrada del Brennero e la Sala dei Papi grazie a Fon- dazione Bam; in quest’area si trovano la famosa Sala dei Fiumi, affacciata sul Giardino Pensile, e le Sale degli Arazzi (tessuti su disegno di Raffaello). A cio? si e? voluto aggiungere ora l’appartamento neoclassico, finora mai mostrato, che il vicere? Eugenio de Beauharnais si fece allestire in Palazzo Ducale.
L’intero progetto di consolidamento strutturale e? affidato alla Soprintendenza Bap di Brescia, Cremona e Mantova, affiancata dallo Iuav di Venezia. Raggiunto al telefono nella sede di Brescia, il soprintendente Andrea Alberti si dice «preoccupato, piu? che per certe crepe vistose, in parte dovute a cedimenti di fondazione e aggravate dal movimento orizzontale del sisma, per i “sintomi nascosti”. Il primo passo da fare con lo Iuav, dice, sara? la ricognizione dei 10mila metri quadrati delle coperture, di cui andranno verificate scrupolosamente tutte le capriate e le travi lignee».
Anche la caduta della lanterna della chiesa palatina di Santa Barbara (il cui tiburio sottostante era gia? stato provvidenzialmente cerchiato e che ha quindi retto), lo preoccupa relativamente: «Il vero problema, spiega, e? intendersi su che cosa significhi “mettere in sicurezza” edifici come questi, che non potranno mai essere “antisismici”: cio? che invece si puo?, e si deve fare, e? la ricognizione delle debolez- ze perche? e? evidente che i danni si sono verificati laddove preesistevano delle fragilita?. Del resto, come recita l’art. 29 del Codice, la conservazione si basa sullo studio, la prevenzione e la manutenzione. E solo in ultima istanza sul restauro».
Quanto al Mantovano, i danni piu? gravi, si sono verificati negli edifici ecclesiastici dei paesi al confine con l’Emilia: «zone in passato non floride, dove le chiese venivano spesso erette con materiali poveri. Ora sono tutte chiuse perche?, comprensibilmente, si e? data la precedenza alle residenze e alla attivita? produttive. Confido pero? che si troveranno al piu? presto i finanziamenti necessari per questo nostro patrimonio».

Ada Masoero, 31 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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