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Lo Zentrum Paul Klee a Berna

© Zentrum Paul Klee, Berna. Foto Dominique Uldry

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Lo Zentrum Paul Klee a Berna

© Zentrum Paul Klee, Berna. Foto Dominique Uldry

I vent’anni delle «onde» dello Zentrum Paul Klee

A Berna il centro progettato da Renzo Piano festeggia due decenni. La direttrice Nina  Zimmer ripercorre le tappe salienti di un’istituzione che è molto più di un museo

Christian Simenc

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In occasione del ventesimo anniversario dello Zentrum Paul Klee, il museo bernese intitolato all’artista tedesco-svizzero (1879-1940), progettato da Renzo Piano e inaugurato nel 2005, Nina Zimmer, che lo dirige dal 2016, ripercorre la genesi dell’istituzione e i suoi progetti.

Direttrice, qual è l’origine dello Zentrum Paul Klee-ZPK?
Dopo la morte di Paul Klee nel 1940, la moglie Lily affidò la gestione del lascito artistico a una commissione di volontari, allo scopo di anticipare la confisca di tutte le opere da parte degli Alleati. Questo portò, nel 1947, dopo la morte di Lily (scomparsa l’anno precedente), alla creazione della Fondazione Paul Klee da parte di importanti collezionisti bernesi dell’artista, che depositarono le opere nel Kunstmuseum cittadino. L’istituzione iniziò a lavorare sulla produzione di Klee e poi sul suo catalogo ragionato. Quando divenne chiaro che la sua opera aveva una portata che andava al di là dell’arte svizzera, ma anche dell’arte moderna in generale, fu subito evidente che una sola sala dedicata all’artista all’interno del museo non sarebbe stata sufficiente, tanto più per visitatori provenienti da tutto il mondo. 

Quando si è concretizzata l’idea di un luogo specificamente dedicato a Klee?
Tutto ha avuto un’accelerazione nel 1990, con la morte improvvisa di Felix Klee, il figlio di Paul. Alexander Klee, il figlio di Felix, annunciò allora che se fosse stato creato un museo gli eredi si rendeva disponibili a offrire alla città e al cantone di Berna gran parte della collezione della Fondazione. Nel 1997, la seconda moglie di Felix, Livia Klee-Meyer, donò 700 opere. L’anno successivo Alexander propose il deposito di 850 opere del nonno e di altri artisti. Inoltre, sempre nel 1998, due mecenati e collezionisti, Maurice Müller, chirurgo ortopedico di fama mondiale, e la moglie Martha, che erano venuti ad assistere a un concerto al Kunstmuseum di Berna, sentirono parlare del progetto e proposero una cospicua donazione, 30 milioni di franchi svizzeri, per consentire la creazione del museo. L’unica condizione era che fosse costruito entro il 2006.

Perché sulle alture di Berna?
All’epoca si pensò in un primo momento di costruirlo accanto al Kunstmuseum. In seguito la città e il cantone proposero un terreno nel quartiere di Schosshalde, dove si trova il cimitero in cui è sepolto Paul Klee. Alla fine, Maurice e Martha Müller misero a disposizione un terreno non lontano da questo cimitero, nel quartiere di Schöngrün.

Come è stato scelto l’architetto?
È stata una decisione degli stessi mecenati. Il professor Müller, come detto, era un chirurgo. Uno dei suoi pazienti era il pianista Maurizio Pollini, amico di Renzo Piano. Quando si è trattato di selezionare un architetto, la scelta è stata ovvia. Il desiderio di Piano era di realizzare un progetto diverso da quello della Fondation Beyeler di Basilea, inaugurata alcuni anni prima, anche perché il terreno era semirurale. A quanto pare, aveva già in mente questa forma a tre «onde», che compare in alcuni schizzi precedenti, ma non l’aveva mai concretizzata. Qui ha trovato la sua giusta espressione.

L’idea dei mecenati era di creare qualcosa di più di un museo...
Il professor Müller voleva un luogo che celebrasse Paul Klee  e il suo genio in tutta la sua grandezza, un centro che non fosse solo un museo, ma un luogo nel quale l’educazione all’arte e alla creatività fosse importante, per i bambini, certo, ma anche per gli adulti. L’idea era quella di ricreare l’atmosfera creativa tipica di Klee. Così sono emersi i diversi assi che lo ZPK sviluppa parallelamente all’attività museale.

Quali sono questi assi?
In primo luogo c’è la mediazione artistica, con il museo per bambini Creaviva. Poi la musica, che fa davvero parte del nostro Dna: ricordiamo che Paul Klee era un violinista di talento. Appassionata di musica, Martha Müller ha voluto integrare un auditorium. Questo permette inoltre di ospitare scrittori per letture, congressi e altri eventi, che contribuiscono al finanziamento dello ZPK. Anche l’agricoltura è un asse importante: sappiamo che la natura era un concetto fondamentale nel pensiero di Klee. Il prato intorno allo ZPK è sempre stato coltivato e questa produzione agricola è essenziale per l'immagine del centro. Ultimo punto, i progetti collaborativi, come il giardino comunale. Vogliamo che il centro esprima l’idea di comunità, che sia uno spazio pubblico aperto, stimolante e arricchente per il maggior numero di persone possibile, e che la sua offerta sia diversificata.

Renzo Piano come ha tradotto esteticamente questo programma?
Ha espresso l’essenza stessa del centro attraverso tre «onde»: la prima per l’amministrazione e la ricerca, la seconda per le sale espositive e la terza per le attività (eventi, concerti ecc.). Non si può comprendere l’istituzione senza questo importante concetto di luogo in cui si incontrano diversi ambiti. È un’idea tipica degli anni ’90, in linea con quella che ha prevalso nella creazione del Centre Pompidou di Parigi, che mescolava anch’esso diversi ambiti per esprimere una creatività in senso lato e non solo nelle belle arti. Penso che un luogo come il nostro ancora oggi sia unico in Svizzera.

Di che cosa è composta attualmente la collezione Paul Klee?
La collezione riunisce opere di epoche diverse: quelle degli esordi (i disegni dell’infanzia), della produzione tardiva e opere rappresentative di ogni periodo. Ospitiamo oltre 4mila pezzi, pari a circa il 40% della sua opera completa, molti dei quali sono disegni, dato che Paul Klee prediligeva la carta. Collage, disegni e acquerelli rappresentano quindi circa l’80% della collezione, mentre il restante 20% è costituito da dipinti.

Qual è il budget dello ZPK?
Il budget dello ZPK è di 10 milioni di franchi svizzeri (circa 10,5 milioni di euro): 5,5 milioni provengono dal Cantone di Berna e 4,5 milioni dalle attività del centro: biglietteria, ristorante, libreria, affitto dell’auditorium, mecenatismo, ecc.

Come bilanciate la programmazione tra lo spazio dedicato alle mostre temporanee e quello dedicato a Paul Klee?
L'obiettivo, nella grande sala al piano terra, è quello di mostrare altri artisti della modernità: come lo scultore e designer americano di origine giapponese Isamu Noguchi; artisti talvolta emarginati, come la pittrice espressionista tedesca Gabriele Münter e la dadaista tedesca Hannah Höch; o contemporanei di Klee all’epoca del Bauhaus, come l’architetto, pittore e designer svizzero Max Bill. Il livello -1, invece, è interamente dedicato a Klee.

Nel 2023, dopo una sessantina di mostre tematiche, avete optato per un cambiamento radicale con una mostra permanente intitolata «Kosmos Klee». Per quali motivi?
In vent’anni lo ZPK ha sperimentato diversi formati espositivi: la presentazione permanente, mostre tematiche dedicate agli amici del pittore, come «Klee e Kandinskij» (2015) e «Klee incontra Picasso» (2010), o circoscritte a un periodo specifico come «Klee durante la guerra» (2017-18). Come coinvolgere sia i bernesi, che hanno già visto gran parte delle opere, sia i turisti, che vogliono vedere quelle più famose? Abbiamo quindi optato per questa soluzione: da un lato, una mostra permanente, che in realtà cambia molto a causa della fragilità delle opere su carta, in cui esponiamo i pezzi più importanti; dall’altro, una piccola sala specializzata chiamata Fokus. Attualmente è possibile vedere «Klee musical», che mette in luce la musica, una delle sue principali fonti di ispirazione. L’insieme dell’allestimento permette di rispondere alle diverse aspettative del pubblico: chi viene dal Giappone o dal Cile per vedere i capolavori e chi apprezza una tematica specifica.

Lo ZPK compie 20 anni. Qual è il programma per questo anniversario?
Attualmente proponiamo una vasta mostra dal titolo «Le Corbusier. L’ordine delle cose», dedicata al creatore franco-svizzero che, partendo da un pensiero artistico, ha rivoluzionato l’architettura. Durante l’estate mostreremo l’eccentrica e affascinante opera della britannica Rose Wylie, una pittrice molto fresca e contemporanea, nonostante i suoi oltre 96 anni. Come Paul Klee, ha un’affinità con il disegno e un modo di integrare la quotidianità nel suo lavoro. Guardare le sue opere fa subito venire voglia di disegnare. Questo spirito contagioso della creazione era caro a Paul Klee. In autunno sarà celebrata l’artista tessile Anni Albers, una grande signora dell’arte moderna che fu allieva di Klee al Bauhaus.

Prevedete festeggiamenti?
Il grande weekend dell’anniversario sarà quello del 21 e 22 giugno 2025. L’ingresso sarà gratuito e i visitatori potranno assistere a concerti o proiezioni di film e persino degustare i prodotti del nostro campo, che copre in particolare i magazzini e l’auditorium. Il raccolto di orzo del 2024 ha permesso di produrre la birra che sarà servita durante quel weekend.

Le mostre in programma:

«Le Corbusier. L’ordine delle cose», 8 febbraio-22 giugno 2025;

«Klee musicale», 20 febbraio-1° giugno 2025;

«Rose Wylie. Flick and Float», 19 luglio-5 ottobre 2025;

«Anni Albers. Constructing Textiles», 7 novembre 2025-22 febbraio 2026

Zentrum Paul Klee, Monument im Fruchtland 3, 3006 Berna, Svizzera, 

Nina Zimmer, direttrice dello Zentrum Paul Klee. © Kunstmuseum Bern-Zentrum Paul Klee. Foto Christine Strub

Christian Simenc, 17 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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