Image

Il «San Giovanni Battista» (1438) di Donatello al centro del polittico della Cappella di San Giovanni Battista della Basilica dei Frari, Venezia

Image

Il «San Giovanni Battista» (1438) di Donatello al centro del polittico della Cappella di San Giovanni Battista della Basilica dei Frari, Venezia

Il 2022 è stato l’anno della scultura

L’umanità del san Giovanni Battista difficilmente visibile di Donatello, assente sia nella grande esposizione fiorentina sia in quella organizzata alla Ca’ d’Oro sulla scultura rinascimentale in laguna

Image

Maichol Clemente

Leggi i suoi articoli

Si è omaggiato Donatello. Stiamo celebrando Canova. Nel mezzo c'è stata anche una mostra dedicata alla scultura veneziana del Rinascimento. Insomma: il 2022 verrebbe più che naturale etichettarlo come l’anno della Scultura. Mai si erano viste tutte insieme iniziative dedicate a quest’arte e a secoli e contesti così differenti. La speranza è che tali eventi portino a una maggiore conoscenza di questi manufatti e dell’importanza della loro conservazione materiale anche per le generazioni future. Oltre alle esposizioni, questo scopo lo perseguono anche i libri, i restauri, le presentazioni e i convegni. Alla fine, essenziale è che al centro della ribalta ci siano sempre e comunque le opere: la disaffezione e il silenzio provocano più effetti negativi di quel che si possa credere.

A tal proposito, vorrei spezzare una lancia a favore di un’opera che per ragioni senza dubbio valide non si è vista né all’irripetibile esposizione dedicata a Donatello a Firenze, né tantomeno in quella organizzata alla Ca’ d’Oro sulla scultura rinascimentale in laguna. Sto parlando del «San Giovanni Battista» della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari: una statua policroma intagliata nel legno la cui altezza si aggira intorno ai 140 cm.

Realizzata da Donatello nel 1438 (cinque anni prima del suo trasferimento a Padova), venne spedita a Venezia dalla Toscana su richiesta della comunità fiorentina di istanza in laguna, che la destinò a decorare un altare di quella chiesa intitolato al santo patrono della città d’origine. Oggetto di un primo e unico restauro nel lontano 1973, il «Battista» è una scultura difficilmente avvicinabile e la cui conoscenza (peraltro non sempre diretta) è confinata al ristretto gruppo degli specialisti.

Che occasione irripetibile sarebbe stata quella di farlo uscire dalla sua attuale collocazione (che beninteso non è quella originaria) e potersi confrontare vis-à-vis, anche per un solo mese, con questa «figura selvatica a colpo d’occhio, fragile e incerta nello stare, solenne e autorevole nel volto e nel gesto», come l’ha definita Francesco Caglioti nel catalogo edito da Marsilio della mostra di Palazzo Strozzi e del Museo Nazionale del Bargello.

Avremmo potuto capire molte cose sulla tecnica, sul restauro di cinquant’anni fa, sul livello raggiunto all’epoca e su eventuali, possibili interventi «rigenerativi». I visitatori avrebbero altresì potuto fissare i propri occhi su quel viso, lasciandosi commuovere dalla potente umanità che da esso promana. Dunque, da una parte, un invito a chi legge ad andare a Venezia, ai Frari, e contemplarlo anche da lontano. Dall’altra, invece, un invito a chi può a far sì che questa non rimanga lettera morta.

Il «San Giovanni Battista» (1438) di Donatello al centro del polittico della Cappella di San Giovanni Battista della Basilica dei Frari, Venezia

Maichol Clemente, 14 dicembre 2022 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

Tappa d’obbligo nel famoso Museo del Settecento veneziano, da poco riaperto al pubblico

Una mano e un piede penzolante ci fanno entrare in empatia con la Scultura

Quasi 4mila schede online dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia

La «Maddalena penitente» di Rues ispirata da un dipinto del maestro veneto conservato a Palazzo Pitti

Il 2022 è stato l’anno della scultura | Maichol Clemente

Il 2022 è stato l’anno della scultura | Maichol Clemente