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Un angolo del «parco all’italiana» all’interno del Parco Romantico della Fondazione Magnani Rocca

Foto: Fondazione Magnani-Rocca. © Foto: Kreativehouse

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Un angolo del «parco all’italiana» all’interno del Parco Romantico della Fondazione Magnani Rocca

Foto: Fondazione Magnani-Rocca. © Foto: Kreativehouse

Il Parco Romantico della Fondazione Magnani-Rocca è un palinsesto di tre secoli

Il celebre giardino storico della villa-museo emiliana è stato restaurato. Armonizza al suo interno tre diversi modelli di giardino: all’italiana, all’inglese e contemporaneo 

Gaspare Melchiorri

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A Mamiano di Traversetolo, nel comune di Traversetolo (Pr) la Fondazione Magnani-Rocca, che ospita una delle più importanti collezioni d’arte italiane, con opere di Monet, Renoir, Cézanne, Goya, Tiziano, Van Dyck, de Chirico e una raccolta di cinquanta Morandi, è circondata da un giardino storico, il Parco Romantico, che ora è stato restaurato.

Quello che rende il Parco Romantico unico nel panorama italiano è la stratificazione di tre secoli di arte del giardino in un solo luogo. Il parco armonizza tre diversi modelli di giardino (all’italiana, all’inglese e contemporaneo), creando un’estetica assolutamente originale. Il parco conserva l’eredità del generale Filippo Paulucci delle Roncole, che nel 1819 creò il primo giardino formale, trasformato poi dalla visione romantica di suo figlio Alessandro e della moglie Marianna Panciatichi tra il 1850 e il 1860, e completato da Luigi Magnani negli anni Sessanta del Novecento con un giardino all’italiana di ispirazione rinascimentale. Il nuovo Giardino Contemporaneo arricchisce poi ulteriormente questa sintesi, proiettandola nel futuro.

L’intervento è stato il più importante restauro paesaggistico dell’Emilia-Romagna, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). All’interno di 12 ettari di parco completamente ristrutturato, sono oltre 900 gli alberi appartenenti a 37 specie botaniche censite e curate, e sono 3 gli alberi monumentali iscritti nell’elenco degli Alberi Monumentali d’Italia: un cedro del Libano (Cedrus Libani), una sequoia (Sequoia sempervirens) e uno spettacolare platano (Platanus hybrida). Le nuove piante sono oltre 8mila, con più di 100 nuove specie introdotte.

Il giardino contemporaneo è un «unicum» in Emilia-Romagna: il primo esempio in regione di «New Perennial Movement», secondo i principi di Piet Oudolf, il designer dei giardini della High Line di New York. Un nuovo modo di pensare il giardino: più libero, più vicino alla natura, più attento al tempo. Le protagoniste sono le piante perenni, che tornano ogni anno, e le graminacee, con la loro leggerezza. Ottocento metri quadrati con oltre 6.500 piante disposte «a matrice» per fioriture da marzo a novembre, creando una moderna «collezione botanica».

Il restauro è stato condotto secondo i rigidi criteri filologici della Carta di Firenze per i giardini storici, ma ha saputo integrare innovazioni contemporanee coerenti con lo spirito della collezione Magnani, a dimostrazione che il rispetto della storia può convivere con la contemporaneità, seguendo l'esempio dello stesso Luigi Magnani che collezionava Goya accanto a Burri. Il progetto architettonico è firmato da Alberto Bordi, Sauro Rossi, Marco Zarotti, architetti associati. Il progetto paesaggistico e agronomico è di Elisa Marmiroli dello Studio Arbora. La consulenza storica è di Carlo Mambriani.

Gaspare Melchiorri, 09 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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