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La grotta nel Santuario di San Michele Arcangelo alle pendici del Gargano, uno dei poli della cristianità medievale

© Herzog & de Meuron

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La grotta nel Santuario di San Michele Arcangelo alle pendici del Gargano, uno dei poli della cristianità medievale

© Herzog & de Meuron

Il Santuario di San Michele Arcangelo, tra i più importanti siti sacri longobardi

Genius Loci • Entrato nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 2011, il complesso dedicato all’Arcangelo su Monte Sant’Angelo (Fg) divenne uno dei poli della cristianità medievale attorno all’anno 490 d.C.

Francesco Bandarin

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Alle pendici del Gargano, in provincia di Foggia, si trova un sito sacro tra i più importanti del mondo longobardo, il Santuario di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo. Fondato probabilmente in un luogo di culto arcaico, dedicato a divinità italiche e poi greche e romane, il santuario divenne uno dei poli della cristianità medievale attorno all’anno 490 d.C., quando secondo la tradizione avvennero ben tre apparizioni di Michele, l’arcangelo della religione ebraica, ma riconosciuto anche dal Cristianesimo e dall’Islam, che nell’Apocalisse è descritto come il capo delle milizie celesti che sconfiggono Lucifero, e che ha l’incarico di squillare la tromba che annuncerà il giudizio universale e l’avvento del regno dei cieli. Nella apparizione del 490, Michele (il quale assieme agli arcangeli Gabriele e Raffaele porta il titolo di «santo») ordinò di dedicare la grotta al culto cristiano e al suo nome

Un secolo dopo, con l’inizio della dominazione dei Longobardi in Italia (568-774), il sito assunse un’importanza ancora maggiore. La conversione dei Longobardi dall’Arianesimo al Cattolicesimo, avviata dalla regina Teodolinda nel 589, si centrò infatti principalmente sul culto dell’arcangelo Michele, che venne interpretato da questo popolo come affine alle divinità della tradizione germanica, e in particolare al dio della guerra Odino, guida delle anime nell’aldilà e protettore degli eroi e dei guerrieri. 

I Longobardi fecero del Santuario di Monte Sant’Angelo il principale centro di culto dell’arcangelo Michele, che divenne il santo patrono del Regno, realizzando importanti interventi per facilitare l’accesso alla grotta. Presto il luogo divenne uno dei più importanti della Cristianità, meta di migliaia di pellegrini che si recavano in Terra Santa lungo la Via Francigena. Da qui, il culto dell’arcangelo si diffuse in tutta Europa, con la realizzazione di importanti monasteri come quello della Sacra di San Michele in Val di Susa (To) e di Mont-Saint-Michel in Normandia. Nel tempo, si venne a creare anche la cosiddetta «linea sacra di San Michele», che si estende dal Monastero di Skellig Michael in Irlanda fino al Monte Carmelo di Haifa. Questa «linea sacra» è perfettamente allineata con il tramonto del sole nel giorno del solstizio d’estate, e sulla sua natura sono sorte molte leggende e credenze. 

Una porta di bronzo proveniente da Costantinopoli, formata da 24 pannelli con le storie degli arcangeli Michele e Gabriele

La statua di san Michele del 1507 in marmo bianco di Carrara, collocata sull’altare della grotta all’interno del santuario e da alcuni attribuita al Sansovino

Dopo la caduta del Regno longobardo nel 774 per mano di Carlo Magno, il sito rimase fino all’XI secolo nel sopravvissuto Ducato longobardo di Benevento, per passare sotto i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, che continuarono a promuovere il culto dell’arcangelo. Perfino san Francesco si recò in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo nel 1216. Nel corso dei secoli, molti sono stati gli interventi rivolti a permettere l’accesso dei pellegrini alla grotta, principalmente in epoca longobarda tra il VII e l’VIII secolo, e in seguito durante il dominio degli Angioini nel Mezzogiorno d’Italia dal XIII al XV secolo. 

Delle cripte di origine longobarda restano ancora evidenti tracce, come la galleria porticata con otto campate regolari, oggi utilizzata come luogo di esposizione delle sculture e dei materiali reperiti durante gli scavi archeologici. Le strutture che oggi danno accesso alla grotta sono invece di origine tardomedievale e consistono in un atrio superiore che dà accesso alla grande scalinata che discende all’atrio inferiore. Una magnifica porta di bronzo proveniente da Costantinopoli, formata da 24 pannelli con le storie degli arcangeli Michele e Gabriele, introduce alla navata angioina sulla quale si aprono gli ambienti del Coro e della Cappella delle reliquie. Nella grotta adiacente si trovano tre altari, quello della Madonna della Croce, di san Michele e del Crocefisso, che sono i punti focali del pellegrinaggio. Una bellissima statua di san Michele del 1507 in marmo bianco di Carrara, collocata sull’altare della grotta all’interno del santuario e da alcuni attribuita al Sansovino, rappresenta l’arcangelo Michele come un guerriero che calpesta Satana, raffigurato sotto forma di mostro. Molte altre architetture furono aggiunte anche in seguito, come la Cappella del Santissimo Sacramento, di epoca barocca. All’esterno del santuario, un’imponente torre angioina riprende le forme geometriche del Castel del Monte, realizzato nel 1240 da Federico II di Svevia sempre in Puglia. Vicino alla torre nel piazzale antistante l’ingresso, a metà Ottocento fu aggiunta una facciata a due archi in stile medievale

L’iscrizione di Monte Sant’Angelo, e di altri sei siti longobardi, nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 2011 ha certificato l’importanza storica e culturale di un luogo che ancora oggi è oggetto di venerazione e pellegrinaggio da parte di migliaia di fedeli, non diversamente dal vicino santuario dedicato a uno dei più famosi santi italiani a noi contemporaneo, padre Pio da Pietrelcina (1887-1968).  

Una veduta dell’atri superiore e della torre del Santuario di San Michele Arcangelo

Francesco Bandarin, 13 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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