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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl Trittico di Moulins (anche noto come «Trittico della Vergine in gloria»), capolavoro del fiammingo Jean Hey e della pittura francese del Cinquecento, è presentato al museo del Louvre dal 26 novembre (e fino al marzo 2026) nella sala 831 dell’ala Richelieu, poco lontano dalle sale delle collezioni permanenti dei dipinti francesi. Fu commissionato dal duca Pietro II di Borbone e dalla moglie Anna di Francia, sorella del re Carlo VIII, intorno al 1498. La sua presenza al Louvre è un evento raro. L’opera, monumento storico dal 1898, è conservata dal 1879 nella sagrestia della Cattedrale di Moulins e viene raramente spostata per motivi di sicurezza e di conservazione: lo fu, per l’ultima volta che si ricorda, quasi novant’anni fa, per l’Esposizione universale di Parigi del 1937, e poi di nuovo tre anni fa, nel novembre 2022, quando ha lasciato Moulins per essere sottoposta a restauri nei locali del Centre de recherche et de restauration des musées de France (C2RMF), che occupa un’ala del palazzo del Louvre.
Il Trittico è ora presentato insieme alle altre opere di Jean Hey conservate nelle collezioni nazionali: i cinque dipinti del Louvre, che possiede il nucleo più importante al mondo tra cui i ritratti di Susanna di Borbone bambina (1492 circa) e del delfino Carlo Orlando di Francia (1494 circa), il figlio di Carlo VIII e Anna di Bretagna morto a soli tre anni, un disegno, sempre del Louvre, con lo studio di un profilo di donna (1480-1500), e la splendida Madonna che allatta il bambino Gesù, nota come «Vierge Bacri» (verso 1495), acquisita nel 2013 dal Musée de Cluny, il museo del Medioevo di Parigi. La mostra riunisce poi anche dipinti, miniature e oggetti d’oreficeria provenienti dalle collezioni del Louvre. L’identità dell’autore del trittico è rimasta per secoli avvolta nel mistero. Solo negli anni 2000, la ricerca ha unanimemente identificato il Maestro di Moulins con Jean Hey (1455-dopo 1505), pittore fiammingo, formatosi probabilmente a Gand, presso la bottega di Hugo van der Goes. Trasferitosi in Francia intorno al 1480, Jean Hey divenne il ritrattista ufficiale della corte dei Borbone e fu attivo fino al 1505. Oggi è considerato una figura centrale della pittura europea nella transizione tra l’arte fiamminga tardogotica e la nuova sensibilità rinascimentale. Il restauro ha richiesto un anno di analisi scientifiche e due anni di lavori di consolidamento e pulitura. L’intervento, promosso dalla Direzione regionale degli affari culturali (la Drac Auvergne-Rhône-Alpes) con la consulenza di un comitato scientifico internazionale, è stato eseguito dai laboratori Arcanes di Cinzia Pasquali, per la pittura, e Tournillon, per il supporto ligneo. L’ultimo restauro risaliva al 1879. il Trittico è composto da tre tavole su quercia. Al centro dell’opera, la Vergine in gloria siede in trono con Gesù Bambino, circondata da angeli. Ai lati sono rappresentati i committenti. Il pannello di sinistra presenta il duca Pietro II e san Pietro. Quello di destra la duchessa Anna di Francia, Susanna, l’unica figlia, simbolo anche politico di continuità dinastica, e sant’Anna. Sul retro dei pannelli laterali è dipinta a grisaille l’Annunciazione, con l’angelo a destra e la Vergine Maria a sinistra.
L’opera oggi ha ritrovato la sua gamma cromatica originaria, un gioco di rossi, blu e ori che restituisce la preziosità dei tessuti e la morbidezza dei volti. Ma il restauro, oltre a consolidare i supporti e a rimuovere le vernici ossidate, ha anche consentito di comprendere meglio le tecniche di lavorazione dell’artista e la complessità della stesura pittorica. Le indagini stratigrafiche e le analisi fisico-chimiche hanno permesso di rilevare alcuni dettagli. L’uno riguarda la realizzazione dell’«aureola» d’oro che fa da sfondo alla Vergine in trono, elemento pittorico (ma anche simbolico) centrale della composizione. Si sa ora che fu realizzata in due fasi: Jean Hey applicò la foglia d’oro nella parte centrale e oro misto ad argento nella corona periferica.
È stato anche rilevato che in una data e per motivi ignoti le due ante laterali sono state maldestramente tagliate, probabilmente prima della Rivoluzione del 1789, creando delle asimmetrie nella composizione dell’Annunciazione. In fase di restauro gli esperti hanno deciso di restituire solo le parti documentate della composizione (una fascia alta 5 cm sui 15 cm mancanti a ogni anta): le porzioni marcanti sono state integrate con l’applicazione di elementi in legno rimovibili ristabilendo la continuità visiva e la simmetria compositiva.
È emerso inoltre che solo la cornice centrale è originale. Le analisi fisico-chimiche hanno rivelato che il decoro originale del ’400 era ancora presente sotto le dorature posteriori e si è deciso di renderlo di nuovo visibile. Un intervento «lungo e minuzioso che, ha spiegato il museo in una nota, ha permesso di ritrovare la coerenza e l’armonia cromatica tra il pannello centrale e la decorazione dorata e policroma della cornice».
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