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Una veduta del Parco Radicepura a Giarre, in provincia di Catania, con sullo sfondo l’Etna fumante

Foto Alfio Garozzo

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Una veduta del Parco Radicepura a Giarre, in provincia di Catania, con sullo sfondo l’Etna fumante

Foto Alfio Garozzo

Il caos e l’ordine del giardino mediterraneo

In Sicilia compie dieci anni Radicepura Garden Festival, la biennale di Giarre per chi ama i giardini e l’arte contemporanea «open air». Ospite di questa edizione la paesaggista inglese Sarah Eberle

Giusi Diana

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Paesaggisti e architetti di fama internazionale e giovani progettisti under 36 provenienti da tutto il mondo, selezionati tramite una «call», sono stati invitati in Sicilia per confrontarsi con un paesaggio unico, quello vulcanico ai piedi dell'Etna. Il Radicepura Garden Festival, la biennale del giardino mediterraneo di Giarre (Ct), compie 10 anni e inaugura il 17 maggio (fino al 7 dicembre) la sua quinta edizione che ha come tema «Chaos (and) Order in the garden», scelto dal suo direttore artistico Antonio Perazzi come motivo ispiratore.

La sede è come di consueto il parco botanico Radicepura della famiglia Faro, una meta imperdibile per chi ama i giardini e l'arte contemporanea, esteso su 5 ettari fertilissimi tra il vulcano e il mare. Negli anni questo luogo in cui si cura la coltivazione di 3mila specie vegetali per un totale di 7mila varietà di piante anche rare, tra arbusti, fiori, alberi, piante medicinali e aromatiche è diventato centro di ricerca e sperimentazione botanica ed estetica, attraverso la pratica dell'architettura del paesaggio e dell’arte contemporanea open air.

Fin dalla prima edizione nel 2017 Mario Faro, direttore generale del festival, ha chiesto il contributo di grandi nomi del paesaggismo internazionale, mettendo insieme una collezione vivente di giardini d'autore. Basta fare qualche nome: François Abéllanet, James Basson, Paolo Pejrone, Michael Péna, Antonio Perazzi, Andy Sturgeon e Kamelia Bin Zaal. Tra gli artisti invitati in residenza che hanno lasciato nel parco le loro opere, spesso monumentali: Emilio Isgrò, Adrian Paci, Alfio Bonanno, Federico Baronello, Renato Leotta e quest’anno Francesco Lauretta che il 17 maggio inaugura la mostra di fine residenza «Ritual», introdotta da una conversazione con il curatore Antonio Grulli e la critica Hili Perlson.

L’edizione di quest’anno del festival avrà come ospite speciale la paesaggista inglese Sarah Eberle con un giardino dal titolo «A postcard from Sicily», dove la natura isolana è una poesia che profuma di mirto, artemisia, limoni, plumerie, asfodeli e finocchi. Oltre al suo, verranno presentati 10 giardini, di cui otto in concorso e due nella categoria «Off Gardens» selezionati da una giuria composta da Daniela Bruno, Michele De Lucchi, Sarah Eberle, Antonio Perazzi, Silvia Arnaud Ricci, Antonio Sellerio, Mario Testino e Massimo Valsecchi.

«I progetti selezionati esplorano il tema guida: dal caos rinasce la natura e si organizzano le idee, spiega Antonio Perazzi. Il giardino in questo momento storico è a cavallo tra il naturale e l’artificiale e i progetti che saranno realizzati danno spazio ai tempi lenti propri della natura»

Si tratta di «Echoes» di Claudio Bussei, «Patio» del team Follow Friday (Marta e Fernando Gamarro), «The Rambunctious Garden» del team neemaee (Parita Jani e Urvish Bhatt), «Il Giardino della Palma Mazari» ispirato ai paesaggi dell’Afghanistan di Nicholas Roth, «Il miracolo di Quasimodo» di Carlo Federico e Franco Enrico Serra, ispirato a «Specchio», una poesia di Salvatore Quasimodo, «Giardino di Terra» di Vincent Dumay e Baptiste Wullschleger, il giardino selvatico «Mira» di Monica Torrisi e Giada Straci e «Intricate Dance of Armonic Contrast»,  del duo Cracks of Nature (composto da Koni Chan e Rose Tan).

Giusi Diana, 15 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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