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Da sinistra: «Santa Caterina» di Simon Vouet al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo; «Santa Caterina» attribuita a Simon Vouet proposta dalla casa d’aste Setdart

Da sinistra: Cortesia del Musée des Beaux-Arts de Strasbourg. © Musée des Beaux-Arts de Strasbourg; Cortesia di Setdart

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Da sinistra: «Santa Caterina» di Simon Vouet al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo; «Santa Caterina» attribuita a Simon Vouet proposta dalla casa d’aste Setdart

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Il caso controverso della «Santa Caterina» data a Simon Vouet

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Simone Facchinetti

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Le bugie sono zoppe, hanno le gambe corte, sono sprovviste di ali e in un’epoca come la nostra sono facilmente individuabili. Allora perché renderle di pubblico dominio? 

È quello che ha fatto con estrema disinvoltura Setdart, casa d’aste di Barcellona e riferimento in Spagna per il mercato online, quando ha deciso di mettere in vendita una tela raffigurante santa Caterina, attribuita al pittore caravaggesco francese Simon Vouet, lo scorso 25 settembre (lotto 64). 

Dire la verità o tacerla? Meglio tacerla, così si potrà sempre sostenere di non aver dichiarato il falso, semplicemente fingendo di aver ignorato la verità. Ma dato che le bugie hanno le gambe corte lasciano sempre qualche traccia, basta una piccola impronta. Proviamo a cercarla. 

Gli esperti di Setdart hanno finto di non sapere che l’originale della santa Caterina di Vouet fosse al Musée des Beaux-Arts di Strasburgo. Hanno omesso di dire che la loro versione era transitata da Christie’s New York il 9 giugno 2010 (lotto 12) alla stima di 40-60mila dollari, dove era stata venduta a soli 20mila dollari. Però si sono «ricordati» di suggerire una base d’asta per il loro lotto di 400mila euro. Ecco l’impronta, chiara e netta, simile a quelle lasciate dagli elefanti su un terreno fangoso. Nel 2019 il museo di Strasburgo era riuscito a convincere il collezionista svizzero che la possedeva a cedergli l’originale di Vouet per la somma di 400mila euro. 

Che curiosa coincidenza! Un prezzo così contenuto per un’opera del genere si spiega solo con il suo precario stato di conservazione, a cui il restauro durato circa cinque anni ha cercato di porre rimedio. Anche le dichiarazioni false possono essere costruite con perizia, ad esempio l’antica provenienza della versione Setdart dalla collezione del cardinale de la Vallette, testimoniata da una stampa di Claude Mellan risalente al 1625. È ovvio che l’incisione dipenda dall’originale, ma come dimostrarlo? Usando gli occhi e confrontando le due opere, cercando le differenze come si fa con i passatempi della «Settimana Enigmistica». È sempre un ottimo esercizio, richiede solo un po’ di pazienza. Alla fine emergerà che una è in gamba mentre l’altra è zoppa, come le bugie.

Per fortuna il quadro è andato invenduto, la trappola non ha funzionato e la bugia è stata scoperta. 

Simone Facchinetti, 08 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

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