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Il direttore che fa per tre

Francesca Romana Morelli

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Federica Pirani (1959), vincitrice del bando per titoli dell’Assessorato, è il nuovo direttore dell’Unità Operativa «Musei di Arte moderna e contemporanea» capitolina (che riunisce il Macro, il Museo d’Arte moderna di Roma Capitale, i Musei di Roma a Palazzo Braschi e in Trastevere, il Napoleonico). In precedenza ha diretto l’ufficio di coordinamento della programmazione espositiva (2002) e curato l’attività espositiva e culturale della Galleria d’Arte moderna (2011). «Il nuovo Polo dei musei d’arte moderna e contemporanea di Roma, chiarisce, costituisce una rete organica, sui modelli di Venezia, Bologna, Torino, che dà migliori risultati sul piano culturale e della gestione economica. È la mia competenza di storica dell’arte esperta soprattutto di Novecento, unita all’esperienza nella gestione dei musei comunali, che mi ha messo nella condizione di essere scelta. Non cercavano il direttore del Macro, ma di un “sistema” museale».
Il Museo di Roma nacque per documentare la Roma sparita; oggi narra la storia e la vita della capitale grazie a acquisti e donazioni, molte di nobili famiglie. Possiede anche 15mila fotografie d’epoca. «È nel cuore del Barocco. Ho pensato a un museo snello, multimediale, articolato in sezioni tematiche compiute in sé, affinché il visitatore possa decidere di compiere percorsi mirati. Organizzerò mostre sulla scultura italiana del ’900 nel cortile». Anche la Galleria d’Arte moderna di Roma Capitale è in posizione strategica: fra Trinità dei Monti e via del Tritone, vicina a gallerie come Gagosian Gallery e Il Segno. Qui è in fase avanzata un progetto, in un’area adiacente al museo di quasi mille mq (l’attuale museo si sviluppa su circa 600): «Edificheremo un’ala su tre piani: al livello archeologico saranno musealizzati i due mosaici romani rinvenuti, i due piani superiori ospiteranno mostre temporanee e una bella zona ristoro. Costerà parecchio (non è ancora definito quanto e sarà in carico al Dipartimento Urbanistica del Comune, Ndr), ma un project financing prevede di vendere l’edificabilità di un’area degradata nella retrostante via Zucchelli».
Dopo le direzioni di Danilo Eccher, Luca Massimo Barbero e Bartolomeo Pietromarchi, e quella ad interim di Alberta Campitelli, il Macro era sconquassato da vicende disastrose. Il mondo del contemporaneo non risparmia critiche per la mancata nomina di un direttore di fama internazionale, ma Pirani non ne è intimorita. Il Macro non è più un Ufficio di scopo del Comune, è assurto allo stato di museo. «Necessita di riacquistare la sua vocazione museale con il potenziamento delle collezioni, confidando in comodati, donazioni ed effetti dell’ArtBonus. Sarà un luogo di coesione sociale tra centro e periferia e promuoverà i nostri artisti all’estero. Il nostro staff scientifico produrrà mostre. A marzo inauguriamo un’antologica di Toti Scialoja progettata con l’Accademia di Belle Arti di Roma. Abbiamo preso contatti con musei americani (tra cui la National Gallery di Washington) per portare a Roma mostre di statunitensi di primo piano. Uno staff di storici dell’arte specializzati si occuperà dell’arte più recente. Entreranno a farne parte alcuni dei 12 storici dell’arte vincitori di un concorso comunale. La sede del Testaccio sarà il laboratorio della creatività. Nel frattempo sto programmando mostre di giovani, anche tematiche». Un progetto così costoso, come troverà i fondi? Pirani rivela l’esistenza di un «tesoretto», un impegno di fondi dell’amministrazione (non può quantificare: «stiamo ancora perfezionando gli atti», ci dice); il resto verrà da biglietteria, sponsor (forse non più l’Enel con i suoi 500mila euro) e altro mecenatismo.

Francesca Romana Morelli, 12 febbraio 2015 | © Riproduzione riservata

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