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Elena Correggia
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Ricchi, coraggiosi, visionari. E decisi a puntare su una vera e propria «rivoluzione culturale» come motore di sviluppo. Questo il comune denominatore di molti Paesi del Medio Oriente che hanno scelto di investire denaro e talenti per la costruzione di musei e ambiziosi progetti architettonici, grandi collezioni e importanti iniziative d’arte. Non da ultimo il Qatar, che ha attirato l’interesse di grandi gruppi occidentali come Mch, che nel febbraio 2026 esporterà il format fieristico di Art Basel per una nuova edizione a Doha, grazie alla collaborazione con le società qatariote Qsi e QC+.
Una delle protagoniste indiscusse di questo Rinascimento mediorientale è la sceicca Al Mayassa bint Hamad bin Khalifa Al Thani, presidente dei Musei del Qatar nonché sorella dell’emiro regnante, da anni attiva nel campo dell’innovazione, dell’educazione e della promozione della creatività in ogni ambito, dall’arte alla moda, dalla cinematografia al design, alla musica. «È un problema quando le Nazioni utilizzano la cultura come forma di pubbliche relazioni. Il Qatar ha scelto invece di usare la cultura come mezzo di reale investimento e sviluppo umano e stiamo vedendo la ricaduta economica di questa visione», ha dichiarato la sceicca intervenuta alla conferenza «Art for Tomorrow 2025» alla Triennale di Milano, nel maggio scorso. «Abbiamo ad esempio costruito uno straordinario stadio per i Mondiali [di calcio del 2022, Ndr], progettato da Norman Foster, un esempio paradigmatico di unione fra arte e sport». Ma il Lusail Stadium non è che uno dei numerosi progetti architettonici dell’emirato.
Il settore museale è in costante espansione e già da diversi anni conta il Museo di arte islamica ideato da I.M. Pei, fondato nel 2008 e rinnovato nel 2022, poi il Mathaf: Arab Museum of Modern Art (2010) e il Museo Nazionale del Qatar, progettato da Jean Nouvel (2019). Sono state queste fra le prime istituzioni culturali del Golfo riconosciute a livello internazionale e modello per successivi sviluppi anche negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita. Più di recente è stato inaugurato il 3-2-1 Qatar Olympic and Sports Museum e altri edifici sono già in cantiere: il Dadu, Children’s Museum of Qatar, l’Art Mill Museum, il Lusail Museum, il Qatar Auto Museum e la Qatar Preparatory School, una scuola rivolta alla formazione professionale nell’ambito di creatività e arti applicate.
Un accurato mix di visione internazionale e attenzione per la storia e la tradizione locale, di innovazione e basso impatto ambientale accompagna la strategia di lungo periodo della sceicca. «Abbiamo deciso che i nostri futuri musei coinvolgeranno il “Sud globale” in termini di arti e mestieri per mostrare al mondo le eccellenti competenze artigianali autoctone accanto alla meraviglia delle opere che questi edifici custodiscono», ha precisato Al Mayassa. Un’idea che si traduce in modo esemplare nel futuro museo di Lusail: disegnato dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, sulla punta meridionale dell’isola di Al Maha, sarà dedicato all’Orientalismo e ospiterà una delle più vaste collezioni di pittura e fotografia del genere. L’edificio sarà concepito come un grandioso souk a più livelli e richiamerà l’architettura qatariota grazie alla collaborazione di artigiani locali.
Ma gli investimenti in cultura non sono solo appannaggio del Qatar. Dal Louvre di Abu Dhabi all’Art Jameel Centre di Dubai e di Gedda, dalla Saloua Raouda Choucair Foundation di Beirut fino al prossimo Guggenheim di Abu Dhabi, solo per fare alcuni esempi, la rete di musei e istituzioni del Medio Oriente si sta allargando a vista d’occhio. Realtà pubbliche e private che hanno creato una solida infrastruttura culturale e rafforzato l’interesse internazionale per quest’area del mondo, con l’incremento di visitatori provenienti da Asia, Europa e Africa. Un’allettante offerta che ha coinvolto anche il sistema delle gallerie. «A Dubai 25 anni fa c’era una manciata di gallerie, oggi se ne contano oltre 60 ed è ospitata Art Dubai, una delle fiere più significative della regione che attira presenze anche da India, Iran e Paesi limitrofi», commenta Ridha Moumni, presidente di Christie’s Medio Oriente e Africa. Fra i protagonisti della promozione delle arti c’è anche la Diriyah Foundation, collegata al Ministero della Cultura dell’Arabia Saudita, che organizza Biennali nel quartiere industriale di Jax, appena fuori Riad, dedicate ad anni alterni all’arte contemporanea, e all’arte islamica (la cui ultima edizione si è tenuta a Gedda da gennaio a maggio). A offrire una piattaforma di rilievo globale per la scena artistica locale è poi la Biennale di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti.

Marwan, «Kopf (Head)», 1974. Courtesy of Kai-Annett Becker, Berlinische Galerie-Museum of Modern Art, Photography and Architecture. © Estate Marwan
Più in generale fiere, festival, grandi eventi e collaborazioni istituzionali stanno accrescendo il riconoscimento internazionale di molti artisti della zona, aiutando al contempo il collezionismo locale ad ampliare i propri orizzonti. «I collezionisti dell’area hanno interessi altamente diversificati», afferma Nadine Khoury, curatrice e art advisor con sede a Dubai. «Alcuni si concentrano su artisti del Medio Oriente e iraniani, altri collezionano arte contemporanea africana e internazionale. Nei Paesi del Golfo l’emergere di una cultura di espatriati globali ha ampliato l’interesse in quell’arte che riflette storie condivise e ibridazione culturale. E chi acquista arte tende a cercare opere che esprimano sia una narrativa locale sia più ampie esperienze transnazionali. Fra gli artisti mediorientali più apprezzati in loco posso citare vari nomi: Nour Malas, Hazem Harb, Mohammad Ahmed Ibrahim, Samia Halaby, Afra Al Dhaheri, Nabil Nahas, Muhannad Shono, Rami Farook e Sliman Mansour».
Per intercettare la crescente domanda d’arte si sono attivate anche le major degli incanti. Dopo anni di relazioni con la clientela locale, mostre, selling exhibition e supporto ad iniziative culturali del regno, Sotheby’s nel febbraio scorso ha tenuto «Origins», la prima asta in Arabia Saudita, a Diriyah, seguita poi dall’esposizione di diamanti colorati del valore di 100 milioni ad Abu Dhabi in aprile. «Origins» ha totalizzato circa 17,28 milioni di dollari, con la partecipazione di collezionisti da 45 Paesi: un terzo degli acquirenti proveniva dall’Arabia Saudita e oltre il 30% dei partecipanti aveva meno di 40 anni. «È stata una grande opportunità per rivedere la nostra clientela sul posto e per incontrare molti nuovi clienti, con la prospettiva di ulteriori acquisti e potenziali future consegne», dichiara Edward Gibbs, presidente di Sotheby’s Medio Oriente&India. Molto combattuta è stata l’installazione luminosa di James Turrell, aggiudicata per 660mila dollari (da 120-180mila). «Turrell è sotto i riflettori più che mai in Arabia Saudita con il recente svelamento dei progetti per una monumentale installazione “site specific” a Wadi AlFann (la valle delle arti), una nuova destinazione culturale che aprirà a breve ad AlUla», continua Gibbs, che conferma come l’apertura della nuova sede di Sotheby’s nella Al Faisaliah Tower di Riad e la prima asta siano parte di un piano di lungo termine: «Siamo qui per restare». Senza dubbio, il valore strategico dell’area mediorientale si è intensificato con l’ingresso del fondo sovrano ADQ di Abu Dhabi nel capitale di Sotheby’s. «Abbiamo piani ambiziosi in programma nell’area, in particolare per Abu Dhabi, aggiunge Gibbs. Più in generale, oltre alle aste continueremo con l’offerta educativa sul tema dell’arte, del lusso e del collezionismo e cercheremo collaborazioni con privati e musei pubblici attivi nel nostro ambito culturale».
Anche Christie’s non si è lasciata sfuggire le opportunità di quest’area in fermento. La recente apertura di un ufficio a Riad si affianca alla consolidata presenza a Dubai, la cui sede fin dal 2006 organizza in loco aste di arte mediorientale. «Nonostante la domanda mediorientale spazi attraverso un’ampia gamma di generi alle nostre aste, c’è una richiesta particolarmente forte per orologi, borse e arte mediorientale moderna e contemporanea», commenta Moumni di Christie’s. La vendita del 100% dei lotti delle aste online di maggio conferma l’ascesa del mercato di vari artisti del mondo arabo, supportata dal collezionismo regionale ma anche da una nuova attenzione a livello globale. «C’è poi una spiccata domanda per le categorie del lusso, specie negli Emirati Arabi Uniti e in risposta abbiamo di recente ampliato la squadra regionale con la nomina di un responsabile di gioielli per il Medio Oriente, per servire una clientela sempre più sofisticata», continua Moumni. Nell’ambito del Fine Art, benché il focus rimanga sugli artisti regionali, ci sono anche collezionisti con un approccio eclettico che spaziano dalle opere del Sud-est asiatico all’Africa, all’Occidente. Oltre alle aste organizzate a Dubai, il pubblico mediorientale è attivo negli incanti dedicati all’arte del mondo islamico e indiano, incluse le vendite di tappeti mediorientali, i cui lotti principali sono spesso esposti prima dell’asta nelle gallerie di Christie’s a Dubai. Fra le imminenti iniziative in programma, Christie’s ospiterà a Londra la terza Arab Art Exhibition, fino al 22 agosto, una retrospettiva dedicata a Marwan, maestro arabo del figurativo. «Marwan: A Soul in Exile» esporrà oltre 150 lavori che vanno dagli inizi della sua carriera in Siria fino agli anni trascorsi in Germania, sua terra d’adozione.
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