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Il Palazzo Reale di Napoli

© Mario Laporta

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Il Palazzo Reale di Napoli

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Il futuro regale del Palazzo Reale di Napoli

435mila visitatori e 1,7 milioni di euro di incassi: adesso è nella top ten dei musei che sono cresciuti di più. Aumentati anche gli spazi espositivi, i restauri e gli eventi di alto profilo, come G20 e G7 della cultura

Olga Scotto di Vettimo

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«Nei primi quattro anni del mio mandato l’obiettivo è stato quello di restituire al Palazzo la sua identità originaria di residenza reale, nonostante abbia perso quel ruolo da oltre un secolo. Fino a qualche anno fa il Palazzo era quasi sconosciuto persino ai napoletani, oggi è tornato a essere un simbolo della città. Abbiamo lavorato duramente perché fosse ripristinata la relazione tra la reggia e Napoli, trasformandola da semplice testimonianza del passato a luogo identitario. Grazie a meticolosi interventi strutturali abbiamo ampliato gli spazi espositivi e potenziato il personale. Quest’anno è stato inaugurato il Museo della Fabbrica, uno spazio che introduce la visita alla reggia, ideato proprio per raccontare come il Palazzo si è trasformato attraverso i suoi quattro secoli di storia», dichiara l’ex direttore Mario Epifani, che ha concluso il suo mandato quadriennale il 2 novembre scorso. Così ribadisce la visione culturale che ha animato le scelte della sua direzione e il solco entro il quale ha operato per promuovere Palazzo Reale, dotandolo anche di una nuova identità visiva. 

Collocato in una posizione centrale, tra il centro storico e il mare, il Palazzo, a seguito dell’autonomia gestionale conseguita nel 2020 e su impulso del suo direttore, ha potuto ampliare attività e obiettivi con un’immediata ricaduta sul numero di visitatori (435mila visitatori nel 2023: + 27% rispetto al 2022), posizionandosi tra i primi dieci musei d’Italia per incremento di visitatori e di incassi (oltre 1 milione e 700mila euro nel 2023). La moltiplicazione dei cantieri (molti dei quali finanziati con i 23 milioni di euro del Piano Strategico «Grandi Progetti Beni Culturali» del Ministero della Cultura del 2022) ha consentito di aumentare in questi quattro anni anche gli spazi espositivi, tra cui quello del presepe settecentesco, di riservare alle mostre temporanee la Galleria del Genovese e l’Androne delle Carrozze, di rendere visitabili il deposito Foriera, i laboratori di restauro, i sottotetti del Palazzo e il Belvedere, e di aprire anche musei permanenti: la Galleria del Tempo nelle Scuderie Borboniche, il Museo Caruso nella Sala Dorica e il Museo della Fabbrica del Palazzo Reale di Napoli accanto agli spazi di accoglienza del pubblico. 

Il Museo della Fabbrica. © Mario Laporta

Inoltre, in collaborazione con tre dipartimenti dell’Università degli Studi di Napoli «Federico II», è stata restaurata e riallestita filologicamente la Prima Anticamera dell’Appartamento di Etichetta con il rifacimento del «lambris» in marmo, la messa in opera di parati tessili che riproducono fedelmente gli originali perduti e il restauro degli arazzi e degli arredi, facendo seguito a un lavoro di schedatura eseguitao dal Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali «La Venaria Reale». Finalizzato a migliorare la conoscenza del Palazzo e delle sue collezioni e comprensivo anche di un’approfondita ricerca archivistica sugli inventari otto-novecenteschi di Palazzo Reale e sui documenti conservati in altre sedi (Archivio di Stato di Napoli, archivio della Reggia di Caserta, Archivio Centrale dello Stato a Roma), tale modello di intervento sarà applicato anche alla Sala del Trono, attualmente interessata solo dal restauro delle consolle, degli sgabelli e del trono ottocentesco di manifattura napoletana. Quest’ultimo attualmente è sottoposto a un intervento di restauro presso il Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali «La Venaria Reale», nell’ambito di «Restituzioni», il programma biennale promosso e curato da Intesa Sanpaolo. I lavori si concluderanno nell’estate 2025, ma il trono rientrerà a Palazzo Reale solo nel febbraio 2026, a conclusione della mostra in cui saranno esposte tutte le opere restaurate grazie al sostegno del gruppo bancario. Infine, a giugno sono iniziati i lavori per il restauro dello Scalone d’Onore e a ottobre quelli per il recupero del Giardino Romantico. 

Oltre alle attività espositive (Dante, Don Chisciotte, Caravaggio, Battistello Caracciolo, Paladino, Danni di guerra, Morelli, Tolkien), negli ultimi quattro anni sono state organizzate aperture serali e visite guidate in spazi normalmente non accessibili al pubblico. Il Palazzo è stato inoltre sede di eventi di alto profilo istituzionale (G20, summit dei Ministri della Cultura del Mediterraneo, conferenza Unesco, fino al G7 della Cultura a settembre e quello della Difesa a ottobre 2024).

Nello scorso mese di giugno è stata affidata alla direzione di Palazzo Reale anche quella del Museo Diego Aragona Pignatelli Cortés con l’annesso Museo delle carrozze, che precedentemente dipendeva dalla Direzione regionale Musei della Campania. Tra le connessioni con la residenza reale di piazza Plebiscito, la casa museo, nota come Villa Pignatelli, venne restaurata e ampliata negli anni Quaranta dell’800 da Gaetano Genovese, lo stesso architetto al quale furono affidati i lavori di Palazzo Reale dopo l’incendio del 1837. 

Villa Pignatelli. © Salvatore Laporta

Olga Scotto di Vettimo, 03 gennaio 2025 | © Riproduzione riservata

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