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Redazione
Leggi i suoi articoliSi intitola Arte: il valore dell’industry in Italia il rapporto promosso dall’Associazione Gruppo Apollo e realizzato da Nomisma, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, presentato oggi nello storico Palazzo Wedekind a Roma. Cosa emerge dallo studio della società di consulenza fondata nel 1981 a Bologna e specializzata in analisi economiche, studi di mercato e ricerche strategiche per aziende, istituzioni e pubbliche amministrazioni, è che l’industria dell’arte italiana, nonostante un giro d’affari di 1,36 miliardi di euro nel 2023 e un impatto economico complessivo di 3,86 miliardi di euro, è in declino. Le gallerie d’arte e gli antiquari stanno diminuendo sia in numero che in fatturato a causa di costi operativi elevati e di un sistema fiscale sfavorevole rispetto ad altri Paesi europei.
Il vero problema? Il fisco
Come noto, il nostro Paese applica un’Iva, la più alta in Europa, del 22% sulle opere d’arte. In confronto, la Francia ha ridotto l’aliquota al 5,5% dal 2025, mentre la Germania applica già il 7%. Questo divario fiscale rende il mercato italiano meno competitivo, spingendo collezionisti e artisti all’estero e mettendo a rischio l’intera filiera dell’arte (restauratori, trasportatori, artigiani ecc…). Se l’Iva restasse fissa al 22%, il settore potrebbe perdere fino al 28% del fatturato, con punte del -50% per le piccole gallerie. Tuttavia, se il Governo portasse, come si auspicherebbe, l’Iva al 5%, il mercato potrebbe generare 1,5 miliardi di euro in tre anni, con un impatto economico di 4,2 miliardi di euro. Il Gruppo Apollo, associazione che rappresenta e tutela gli interessi dell’industria dell’arte in Italia e che, ricordiamo, riunisce operatori del settore con l’obiettivo di promuovere politiche a favore del mercato artistico nazionale, propone quindi un allineamento fiscale con gli altri Paesi europei per rilanciare la competitività del settore. Secondo Alessandra Di Castro, presidente del Gruppo, abbassare l’Iva potrebbe veramente rendere il nostro Paese un punto di riferimento per il mercato dell’arte, favorendo l’intero ecosistema culturale: «Il mercato dell’arte contribuisce in modo significativo alla ricchezza del nostro Paese, ha dichiarato, tuttavia dobbiamo riconoscere che siamo ancora lontani dal nostro pieno potenziale. Se abbassassimo l’aliquota Iva al 5%, quindi ancora meno della Francia, l’Italia potrebbe acquisire la posizione di hub per le operazioni di compravendita. Ciò permetterebbe, al tempo stesso, di salvaguardare l’intero ecosistema della cultura, valorizzando tutti i protagonisti».
Hanno assistito alla presentazione del rapporto Alessandro Giuli, Ministro della Cultura, Roberto Marti, presidente della Commissione Cultura del Senato della Repubblica, Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera dei deputati, Alessandro Amorese, componente della Commissione Cultura e primo firmatario della proposta di legge per la riduzione dell’Iva e Stefano Lucchini, Group Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo.
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