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Simone Facchinetti
Leggi i suoi articoliÈ divertente andare a spasso per mercatini, gironzolare senza uno scopo preciso, in attesa di essere attirati da qualcosa di interessante. Si può fare lo stesso, lo ammetto, è meno umano, anche navigando tra i siti delle case d’aste. Nei mercatini ogni singolo oggetto è stato scelto da qualcuno, mentre nelle aste spesso ci si imbatte in intere case svuotate e messe all’incanto, senza la benché minima mediazione umana. Peccato, o per fortuna, che oramai anche questo passatempo è sempre più frequentato dagli addetti ai lavori; quindi, è piuttosto difficile che qualcosa di veramente importante passi inosservato. Forse conviene ritornare a frequentare i mercatini in carne e ossa.
Vorrei parlare di tre casi avvenuti nelle ultime settimane che mostrano quanto sia «ignorante» il mercato. Il primo riguarda una tavola raffigurante Cupido, messa in vendita da Scheublein a Monaco di Baviera lo scorso 25 settembre alla stima di 400 euro (lotto 590, riferito a pittore sconosciuto). Al termine dell’asta il dipinto (un’opera di Giulio Cesare Procaccini) è volato a 150mila euro (esclusi i diritti).
Il secondo è passato nel Regno Unito da JS Fine Art nell’Oxfordshire lo scorso 27 settembre (lotto 1681). In questo caso l’opera era genericamente schedata come «Italian Old Master» e addirittura offerta senza stima! Qualcuno prima dell’asta l’aveva spinta a 850 sterline ma il gioco vero è iniziato durante la diretta: 100mila, 200mila, 500mila, alla fine il martello si è fermato a 690mila sterline che inclusi i diritti e con il cambio attuale supera ampiamente il milione di euro. Il mercato «ignorante» attira i saputelli di tutto il mondo. Fanno a gara a chi la sa più lunga, quindi sono naturalmente insopportabili, anche se sono indispensabili a chi il mercato lo manovra. Probabilmente si trattava di un’opera di Giovanni di Pietro detto lo Spagna, un abile allievo di Perugino, anche se la somma raggiunta non è conforme all’attribuzione. Mi spiego meglio: le stime dello Spagna in genere sono più basse quindi la cifra raggiunta risulterebbe incompatibile. Per questo motivo è circolata la voce che l’opera potesse essere direttamente attribuita a Perugino. Se così fosse la tavola varrebbe diversi milioni. Vedremo, basta stare fermi e aspettare che la polvere si depositi dopo che è passata la diligenza.
Il terzo caso è avvenuto in Italia nella vendita organizzata da Pandolfini a Firenze lo scorso 8 ottobre. Come sempre era un’asta ricca di materiali interessanti, qualche volta sottovalutati. Ma questo lo sanno anche i bravi esperti di Pandolfini che in alcuni casi si abbandonano, necessariamente, alla «mano invisibile» del mercato. È una sensazione piacevole e allo stesso tempo inebriante. Assistere, magari dopo averlo previsto in anticipo, a un lotto (il numero 30, attribuito a Bernardo Cavallino) che inizia a staccarsi da terra e prende quota fino a fermarsi a 214mila euro (partendo da una stima iniziale di 3-5mila). In quest’ultimo caso il nome sibilato tra gli addetti ai lavori era quello di Artemisia Gentileschi, oramai una delle pittrici più ricercate al mondo. Morale: non c’è morale, ci sono solo i fatti.
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