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Cartolina inviata a Dario Bellezza da Amelia Rosselli, privata del francobollo, collezione Giuseppe Garrera

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Cartolina inviata a Dario Bellezza da Amelia Rosselli, privata del francobollo, collezione Giuseppe Garrera

Qualche consiglio per collezionisti in erba: volare bassi

La vista lunga del tiratore scelto • Seguire l’istinto, imparare dai propri errori e trasformare ogni battuta di caccia in un percorso verso l’elevazione spirituale. In ultima analisi: non esiste l’affare della vita

Ogni vero collezionista segue una pista, la conosce perfettamente, sa come farsi male, oppure come procurarsi piacere. Arrivati a quel punto è come stare su una vetta e vedere tutto lucidamente, abbracciare con lo sguardo un orizzonte vastissimo. All’inizio però si brancola nel buio. L’unico suggerimento che si può dare a un collezionista in erba è quello di seguire l’istinto, tanto prevarrà in ogni caso. Il secondo è quello di imparare dai propri errori e di trasformare ogni battuta di caccia in un percorso verso l’elevazione spirituale. Insomma, provare a imparare, raccogliere informazioni, fare ricerche, immagazzinare dati. Alla fine, se avrà imboccato la strada giusta, ne saprà più dell’esperto in materia, con la leggerezza del dilettante. 

La prima regola è quella di spendere poco, in proporzione al reddito. C’è chi compra per 100 euro al mese, chi per un milione. Lo Stato italiano l’anno scorso ha investito, in opere d’arte, la cifra di 2,5 milioni di euro, una somma di cui non andare molto fieri. Se collezionare deve procurare piacere allora conviene avere delle strategie. C’è chi si sveglia all’alba per arrivare per primo nella romana Porta Portese (come racconta Giuseppe Garrera nel suo bel libro Storie di collezionismo di strada), c’è chi sublima l’immagine dell’oggetto del desiderio ascoltando musica, chi invece deve toccare, annusare, strofinare la superficie del manufatto, chi organizza l’appostamento con cura, come se fosse una campagna militare. Come in molte storie di seduzione il piacere più grande si accarezza prima di raggiungerlo. 

Ovviamente questo principio vale per chi ha sviluppato qualche forma di consapevolezza, ovvero controlla il meccanismo che ha messo in piedi nella sua testa. Ma non è sempre così. Ci sono collezionisti che amano il pericolo e lo vanno a cercare a volto scoperto. Io adoro gli impavidi, quelli che non credono a quello che vedono e si fanno mille scrupoli, anche a rischio di perdere l’affare della vita. In ultima analisi non esiste l’affare della vita. Conosco gente che si è rovinata (o si è resa ridicola) inseguendo un sogno che si è fabbricato nel buio della propria mente. Questi soggetti sono i peggiori perché sono convinti della propria superiorità, non ascoltano i suggerimenti degli amici, in verità non ascoltano più nessuno e anche di fronte all’evidenza la negano perché oramai preferiscono vivere isolati. «Ho trovato un Ingres, un David, un Reynolds e anche un Velázquez», mi ha detto un giorno un pazzo. «Beato te, io non cerco nomi, cerco solo cose», gli ho risposto. Alcuni collezionisti, gravemente malati, allucinano gli oggetti dei desideri e sono convinti di averli realmente trovati. La prima regola da seguire è molto semplice: volare bassi.

Storie di collezionismo di strada
di Giuseppe Garrera, 72 pp., Ronzani editore, Dueville (Vi) 2023

La copertina del volume

Simone Facchinetti, 18 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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