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Stefano Causa
Leggi i suoi articoliNon si adombri la massima studiosa di Palma di cui è disponibile, da non molto, un’impeccabile verticalizzazione sui fogli del pittore raccolti tra Sei e Settecento da un collezionista illuminato e fisicamente zoppo. Chissà se mai qualcuno, alla domanda sul pittore preferito, verrà fuori col dire il nome di colui cui toccò l’onore rischioso di completare l’ultimo quadro di Tiziano. Vai alle Gallerie dell’Accademia di Venezia e dinanzi alle integrazioni nella «Pietà» sai che cosa comporti la lezione dei maestri se tu sia stato incaricato di penetrarvi non da supplente vicario bensì riprendendo la battuta, in punta di piedi, con umile prepotenza.
Palma trentenne approfondì il terzo stile di Tiziano annusandone gli impasti, tuffandocisi dentro. Traumatiche o energizzanti, esperienze del genere ti mettono le ali o ti allontanano definitivamente dal mestiere. Nipote d’arte, Jacopo Negretti, più noto come Palma, è di quei nomi da storici d’arte guadagnati da intrecci filologici, precisazioni e aggiunte sparse, monografie di peso e altrettanta scarsa popolarità. Eppure parliamo di uno dei maestri più prolifici dell’arte moderna. Seicento dipinti, senza contare i disegni. Medie rubensiane o di Luca Giordano, per dire di un napoletano iper barocco avvicinatosi ai venerati veneti del Cinquecento anche inforcando le lenti di Palma.
Nato a metà secolo, scomparso nel 1628, Palma fa in tempo a passare per l’officina di Tiziano costeggiando Tintoretto, Jacopo Bassano e Veronese, doppiando i tizianeschi di prima e seconda fila, ma anche gli El Greco, i Barocci e i Cigoli; e, per non farsi mancare nulla, assiste senza grossi scomponimenti alle traiettorie del Caravaggio e di Annibale Carracci pur sopravvivendo, e di misura, a entrambi. Insomma, uno fatto apposta per incrinare le vacue sequenze diacroniche dei manuali che continuano a scandire, in successione: tardo Rinascimento o ultima maniera, Naturalismo caravaggesco e Barocco romano. Praticamente un highlander. Protetto da ogni scottatura, Palma difende instancabilmente il ruolo, affibbiatogli dal proprio talento e dal destino, di consegnatario e amministratore del genio lagunare cinquecentesco. Pittore non tra due secoli ma di due secoli, Palma è l’uomo chiave per tenere alto il livello di scontro con i maestri del colore veneziani fino agli impressionisti francesi. Senza contare la diffusione della sue opere. Se esiste una fortuna di Tiziano e del Tintoretto nelle Puglie o in Toscana, in Francia o in Dalmazia la si deve a lui.
Un innamorato dei veneziani come Roberto Longhi di lui non ne voleva sapere e nel Viatico (1946) lo cita solo una volta tra i «pratici esecutori» spuntati fuori quando, dopo la morte di Tintoretto, «la pittura veneziana boccheggia». Pure Longhi, che teneva sott’occhio i disegni del pittore fin dagli anni Venti era il primo a sapere che, come tutti i comprimari, Palma è il miglior conduttore di invenzioni e idee altrui; e senza di lui non esisterebbe o sarebbe un poco diverso il neo venetismo seicentesco, le vicende di un nomade come il toscano Passignano o, a Napoli, di un Fabrizio Santafede. Palma sta un poco dietro a tutti e la forza della sua propagazione dipende anche dalla sua assidua applicazione al matitatoio.
In questa catalogazione frutto di schedature decennali e, a monte, di una conoscenza sterminata della pittura veneta Stefania Mason riapre il dossier palmesco dalla più proficua delle angolazioni. Presentano, i fogli di Palma, una varietà sconosciuta al Tintoretto (di cui si conoscono perlopiù figure a gessetto nero). Sia che adoperasse carte bianche sia azzurre (al modo dei veneziani), Palma è a suo agio con la penna, il pennello, l’acquerello fino ai gessi neri e rossi. Vi sono schizzi e prime idee per le pale, autoritratti e intermezzi di vita familiare. Il disegno è una palestra e una disciplina oltreché un mezzo di investigazione. Palma non buttava via nulla stipando ogni angolo del foglio per variare gesti ed espressioni (come farà Watteau).
Questo libro, che cataloga oltre un centinaio di fogli di casa Sagredo, è una postilla alla fondamentale monografia che la stessa Mason dedicò a Palma nel 1984. Un conoscitore come Francesco Algarotti aveva consigliato al ministro di Augusto III di Sassonia di non lasciarsi scappare quella raccolta di disegni e stampe. Ma senza successo. Dopo la metà del Settecento cominciò la diaspora dei fogli.
I disegni di Palma il Giovane nella collezione Zaccaria Sagredo
di Stefania Mason, Tomo sesto, 245 pp., ill., Zel Edizioni, Treviso 2024, €45

La copertina del volume
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