Virtus Zallot
Leggi i suoi articoliNel Natale di ottocento anni fa, a Greccio, san Francesco chiese di condurre accanto a una greppia vuota (quindi senza la statuetta del piccolo Gesù) soltanto un bue e un asino, simboli dei pagani e degli ebrei. Ai fratelli e agli abitanti che giunsero festosi rivolse parole così coinvolgenti e dolci da risvegliare in loro il vivido ricordo del Bambino di Betlemme, tanto che uno degli astanti ebbe la sensazione di vederlo in braccio al santo. Mentre la cristianità promuoveva e praticava lo scontro, Francesco propose l’incontro, mostrando che Gesù era nato per tutti e dimostrando come, per incontrarlo, non fosse necessario recarsi fisicamente in Palestina, ma cercarlo nel cuore.
La forza dirompente del suo Natale fu in seguito stemperata, trasformando il racconto di Greccio nel resoconto di una innocua rievocazione; al santo fu tolta la parola, rendendolo attore muto. Il volume di Chiara Frugoni (che il Mulino oggi propone arricchendo la precedente edizione stampata da Mauvais Livres nel 2020 con un denso repertorio fotografico) non solo ristabilisce la verità, ma ricostruisce storia e ragioni della sua revisione, accompagnandoci (come consuetudine della grande medievista scomparsa nel 2022) a consultare, leggere e confrontare testimonianze iconografiche e scritte.
Ne emerge, rinforzata, la figura di un grande santo per nulla melenso, come purtroppo spesso è presentato e rappresentato oggi, oltre alla consapevolezza che il presepe di Greccio non fu affatto il primo vivente e tantomeno il modello del presepe, come vi capiterà di leggere e sentire anche in prossimità di questo Natale. Quel presepe senza Bambino, Maria e Giuseppe, rumoroso di voci e sentimenti e privo di travestimenti, fu qualcosa di diverso: un meno e un di più il cui messaggio di pace può illuminare anche il presente, come quello di Francesco fece al tempo di scontri e conflitti.
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