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«Il viaggio verso Betlemme» (VII-X secolo), Castelseprio, Santa Maria Foris Portas

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«Il viaggio verso Betlemme» (VII-X secolo), Castelseprio, Santa Maria Foris Portas

Piccole storie dal Medioevo • In viaggio verso Betlemme

Il tragitto di san Giuseppe con Maria al nono mese di gravidanza (e con un bambino che aveva fretta di uscire fuori)

Virtus Zallot

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Il (solo) Vangelo di Luca narra del viaggio di Giuseppe e Maria da Nazareth (dove abitavano) a Betlemme, dovendo Giuseppe «farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta». Nessuna legge, però, «imponeva alla consorte, per di più incinta, d’accompagnare il marito per registrarsi nel proprio villaggio di nascita» (A. Musarra). L’inopportuna fatica imposta a Maria era altrove giustificata con la volontà di Giuseppe di esserle vicino durante il parto: non per assisterla e sostenerla (il parto era cosa di donne), ma per accogliere il bambino poiché, scrive Jacopo da Varagine nella Leggenda Aurea, non voleva «lasciare in mano altrui il prezioso tesoro che Dio gli aveva affidato, desideroso come era di custodirlo con ogni cura». Allo scarno resoconto di Luca, che informa del viaggio ma nulla racconta, i Vangeli apocrifi aggiunsero alcuni dettagli narrativi che la tradizione iconografica acquisì. Spesso inserito nei cicli medievali dedicati all’infanzia di Gesù, Il Viaggio a Betlemme illustra solitamente il Protovangelo di Giacomo, secondo il quale Giuseppe «sellò l'asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava». 

Tale situazione compare, per esempio, nei dipinti murali in Santa Maria Foris Portas a Castelseprio (VII-X secolo), oppure negli affreschi trecenteschi che decorano l’abside di Sant’Abbondio a Como. In entrambi l’anziano Giuseppe (poggiato al bastone e con i capelli bianchi) segue l’asino che Maria cavalca all’amazzone. Li precede il figlio di Giuseppe (nato dalle sue prime nozze), a Castelseprio quasi cancellato da una vasta lacuna. Il giovane trasporta un essenziale bagaglio: come anche nella tavoletta eburnea del XII secolo proveniente da Amalfi e conservata al Museum of Art di Cleveland, oppure negli splendidi affreschi del XIV secolo nella chiesa (ora moschea) di Chora a Istanbul. In quest’ultima compare anche, vera eccezione iconografica, la scena del censimento.

«Il viaggio verso Betlemme» (1315-21), Istanbul, San Salvatore in Chora

Nella porzione dipinta conservata in Santa Maria Foris Portas si intravede anche un’ala, testimone della presenza di un angelo: forse quello che, nel Vangelo dello Pseudo Matteo, appare (curiosamente) a redarguire Giuseppe colpevole di aver zittito, e bruscamente, Maria. Nella traduzione iconografica talvolta si aggiunge o sostituisce il figlio: come nella scena incisa su una delle tavolette d’avorio che rivestono la cattedra di Massimiano (VI secolo, presso il Museo Arcivescovile di Ravenna).

«Il viaggio verso Betlemme», Cattedra di Massimiano (VI secolo), Ravenna, Museo Arcivescovile

Quando affrontò il viaggio verso Betlemme, Maria era al termine della gravidanza. Nel Protovangelo di Giacomo chiede persino di essere calata dall’asino «perché quello che è in me ha fretta di venire fuori». Il mantello che l’avvolge dissimula il ventre rigonfio, cui non sempre i panneggi o i colori conferiscono volume. Soccorre allora la mano che vi si posa con un gesto tipico delle donne in attesa, come nella citata tavoletta eburnea conservata a Cleveland.

Le immagini che (per concezione e/o datazione) perseguono maggiore realismo, di Maria descrivono invece non solo la concreta fisicità ma anche la condizione emotiva. Così, per esempio, nell’episodio affrescato in Sant’Abbondio a Como, dove il suo grembo tanto è prominente da poggiarsi sulle cosce e da offrire un effettivo appoggio alla mano che vi si posa. Maria rivolge lo sguardo al vecchio sposo che fatica a tenere il passo dell’asino e del figlio, giovane e pimpante.

Anche nella scena della Cattedra di Massimiano Maria è vistosamente incinta e anche spossata, tanto da aggrapparsi al collo di un vecchio Giuseppe insolitamente premuroso. A confortarla, Giuseppe potrebbe allora rivolgerle le parole suggerite da Guido Gozzano in La notte santa: «Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! / Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. / Presso quell’osteria potremo riposare, / ché troppo stanco sono e troppo stanca sei».

«Il viaggio verso Betlemme» (XII secolo), Cleveland, Museum of Art

Virtus Zallot, 10 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

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