Virtus Zallot
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Un antico canto popolare immagina il piccolo Gesù piangere dal freddo e Maria rassicuralo con le seguenti parole: «Sta zitto mio figlio, che adesso ti piglio, pane non ho, ma latte ti darò». Quel latte sarà stato latte materno? I Vangeli non si occupano certo di poppate, tramandando fatti e gesti più rilevanti. Quando, nel Vangelo di Luca, una donna gli si rivolge celebrando «il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato», Gesù la corregge beatificando «piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano».
Nelle illustrazioni della Natività o in altri episodi dell’infanzia di Gesù raramente la Madonna allatta il proprio Bambino e, quando avviene, il suo servizio materno è spesso sublimato in gesto simbolico. Anche la religiosità del Tardo Medioevo, più attenta ai sentimenti e alla banalità del reale, gli attribuì un significato che trascende l’annotazione dei fatti. Come nel seguente brano tratto da un manuale trecentesco di meditazioni, che pur descrive una madre affettuosa. Partorito istantaneamente e miracolosamente il bambino, Maria subito «si china, lo prende fra le mani, se lo stringe con dolcezza al petto e se lo pone in grembo; poi con le sue mammelle miracolosamente turgide, interiormente istruita dallo Spirito Santo, gli dà il latte». In assenza delle inutili levatrici, a istruire la mamma è dunque lo Spirito Santo, forse poco esperto di poppate, ma interpellato a segnalare come il seno di Maria elargisca al figlio fattosi uomo, e simbolicamente a tutti gli uomini, un nutrimento soprattutto spirituale.
Altrettanto nella tipologia iconografica denominata Madonna del latte, figura eminentemente teologica poiché immagine della Misericordia divina, ma anche della Chiesa che nutre i suoi figli. Per questo, sia concettualmente sia formalmente, Maria è svuotata di corporeità e di spontaneità materna. Le più antiche Madonne del latte stupiscono infatti per l’improbabile forma e collocazione del seno e per il modo in cui emerge dalla veste, ignorando non solo gli accorgimenti sartoriali che consentivano alle madri di allattare comodamente e pudicamente, ma anche la consistenza della stoffa. Le splendide Madonne duecentesche conservate nel Museo Nazionale d’Abruzzo, all’Aquila, ne sono esemplare dimostrazione, come la Madonna di Ambro e la Madonna di Montereale, con un seno che sbuca come e dove mai potrebbe: piatto, centrale e di profilo nonostante il busto frontale. La Madonna del Pilerio (XII secolo) nella Cattedrale di Cosenza ha un seno che fuoriesce appena sotto il collo da una provvidenziale asola rotonda, quella nel Battistero di Biella (XIII secolo) lo afferra come fosse un biberon del tutto staccato dal corpo.
Nonostante il conquistato realismo, spesso nei secoli successivi quel seno non si aggiustò: e se Ambrogio Lorenzetti conferì alla Madonna e al suo Bambino (1324-25, presso il Museo Diocesano di Siena) correttezza anatomica, spaziale e gestuale, altri artisti continuarono a negarla, per scelta o incapacità. Così quella sull’altare del Santuario della Madonna del Sangue di Re, il cui seno è talmente improbabile da risultare astratto.
Nel mentre, altri artisti annotavano la realtà delle vesti da allattamento: come Jean Fouquet nella algida «Madonna del latte» (1450-55) al Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa o Giovan Pietro da Cemmo in quella placida e più popolare (fine XV secolo) in Santa Maria a Esine (Bs). L’intensità teologica della Madonna del latte andava intanto stemperandosi, mentre la devozione popolare la ergeva a protettrice delle madri e della maternità.
Considerata sconveniente, dopo il Concilio di Trento la Madonna che allatta fu censurata e, poiché svela il seno in luogo pubblico, da alcuni sarebbe criticata ancor oggi. La soccorre papa Francesco, che durante una cerimonia ha rivolto alle mamme le seguenti parole: «se il tuo bambino piange e si lamenta, forse è perché ha fame: allattalo. Qui, sì», dove il «Qui» significa proprio in chiesa. In un’altra occasione ha aggiunto: «Lo stupore cristiano non trae origine da effetti speciali, da mondi fantastici, ma dal mistero della realtà: non c’è nulla di più meraviglioso e stupefacente della realtà! Una mamma che tiene in braccio il suo bambino e lo allatta. Il mistero traspare lì.»
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