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Frammento di affresco rinvenuto durante i lavori di restauro del complesso dell’ex Ospedale dello Spirito Santo a Lecce

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Frammento di affresco rinvenuto durante i lavori di restauro del complesso dell’ex Ospedale dello Spirito Santo a Lecce

Il recupero dell’ex Ospedale dello Spirito Santo

Conclusi i lavori nel complesso leccese con un finanziamento di 6 milioni di euro

Massimiliano Cesari

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Lecce. Al tessuto urbano della città salentina è stato restituito il complesso dell’ex Ospedale dello Spirito Santo. Come narrano le antiche cronache, l’ospedale, il convento e la chiesa annessi vennero fatti costruire nel 1392 dal leccese Giovanni D’Aymo per espiare il suo illecito arricchimento.

Nel 1514 la gestione della struttura passò dai Domenicani (che reggevano anche chiesa e convento) alla Città, divenendo a tutti gli effetti un ospedale pubblico. Nel 1548 il vecchio edificio, oramai in rovina, fu riedificato dall’architetto leccese Gian Giacomo dell’Acaya e continuò a essere utilizzato come nosocomio (dal 1873 anche l’amministrazione fu completamente laica), fino a quando fu trasformato nel XX secolo prima in caserma e successivamente in sede della Manifattura Tabacchi.

Dal 2011 il complesso è sede della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto.

Gli ultimi interventi, diretti dall’architetto Giovanna Cacudi della Soprintendenza, sono stati realizzati grazie a un finanziamento di 6 milioni di euro (del Programma operativo nazionale dell’Unione Europea, il Pon Cultura e Sviluppo destinato ai cosiddetti attrattori culturali 2014-2020).

La soprintendente Maria Piccarreta ha spiegato che l’articolato e graduale processo di recupero e valorizzazione avviato dal 2010 per restituire il complesso monumentale nella sua globale integrità, accessibilità e fruibilità si è concluso con il restauro dei prospetti, delle sale delle ex infermerie (piano terra), dei locali della ex farmacia e rettoria e della chiesa, tutte porzioni del complesso risalenti al 1548, e dei vani annessi nell’Ottocento a piano terra e all’ammezzato.

Durante i lavori di rimozione dei pavimenti della chiesa, oltre alla scoperta degli ambienti sepolcrali ipogei con numerosi resti umani, sono state rinvenute strutture murarie recanti dipinti parietali databili con ogni probabilità al XIV secolo. Il recente restauro delle pareti interne della chiesa ha anche messo in luce due affreschi sulla parete absidale raffiguranti l’uno l’Annunciazione e l’altro probabilmente la Pentecoste.

Gli interventi permetteranno ai visitatori di ammirare gli ambienti più rappresentativi del complesso, quali la chiesa, le ex infermerie e lo scalone d’accesso eseguito nel XX secolo da Pier Luigi Nervi per il Monopolio di Stato. Nelle sale delle ex infermerie è in fase di completamento la Galleria del Patrimonio culturale della Terra d’Otranto dedicata al patrimonio storico artistico e paesaggistico del territorio.

Anche la chiesa sarà utilizzata come spazio per iniziative culturali, nello specifico per concerti d’organo grazie al completo restauro della cantoria e dell’organo di scuola napoletana realizzato da Hieronimus Bassi o Baffi (1726).

Massimiliano Cesari, 20 maggio 2020 | © Riproduzione riservata

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