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Particolare della maschera della falera

Foto © Parco Archeologico di Pompei

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Particolare della maschera della falera

Foto © Parco Archeologico di Pompei

Il sogno di Terzigno si avvera: da cava a parco archeologico

La conferma è arrivata in In occasione dell’ampliamento del Matt, il museo dove verranno esposti i preziosi reperti rinvenuti a partire dagli anni ’80 in tre ville rustiche del sito vesuviano, dalla conformazione geologica e vulcanologica estremamente interessante. Sarà parte della Grande Pompei  

Graziella Melania Geraci

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Terzigno avrà un parco archeologico naturalistico geologico. La notizia dell’inizio delle procedure di gara per la prossima estate è stata data dal sindaco della cittadina vesuviana, Francesco Ranieri, in occasione dell’ampliamento del Matt-Museo Archeologico Territoriale di Terzigno con un nuovo spazio espositivo dedicato ai preziosi oggetti rinvenuti nella ex cava Ranieri. Il museo comunale, un ex mattatoio rifunzionalizzato, espone quanto ritrovato nelle tre ville rustiche indagate dal 1981 nella ex cava. La struttura ha da poco ha ottenuto il riconoscimento regionale e l’inserimento nel ticket del Parco Archeologico di Pompei, che ha la competenza scientifica sui reperti in mostra.

Gli oggetti in oro e argento al Matt sono stati rinvenuti nella Villa 2 durante la campagna di scavo del 1984: in argento una situla (un vaso simile a un secchiello), una coppa, uno specchio, una falera (disco metallico con funzione ornamentale), un’anforetta, una fibula e 21 monete, mentre bracciali d’oro in forma di serpente e tre collane in oro erano indosso a una giovane donna, identificata tra i cinque scheletri ritrovati in situ. Questi ultimi reperti sono ancora in Australia, al National Museum of Australia di Canberra per un prolungamento di una mostra su Pompei (fino al 4 maggio), mentre altri preziosi sono al Museo della Rocca Roveresca a Senigallia, nelle Marche, per una esposizione a cura del MiC. Gli oggetti ritorneranno presto a Terzigno e saranno visibili al Matt.

«Il materiale archeologico oggi finalmente visibile era in deposito a Pompei e all’Antiquarium di Boscoreale, spiega il direttore del Matt, Angelo Massa, ma sia gli affreschi che gli oggetti sono stati prestati per varie mostre in giro per il mondo. Abbiamo una convenzione con la Soprintendenza che prevede che tutto ciò che proviene dalla cava potrà essere esposto qui. Nel tempo ci sono già stati degli ampliamenti espositivi: nel 2020 ad esempio abbiamo accolto un triclinio e la ricostruzione di un intero ambiente e nel 2023 un’altra stanza. Nella cava sono presenti solo le strutture murarie, gli affreschi sono stati staccati, ma la Villa 1 è stata portata alla luce parzialmente, quindi c’è una previsione di scavo».

Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, sottolinea che «il Museo di Terzigno è un altro tassello della Grande Pompei, il vasto parco diffuso di cui sono parte i siti archeologici dell’Area Vesuviana gestiti dal Parco Archeologico di Pompei. Il futuro di Pompei, prosegue, è al di fuori delle sue  mura. Nel Parco ovviamente c’è tutta un’attività di manutenzione, restauro, ricerca, anche qualche scavo nuovo, ma la grande potenzialità da sviluppare la vedo appunto a Oplonti, a Civita Giuliana, Stabia, Longola e anche a Terzigno che è un sito davvero eccezionale e con una conformazione geologica, vulcanologica estremamente interessante. Da qui provengono oggetti sicuramente di grande fascino e importanza, come la megalografia della Villa 6 che ha dei confronti solo a Pompei, nella Villa dei Misteri, e nella Villa di Publio Fannio Sinistore a Boscoreale, i cui reperti sono al Metropolitan Museum di New York e al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Parliamo dunque di un ritrovamento di cui esistono solo altri due esempi e che sicuramente giustifica tutto quello che possiamo fare per valorizzare e rendere meglio noto Terzigno».

«Un museo è sempre una scelta dettata da motivi di conservazione e di tutela, continua Zuchtriegel, ma la nostra grande fortuna è di avere dei musei vicino ai siti archeologici e dunque l’idea è quella di raccontare al pubblico non il singolo oggetto, ma il suo inserimento in una realtà vissuta duemila anni fa. Ci sono tanti materiali, ovviamente bisogna sempre inserirli in un racconto, per questo io credo che il futuro sia il parco archeologico. Non è solo la Villa 6 o la Villa 2, dunque, ma è l'insieme del sito. Per questo mi convince l’approccio dell’amministrazione comunale nel realizzare qualcosa che inizialmente sembrava solo un sogno folle: trasformare la cava in un parco archeologico».

Graziella Melania Geraci, 14 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

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