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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliMarina di Ravenna. Esterno giorno. Un bambino, con maglia e pantalocini della Juventus scava una buca sulla sabbia fino a raggiungerne la superficie più compatta e umida. Vi traccia un rettangolo. «Questo è lo stadio», afferma. La scena successiva inquadra l’interno dell’Allianz Stadium di Torino, vuoto. Le cicale fanno da surreale sottofondo. Il campo da gioco è brullo, sabbioso. Comincerà a essere ricoperto quando i trattori arriveranno a srotolarvi il manto erboso e solo dopo che, nella precedente sequenza, il bambino avrà cominciato a colorare su un foglio il suo rettangolo di verde. Yuri Ancarani concentra in 7 minuti il cortomentraggio «Il tappeto verde», commissionato da Juventus e Artissima nell’ambito di Artissima Junior (l’appuntamento in fiera dedicato ai bambini tra i 6 e gli 11 anni), in linea con il tema presecelto per l’edizione 2024 della fiera: «The Era of Daydreaming». Presentato a luglio in anteprima al Giffoni Film Festival, l’ultimo lavoro dell’artista ravennate (classe 1972) ha fatto tappa il 4 settembre all’ 81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia e concluderà il suo tour ad Artissima 2024 (dall’1 al 3 novembre) in uno stand dedicato. Alla presentazione veneziana Ancarani e Luigi Fassi, direttore della fiera torinese, ingaggiano un dialogo che parte dalla potenza generatrice del sogno, alimentata nell’immaginario infantile anche dal mondo dello sport, per giungere fino alla sfida del lavoro su committenza per realtà così diverse fra loro.
Yuri Ancarani, «Il tappeto verde», 2024 © l’artista
Ancarani, non nuovo al confronto con gli spazi del mondo calcistico (si veda «San Siro», 2014), confessa di subire ancora la fascinazione di queste arene contemporanee, per il loro vuoto e dietro le quinte. L’idealizzazione dell’atleta è affidata a Claudio Marchisio, ex centrocampista bianconero. Si materializza dal disegno al campo, palleggia e calcia il pallone come fa il bambino sulla sabbia, quasi lo scambio si concretizzasse tra lo stadio torinese e il litorale sabbioso. Il piccolo protagonista, Leo, chiamato a intervenire sul palco, strappa più volte l’applauso del pubblico in sala: con spigliata sincerità risponde a quesiti sin troppo scontati per la sua vivace intelligenza. Ripercorrere le orme del campione? Non ne è poi così sicuro… in fondo è ancora presto per pensarci.
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