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Cristóbal Balenciaga a sinistra nella sua casa di moda a Parigi nel 1959. © Gyenes / Fonds Gyenes / Biblioteca Nacional de España

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Cristóbal Balenciaga a sinistra nella sua casa di moda a Parigi nel 1959. © Gyenes / Fonds Gyenes / Biblioteca Nacional de España

Il volo del merletto

Luana De Micco

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L’ora del cocktail è anche l’ora del merletto. Da discreto dettaglio sul tailleur del mattino, magari solo un volant sull’orlo della giacca, il merletto diventa protagonista la sera. E allora il bolero corto sul tubino o l’abito décolleté con l’ampia gonna si coprono di fiori e motivi di pizzo. Se c’è uno stilista che ha esplorato le mille utilizzazioni del merletto è Cristóbal Balenciaga (1895-1972). A «Balenciaga, mago del merletto» la Cité de la dentelle et de la mode dedica una mostra dal 18 aprile al 31 agosto. Il nome dello stilista spagnolo fa spesso pensare alle maniche a palloncino e agli abitini baby doll. Invece no, ci spiega la curatrice Catherine Join-Diéterle, c’è anche il merletto: «È un aspetto che non è mai stato studiato. Eppure Balenciaga ha sempre utilizzato il pizzo, sin dagli anni Venti, e continuò a usarlo anche negli anni Sessanta quando, con la rivoluzione della moda del 1965, giovani stilisti come Cardin lo avevano messo da parte». Balenciaga nacque a Getaria, un piccolo centro nei Paesi Baschi, da padre pescatore e madre sarta, che gli trasmise la passione per la moda. Aprì la sua prima boutique nel 1917 a San Sebastián. Poi, nel ’36, la guerra civile lo costrinse all’esilio a Parigi, dove aprì una nuova maison al numero 10 dell’avenue George V. È nella capitale francese che nel ’47 lanciò la marinière, nel ’55 inventò l’abito tunica e nel ’57 l’abito a sacco. La mostra, che espone 75 modelli, accessori, scarpe, guanti, documenti di archivio e campioni di ricamo prestati dalla maison Lesage, è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Cristóbal Balenciaga di Getaria, dove sarà allestita il prossimo anno. Alcuni modelli provengono dal Musée des Arts Décoratifs e dagli Archives Balenciaga di Parigi. Perché Calais? La Cité ha aperto le porte al pubblico cinque anni fa nei locali dell’ex fabbrica di merletti Boulart. Era qui, così come a Lione e a Caudry, che le grandi maison di moda parigine si procuravano i merletti. Anche le clienti di Balenciaga indossarono dunque merletti di Calais per più di vent’anni e quindi non poteva esserci luogo migliore. Il pezzo più antico, mai mostrato prima in Francia, arriva da Getaria: è un abito da sera nero del 1927 circa con bustino a fondo color salmone («molto di moda all’epoca») e la gonna di tulle con l’orlo irregolare. «Per Balenciaga il tulle era come il merletto, ma senza motivi», ci spiega la curatrice. Si sentono già le influenze della moda parigina di Jeanne Lanvin e Madeleine Vionnet. Degli anni prima della guerra è esposto anche un elegante completo da sera con giacca corta del 1938, in cui si mescolano merletto e velluto. Nel secondo dopoguerra e negli anni Cinquanta, con il New Look, torna di moda per i cocktail il pizzo «chantilly», che ricorda il Secondo Impero. In questi anni Balenciaga mescola oro e bruno, come nella mantilla che gli ricorda la Spagna: «L’oro che emerge dal bruno o talvolta dal nero ricorda i quadri di Goya, continua Catherine Join-Diéterle. Nell’abito fucsia del 1958 con la gonna in shantung e il busto di merletto in stola, il punto vita è leggermente più alto sul davanti e più profondo sul dietro, proprio come nei quadri di sante di Zurbarán. Un’astuzia per dissimulare le forme delle donne mature, rispettando il loro corpo». Maestro del taglio e delle geometrie morbide, Balenciaga «era pieno di immaginazione e di poesia. Adorava i colori vivaci, i rossi, i verdi, i rosa e gli effetti cangianti. Il pizzo poteva essere spesso e coprente o sottolineare le trasparenze». Balenciaga inventò l’anello-stola «che poteva nascondere il decolleté per il cocktail o scoprire le spalle per la sera» e rinnovò gli «abiti trasformabili» ai quali attribuì una nuova dimensione ludica, come nell’abito guaina di tulle con la sopra-gonna che diventa cappa se allacciata dietro al collo. «Per Balenciaga ciò che contava di più, conclude la curatrice, era l’eleganza dei gesti e del portamento di queste donne con i tacchi a spillo e la pochette in mano. Una ricerca dell’armontia che corrispondeva alla sofisticatezza degli anni Cinquanta, ma che poi, dopo il 1968, è andata persa».

Modella Tania con soprabito e abito da cocktail in merletto di Marescot (1963). Photo de dèpôt de modèle avec échantillon; © Photo et modèle conservés dans les Archives Balenciaga, Paris

Cristóbal Balenciaga a sinistra nella sua casa di moda a Parigi nel 1959. © Gyenes / Fonds Gyenes / Biblioteca Nacional de España

Luana De Micco, 09 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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