Debutta in questa unica anteprima estera a Palazzo Franchetti nell’ambito della mostra «A occhi spalancati. Capolavori dal Museo dell’Impressionismo russo di Mosca» (dal 13 febbraio al 12 aprile) quello che sarà il fulcro dell’omonima struttura moscovita, fruibile entro la fine di quest’anno. I 50 dipinti esposti nella città lagunare fanno parte della collezione privata che Boris Mints ha iniziato oltre dieci anni fa, anche riportando in Russia capolavori acquistati sul mercato internazionale (nella foto, Nikolaj Bogdanov-Bel’skij, «Estate», 1911). È da questa raccolta che prende corpo il nuovo museo, del quale non si conosce di quanto superiore sarà il numero definitivo delle opere. Ancora poco studiato in Russia, così come all’estero, l’Impressionismo russo (un saggio in catalogo di Vladimir Lenjasin analizza l’argomento) pur traendo origine da quello francese ne declinò e contestualizzò le linee guida: «Qui l’Impressionismo prende piede con dieci anni di ritardo rispetto alla Francia con l’apice tra la fine degli anni ’90 del XIX  secolo e gli anni ’10 del successivo, spiega Silvia Burini che assieme a Giuseppe Barbieri è responsabile del Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari, entrambi curatori dell’esposizione unitamente a Yulia Petrova, direttrice del Museo dell’Impressionismo russo, svolgendo un ruolo determinante prima e dopo le avanguardie. Un fenomeno che interesserà anche la letteratura, il cinema, la musica e il teatro». Volontà dei curatori è portare a conoscenza il concetto di Impressionismo diffuso che abbraccerà tutto il XX secolo, sino ai nostri giorni. Scandita tematicamente, la mostra offre un ingente supporto multimediale, un catalogo tradizionale e uno ideato per i bambini.