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Susanna Paparatti
Leggi i suoi articoliSarà un continuo rimando all’arte antica il percorso della mostra «Mazzonis e gli altri. Le opere del maestro e i tesori della sua collezione», allestita dal 15 luglio al 30 agosto al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto. Figlio di un’aristocratica famiglia torinese che lo abituò all’arte (la madre Elisa Desio Boggio prima di sposarsi era stata soprano e il padre Federico collezionista e cultore di arte antica), Ottavio Mazzonis (1921-2010) visse per molti anni a Palazzo dei Solaro della Chiusa, attualmente sede del Museo d’arte orientale. L’artista, che sino alla fine mai si allontanerà dalla figurazione tradizionale, potrà essere riletto grazie alla scelta di sculture e dipinti che acquistò in ambito internazionale, spaziando dagli artisti antichi sino ai contemporanei: proseguendo la raccolta avviata dal padre. In quattro sezioni tematiche la rassegna presenterà 38 lavori dell’artista torinese (nella foto, «Le Amiche», 1951) e 25 di maestri che ne influenzarono la formazione. Nella prima, opere di Luigi Calderini, che gli diede lezioni di disegno appena undicenne, e Nicola Arduino, che lo introdusse alla pittura a fresco; si prosegue con i maestri del Seicento e Settecento italiano come Luca Giordano e Andrea Pozzo. Poi il confronto è con l’arte veneziana del XVIII secolo, da Tiepolo al Vedutismo al quale Mazzonis si ispirò in dialettica con altri pittori attivi nella città lagunare tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900. Concludono il percorso Gaetano Cellini e Francesco Mosso, operanti a Torino nello stesso periodo.