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In Cina il design grazie al V&A (e tanti soldi)

In Cina il design grazie al V&A (e tanti soldi)

Lisa Movius

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La zona industriale di Shekou a Shenzhen, nel Sud della Cina, è insieme grande porto e vastissimo cantiere edilizio. All’orizzonte, le gru sembrano combattere come enormi mostri. Nella primavera del 2017, quest’area industriale diventerà un museo di design con grandi ambizioni, realizzato in partnership con il Victoria & Albert Museum (V&A) di Londra

«È la prima volta che il V&A dà vita a una collaborazione internazionale di questo tipo», spiega Tim Reeve, vicedirettore del museo londinese. Progettato da Fumihiko Maki, architetto giapponese vincitore del Pritzker Prize nel 1993, lo Shekou Design Museum è interamente finanziato dal China Merchants Group, di proprietà statale. Nel 2013, ha «ingaggiato» il V&A per l’apertura di una galleria dedicata all’interno dei 70mila mq dell’edificio.

Le istituzioni cinesi importano spesso mostre «a pacchetto» da sedi internazionali, ma questa è la prima volta che un museo straniero è stato pienamente integrato nello sviluppo di un’istituzione cinese. Nei termini di una partnership quinquennale, il V&A organizzerà mostre di design internazionale del XX e del XXI secolo dalle sue collezioni, oltre a due mostre itineranti, rispettivamente nel 2017 e nel 2018, e contribuirà alla formazione del personale curatoriale.

Nel contratto è previsto un corrispettivo economico per il V&A che però il museo non ha voluto quantificare. Lo Shekou Design Museum vuole fare di Shenzhen più di una «factory del mondo», spiega Ole Bouman, direttore dell’istituzione e già alla guida del Nai-Netherland Architecture Institute di Rotterdam. In città sono attive migliaia di società di design, e qui si è svolta nel 1992 la prima fiera nazionale di graphic design.

Il China Merchants Group è molto interessato a questa proprietà e il museo del design fa parte di un ambizioso progetto per dare un nuovo look a Shekou (la compagnia con sede a Hong Kong ha creato l’area dal nulla, facendo saltare le colline per livellare la zona e avere materiale di scavo per costruire il porto).

Anche se il mercato immobiliare cinese è in fase negativa come l’intera economia del Paese, Bouman spiega che il progetto del museo non dovrebbe subire variazioni. «Il progetto non è finanziato con il denaro del casinò (frutto di speculazioni immobiliari, Ndr), ma si basa su un impegno pluriennale», sottolinea.

 

Lisa Movius, 08 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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