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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliUltimamente un’équipe di giornalisti dell’Agence France Presse (Afp) ha potuto entrare per la prima volta nella grotta di Cussac, in Dordogna, un gioiello incontaminato della Preistoria, dove di solito sono ammessi solo i ricercatori per quattro settimane all’anno. Una volta superato il cancello di ferro, bisogna indossare una tuta bianca, un berretto e dei guanti e disinfettarsi le scarpe, prima di strisciare attraverso un corridoio angusto, attraversando il ghiaione che ha racchiuso il sito per migliaia di anni. Dà conto di questa visita un articolo pubblicato sul sito del quotidiano francese «Le Figaro» scritto dalla redazione in collaborazione con l’Afp.
Alla luce di una lampada frontale, ci si fa strada attraverso gallerie di stalattiti e stalagmiti su uno stretto sentiero di argilla, seguendo il percorso seguito da Marc Delluc quando scoprì la grotta nel settembre 2000. Questo speleologo dilettante (1957-2017) aveva rilevato una corrente d’aria in un riparo roccioso. Dopo aver liberato le lastre di calcare ad una ad una, percorse un centinaio di metri prima di avere una «scarica di adrenalina» quando vide linee curve e sagome aggrovigliarsi sopra la sua testa. «Mi sono reso conto di quale privilegio fosse per me entrare in un luogo sacro fin dalla notte dei tempi», dichiarò qualche tempo fa Delluc. Ora la grotta di Cussac è un luogo fragile, rigorosamente protetto dallo Stato.
La grotta, lunga 1,6 chilometri, contiene più di mille figure complete o parziali, sia animali sia femminili, disegnate sulla roccia tenera in un formato di larga scala durante il periodo Gravettiano, tra 35mila e 26mila anni fa, diversi millenni prima di Lascaux. «La grotta di Cussac è eccezionale per il suo stato di conservazione, perché è stata probabilmente chiusa molto rapidamente dopo la sua occupazione, il che ha permesso di preservare il suolo e i resti depositati», sottolinea Émeline Deneuve, capo curatrice del patrimonio presso la Direction régionale des Affaires culturelles (Drac) della Nuova Aquitania.
Alcuni graffi e la levigatezza delle pareti testimoniano la presenza dell’orso delle caverne, un lontano cugino dell’orso bruno. Ed è nelle loro tane, che scavavano per svernare, che sono stati depositati resti umani, coevi dell’arte rupestre. Sono stati identificati sei individui. Un raggruppamento «unico nel suo genere», dice Jacques Jaubert, l’archeologo responsabile del progetto di ricerca multidisciplinare. Secondo lui, questa grotta era un «santuario, un sito che non ospitava una vita quotidiana», con accesso pericoloso, «con lampade e torce volanti che potevano essere spente in qualsiasi momento». «Il gruppo viveva all’esterno, in ripari di roccia o all’aria aperta», aggiunge.
Tante le ipotesi sulla presenza umana: Jaubert evoca un possibile «rito di passaggio riservato agli adolescenti per passare al mondo degli adulti». I Gravettiani avrebbero anche visto la grotta «come un luogo di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti», dice lo studioso. E le incisioni sono tutti «frammenti di mitologie», con personaggi rappresentati con strumenti affilati in uno stile «omogeneo» e «manierato».
Un sito protetto dal 2002
Le nuove tecnologie 3D ci permettono di avventurarci in luoghi in cui fisicamente non possiamo arrivare. La ricerca nella grotta, parzialmente esplorata, deve rispettare misure rigorosissime per la conservazione di questo fragile sito, classificato come Monumento Storico nel 2002 e sottoposto al Codice dell’Ambiente. Il suo bacino idrografico è protetto e i lavori forestali, agricoli e urbanistici, così come le condizioni del traffico, sono rigidamente controllati. «Siamo responsabili della conservazione e della documentazione del sito e, poiché la grotta gode di buona salute, sosteniamo le ricerche che vi si svolgono, a condizione che rispettino i requisiti di conservazione del patrimonio. La documentazione della grotta e la sua digitalizzazione in 3D sono in corso di realizzazione anche in vista della sua restituzione al pubblico», osserva Émeline Deneuve.
Sulla base di questi dati, finanziati dal Ministero della Cultura, il dipartimento ha allestito da ottobre una mostra gratuita, con facsimili, nel vicino comune di Le Buisson-de-Cadouin. Il pubblico non potrà mai entrare nella grotta, tuttavia, per motivi di sicurezza, per l’opportunità di attenersi alle norme ma anche per una corretta aerazione. Il governo non ha intenzione di ripetere gli errori commessi nella grotta di Lascaux (Dordogna), contaminata da microrganismi legati all’afflusso di visitatori, prima che questa venisse chiusa nel 1963.

Una parete decorata con graffiti nella grotta di Cussac. Ministero della Cultura francese. Foto Ho New
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