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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliIl Centro delle arti e della cultura di Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, territorio d’Oltremare francese nel mar dei Caraibi, deve essere ristrutturato. È la fine di un’esperienza nata dal vuoto della politica culturale nell’arcipelago per molte persone che avevano ridato vita all’edificio abbandonato.
Gli artisti riuniti nel Kolektif Awtis Rézistans nel luglio 2021 avevano occupato i locali; da allora hanno investito ogni angolo, ricoprendo le pareti di murales, poesie e graffiti e organizzando spettacoli, conferenze, laboratori per bambini, mostre e visite guidate.
«Ci eravamo insediati per due mesi, per richiamare l’attenzione sulla situazione della cultura in Guadalupa», ricorda Laurence Maquiaba, portavoce del movimento autonomista Alyans Nasyonal Gwadloup, i cui militanti erano stati i primi a prendere possesso dei locali. La loro ambizione, rimasta immutata da allora, era quella di avere «uno spazio di espressione dove cercare, creare e incontrarsi», afferma la cantante Florence Naprix.
Questa occupazione è nata anche dalla constatazione della mancanza di infrastrutture e di azione pubblica in Guadalupa nel settore della cultura. Da lunedì, la comunità urbana Cap Excellence, che raggruppa Pointe-à-Pitre e diversi comuni limitrofi, ha ripreso il controllo dell’edificio prima dell'inizio dei lavori di ristrutturazione, che dovrebbero iniziare rapidamente. «Si riparte con lavori per 19 milioni di euro», ha dichiarato Bruno Pierrepont, direttore generale dei servizi di Cap Excellence. L’obiettivo è quello di rimettere in sesto la grande sala spettacoli da 1.200 posti, chiusa dal 2009 per lavori mai completati.
Le opere create in loco devono essere digitalizzate al fine di organizzare visite virtuali. Si parla di una seconda fase di ristrutturazione, con la possibile creazione di spazi di produzione e residenza. Ma «procediamo un passo alla volta e preferiamo non impegnarci su date precise: possono succedere tante cose», si destreggia Francesca Faithful, delegata alla cultura di Cap Excellence. Ma la richiesta c’è. «C’è stato un enorme entusiasmo, a dimostrazione del fatto che i guadalupesi sono assetati di cultura», testimonia l’artista multidisciplinare JaWan Lov, sfogliando il quinto volume del libro d’oro pieno di testimonianze.
Gli artisti hanno già lasciato i locali. «Non vogliamo ostacolare la creatività che ha potuto esprimersi qui», assicura Francesca Faithful, spiegando di aver messo «a disposizione degli artisti un locale che potranno personalizzare liberamente». Ma lo spazio proposto, «uffici di tipo centro di formazione o coworking», lascia scettici gli artisti, anche se essi riconoscono sia stato fatto «uno sforzo per comprendere i nostri vincoli».
Lungi dall’essere un semplice luogo di accoglienza, il Cac aveva ritrovato un ruolo centrale nella vita culturale locale. Artisti stranieri vi hanno lasciato il segno e il pubblico ha risposto presente per assistere a Dj set, incontri-scontri di rap nel fine settimana o laboratori di scrittura. All’inizio del 2025, il luogo aveva anche suscitato polemiche esponendo un’opera dell’artista Blow, che raffigurava la testa mozzata di Emmanuel Macron, provocando una denuncia da parte del capo dello Stato.
Tra gli artisti, la nostalgia di lasciare il luogo si mescola al sollievo. La gestione del luogo, «la sua sicurezza, l'accoglienza dei visitatori, la pulizia, la manutenzione del giardino creolo», era pesante e affidata a volontari, sottolinea Laurence Maquiaba, che rivendica con orgoglio la «creazione di un ecosistema che ci ha superato».
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