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Luca Zuccala
Leggi i suoi articoliCominciamo da dove siamo, Palazzo Serbelloni a Milano. Sotheby’s è rimasta l’unica casa d’asta straniera a puntare sul nostro Paese. Qual è la ragione di questa scelta? È mai stata messa in dubbio?
La scelta di mantenere la nostra abituale attività di aste a Milano non è mai stata oggetto di discussione. I nostri risultati giustificano la strategia a lungo termine che Sotheby’s ha scelto. Abbiamo sempre cercato di avere uno scambio virtuoso con i nostri clienti: se da un lato «prendiamo», dall’altro cerchiamo anche di restituire in termini di consulenza, know how e collaborazione nell’ottimizzazione delle più importanti raccolte private e istituzionali italiane. Valorizzare le numerose figure dei collezionisti italiani del passato e contemporanei è essenziale per lo sviluppo della curiosità e dello spirito critico dei collezionisti del futuro.
Aprile, per il sistema dell’arte italiano, è Milano. L’Art Week, l’ibridazione con il design, le prime aste, le grandi mostre. Qual è il valore della città per Sotheby’s, qual è la chiave per renderla un vero hub internazionale del sistema?
Milano è il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. Un aspetto che mi piace di Milano, che ho appreso essere molto apprezzato anche da amici e colleghi che arrivano dall’estero, è che ha una dimensione gestibile: i tempi degli spostamenti sono relativamente brevi anche quando si tratta di andare da un capo all’altro della città e i servizi sono di buon livello e diffusi. Durante i momenti dell’anno in cui si concentrano fiere, inaugurazioni e aste è di fatto la ricchissima offerta che attira il pubblico. Credo che la chiave per renderla ancora più internazionale risieda nell’appeal delle proposte e nell’investimento sulla qualità.
Nonostante la latitanza di un’offerta espositiva contemporanea che si rispetti, gli intralci burocratici, la notifica e la mancata riforma fiscale, quali sono le potenzialità del mercato italiano? Dove si deve intervenire con urgenza?
Investimenti sensibilmente superiori nella valorizzazione dei musei esistenti, nella creazione di nuovi poli espositivi di arte contemporanea e nel sostegno del sistema delle gallerie potrebbero portare al Paese vantaggi culturali ed economici. La semplificazione della burocrazia sarebbe fondamentale. Inoltre, una riforma fiscale che preveda incentivi per collezionisti e artisti potrebbe stimolare ulteriori acquisti. Infine, una maggiore promozione dell’arte italiana a livello internazionale potrebbe ampliare le opportunità e le prospettive.
Mi può fare una radiografia del vostro collezionismo?
Ci rivolgiamo a un pubblico vasto e variegato. Abbiamo figure che cercano opere innovative e di tendenza, spesso con un occhio al potenziale valore di investimento, ma soprattutto che si innamorano dell’opera o dell’oggetto. Abbiamo anche professionisti del nostro settore che cercano materiale per le proprie gallerie e mostre temporanee, oltre che istituzioni e musei che talvolta sono attivi sul mercato dell’arte contemporanea in Italia. Più in generale i collezionisti di arte contemporanea sono attratti da opere che parlino del mondo in cui vivono. La sostenibilità e l’impatto sociale dell’arte sono diventati temi rilevanti per molti collezionisti, che cercano opere che abbiano valore estetico, ma anche un significato più profondo.
Quali canali prediligono i collezionisti?
Sicuramente oggi è anche molto più semplice rispetto al passato tenersi informati; infatti, i collezionisti sono sempre più consapevoli del valore di mercato delle opere e tendono a fare ricerche approfondite prima di acquistare. La provenienza e la storia dell’opera sono fattori chiave nella decisione d’acquisto. I canali che prediligono i nostri clienti sono quelli tradizionali delle aste e delle trattative private. Penso che l’appeal dell’evento «sociale» asta sia sempre forte perché i collezionisti sono attratti dalle esperienze coinvolgenti. Tuttavia, ho la percezione che con il potenziamento delle piattaforme digitali, il pubblico acquisito dalle aste online dia meno peso a questi aspetti per privilegiare invece la pura ricerca del pezzo «giusto».

Palazzo Serbelloni a Milano, sede di Sotheby’s. Courtesy Sotheby’s
Dominato da un complessivo 30% in meno di volume di vendite in asta, il 2024 è stato il secondo anno consecutivo pervaso da trasformazioni strutturali del mercato. Come sta mutando uno dei trend, quello del lusso, che ha contrassegnato in positivo gli ultimi anni?
Il trend del lusso ha mostrato una grande resilienza anche durante periodi di incertezze economiche. Crediamo quindi che sia destinato a continuare. Stiamo anche assistendo a un cambiamento del lusso, non solo in termini di prodotto, ma anche in termini di esperienze. Gli acquirenti cercano qualcosa di più delle semplici «cose costose»: vogliono esperienze uniche e una connessione emotiva con i brand che puntano infatti su offerte esclusive, edizioni limitate e anche sul concetto di «lusso intangibile», come l’accesso a eventi privati o esperienze Vip, dove il valore percepito è legato all’esclusività piuttosto che al materiale.
La corsa verso l’«effimero» sembra sempre più marcata.
Il fenomeno è in gran parte legato ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori, in particolare tra le generazioni più giovani. Le persone oggi sono sempre più interessate a ciò che è «fugace» o in continua evoluzione, come nel caso di tendenze digitali (la corsa agli Nft ne è stato un esempio) e collaborazioni artistiche o tra brand. I clienti di questo settore cercano esperienze che riflettano non solo il loro potere d’acquisto, ma anche la loro individualità e connessione con la cultura popolare e le tendenze emergenti. Si può dire che l’effimero sia divenuto anche un mezzo per affermare la propria identità in un contesto in costante cambiamento.
Tornando all’Italia, al di là dei soliti noti, c’è qualche novità all’orizzonte? Qualche nome su cui puntare nell’asta milanese di maggio?
Nella nostra prossima asta prevista per il 28 maggio avremo delle belle opere dei «soliti noti» Lucio Fontana, Ettore Spalletti, Piero Dorazio, Emilio Vedova, Enrico Castellani, Fausto Melotti. Tuttavia, come sempre, abbiamo lavorato molto anche sugli artisti non italiani. In particolare, punteremo su George Baselitz, Sam Francis, Tom Wesselmann, Robert Indiana, Georges Mathieu, Carlos Cruz Diez, Jean Fautrier, Andy Warhol, Max Bill e Serge Poliakoff, tra gli altri. Stiamo ancora lavorando sulla raccolta di opere e penso che avremo ancora delle belle sorprese. Siamo molto felici anche di poter presentare al pubblico un capolavoro di Leonardo Cremonini, artista che non ha ancora a nostro parere espresso al massimo le proprie potenzialità, ma che reputiamo di grande valore storico artistico.
Perché l’arte italiana degli ultimi trent’anni non ha nessuna attenzione dal pubblico internazionale nonostante le nuove generazioni dominino i mercati?
L’arte italiana contemporanea non manca di talenti e di potenziale, ma è influenzata da una serie di fattori legati alla sua visibilità, al mercato, alle politiche culturali e al contesto globale. Nonostante ciò, ci sono segnali di una crescente attenzione internazionale, anche se il processo di affermazione su larga scala richiede tempo e una maggiore sinergia tra le istituzioni, i galleristi e gli artisti stessi. Da Sotheby’s, i partecipanti alle nostre aste italiane provengono da tutto il mondo. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo visto offerte da quasi 60 Paesi da tutta Europa, America, Medio Oriente e Asia. Ciò che è stato interessante è che oltre un quarto degli acquirenti delle nostre aste italiane dell’anno scorso erano nuovi a Sotheby’s e provenivano da tutto il mondo!
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