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Nella Villa Guerrieri Rizzardi si possono visitare i giardini appena restaurati e le cantine settecentesche

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Nella Villa Guerrieri Rizzardi si possono visitare i giardini appena restaurati e le cantine settecentesche

In Valpolicella tra templi, ville barocche, giardini e grandi vini

Un itinerario nella terra dell’Amarone, il vino battezzato nelle cantine di Villa Mosconi Bertan, ma già presente tra le tessere della romana Villa dei Mosaici di Negrar o nel sito neolitico di località Colombare. Ecco che cosa visitare quest’autunno

Camilla Bertoni

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Qui è nato l’Amarone, il pregiato vino così battezzato nelle cinquecentesche cantine di Villa Mosconi Bertani. Era il 1936, dicono, ma i suoi vinaccioli pare siano gli stessi trovati tra le tessere della romana Villa dei Mosaici di Negrar o nel sito del Neolitico in località Colombare, scavato in collaborazione con l’Università di Milano. Purtroppo qui è nato anche il termine di «negrarizzazione», entrato nel dizionario Treccani come sinonimo di cementificazione selvaggia, ampiamente verificatasi a dispetto delle battaglie per la salvaguardia dell’incredibile patrimonio di arte, archeologia e bellezza paesaggistica della Valpolicella, terra da cui si ricava anche l’altro «oro rosso», oltre al vino: il marmo Rosso Verona. Battaglie capitanate da Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante e presidente dell’associazione SalValpolicella, o dagli attivisti locali di salviamoilpaesaggio.it, così come dall’Archivio Piero Gazzola che conserva e trasmette l’opera di chi, da soprintendente, nel 1957 vincolò l’intero contesto ambientale con pioneristico provvedimento, molto spesso aggirato.

Un itinerario (non certo esaustivo), tra una degustazione di Classico, Ripasso e Amarone o di dolce Recioto, potrebbe partire da Arbizzano, appena fuori Verona, dalla settecentesca Villa Mosconi Bertani, disegnata da Adriano Cristofali: il Salone delle Muse, dove frescanti emiliani hanno dipinto il soffitto con architetture trompe l’œil e con le quattro stagioni, era sede di un salotto letterario frequentato da Ippolito Pindemonte. La villa si visita insieme al giardino all’inglese, il bosco romantico con laghetto, i vigneti, documentati almeno dall’inizio dell’XI secolo e le cantine (mosconibertani.it, chiuso a gennaio). 

Recente è invece la cantina Benedetti «La Villa» a Negrar (benedettilavilla.it): il nome si deve alla località dove da tempo immemore si tramanda l’esistenza di una villa romana. Trovata in piccola parte nel 1855, ricercata nel 1922 da Tina Campanile, prima donna archeologa alla Scuola di Archeologia di Atene, riemersa casualmente nel 1975, la Villa dei Mosaici è stata oggetto di un recupero iniziato nel 2019 e ora si vede in tutta la sua ampiezza e ricchezza grazie a Gianni De Zuccato, funzionario della Soprintendenza, con la direzione di Vincenzo Tiné; e grazie alla collaborazione dei proprietari dell’area Matteo e Simone Benedetti, i quali hanno messo a disposizione i terreni e sostenuto in parte le spese dello scavo con un innovativo modello di collaborazione Stato-privato replicato con un altro supporter, la cantina Franchini Agricola

Preziosi per il ritrovamento della villa sono stati anche i documenti conservati nell’Archivio Piero Gazzola che si trova nella corte poco distante, salendo in località San Ciriaco, dove viveva l’architetto, letterato, specializzato in paleografia e in edilizia antiaerea: la sua vasta opera di tutela va dai ponti antichi di Verona, ricostruiti dopo la Seconda guerra mondiale, alle battaglie contro il boom edilizio, alla valorizzazione di siti archeologici del mondo, con il salvataggio tra l’altro dei templi di Abu Simbel in Egitto, negli anni ’60. L’enorme documentazione tra volumi, foto, disegni, scritti, è consultabile in parte online oppure in presenza previa prenotazione (pierogazzola.it). Scendendo da San Ciriaco con una piccola deviazione si possono visitare in località Pojega i giardini appena restaurati e le cantine settecentesche di Villa Guerrieri Rizzardi (fino al 2 novembre, guerrieririzzardi.it): commissionato all’architetto Luigi Trezza dal conte Antonio Rizzardi nel 1783, il suo è uno dei più scenografici esempi di giardino all’italiana con un’estensione di 54mila metri quadrati, il tempietto abitato da statue neoclassiche, il giardino degli agrumi, la fontana e il teatro verde più ampio d’Italia. 

Il Casal del Ronchi è possedimento degli Alighieri dal 1353, quando lo acquistò il figlio di Dante, Pietro

Si torna all’archeologia sul monte Castelòn di Marano con il Tempio di Minerva aperto al pubblico dal 2019, dove una terza campagna di scavi e restauri (2022-24) ha fatto emergere resti di età repubblicana (tempiodiminerva.it). Il sito è considerato uno dei più interessanti del Nord Italia per il connubio tra paesaggio e storia: portato alla luce inizialmente nel 1835 da Giovanni Girolamo Orti Manara, abbandonato e ricoperto di «marogne», i tipici muri a secco per i terrazzamenti, è il risultato di archeologia partecipata grazie alle testimonianze degli abitanti più anziani, fondamentali per il suo recente ritrovamento. Conserva tracce di strutture dove le tradizioni di culto di Arusnati, Celti e Romani si sovrappongono, dall’Età del Ferro all’età romana imperiale, con intonaci tardo repubblicani dipinti in Primo stile pompeiano, strutture in pietra della Lessinia e opus reticolatum, praticamente assenti in Nord Italia. 

La scenografica Villa Della Torre a Fumane (villadellatorre.it), completata nel 1560, con strutture e affreschi dove riecheggiano i nomi di Michele Sanmicheli e Giulio Romano, con i suoi «mostruosi» camini allaccia misteriosi fili con le committenze del Bosco di Bomarzo e del Giardino Giusti di Verona. Dal 2008 è proprietà del Gruppo Marilisa Allegrini, che comprende anche le aziende San Polo (Montalcino, Si) e Poggio Al Tesoro (Bolgheri, Li). Scavallando verso la valle successiva, si arriva sul cocuzzolo di San Giorgio, inserito dal 2015 tra i «Borghi più belli d’Italia», nato intorno alla pieve romanica longobarda risalente al 712, dalle strutture lapidee intatte e con un magnifico ciborio all’interno. Il piccolo museo conserva anche le testimonianze degli Arusnati che abitavano la Valpolicella dal V secolo a.C., mentre lo sguardo può spaziare sul panorama che si estende fino al lago di Garda e a Verona. Ai suoi piedi i vigneti hanno conquistato gli spazi naturali della zona di Gargagnago dove la storica azienda Masi, nelle cui cantine si assegna da quarant’anni il mecenatistico Premio Masi (fondato dal patron Sandro Boscaini insieme a Cesare Marchi e al giornalista Giovanni Vicentini), ha festeggiato la sua 250ma vendemmia, ma è anche finita nel mirino di contestazioni paesaggistiche per l’espansione delle sue strutture. 

Poco distante, sempre nel Comune di Gargagnago, il Casal del Ronchi è possedimento degli Alighieri dal 1353, quando lo acquistò il figlio di Dante, Pietro. Con l’aggiunta del cognome Serego, i discendenti del poeta da allora vi abitano e vi producono vino (seregoalighieri.it), anche grazie ad antichi vigneti ottocenteschi sopravvissuti alla filossera dei primi del ’900. Dopo la pieve romanica di San Floriano, per riemergere nell’attualità, vale una sosta il Byblos Art Hotel e ristorante di Corrubio (byblosarthotel.com): il mirabolante connubio tra antico e contemporaneo, creato con la collaborazione dell’architetto e designer Alessandro Mendini, è frutto del recupero creativo di Villa Amistà (con corpo centrale sanmicheliano e strutture del XVIII secolo) e del dialogo di affreschi e stucchi originali con oggetti di design e opere di Vanessa Beecroft, Sandro Chia, Tony Cragg, Damien Hirst, Anish Kapoor, Piero Manzoni, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Luigi Ontani, Sol LeWitt e molti altri.

Uno dei «mostruosi» camini della Villa Della Torre a Fumane

Camilla Bertoni, 18 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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