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Roberto Mercuzio
Leggi i suoi articoliSecondo un rapporto dell’Unesco, in due anni di guerra israelo-palestinese almeno 114 siti del patrimonio culturale sono stati danneggiati o distrutti a Gaza. Tra questi figurano il Palazzo del Pascià, il Centro culturale Rashad Shawa e la Grande Moschea Omari. Ne dà conto un articolo pubblicato sul sito dell’emittente televisiva francese «France 24».
Diverse organizzazioni hanno condannato queste distruzioni, tra cui Première Urgence Internationale. Nel 2017 l’Ong francese ha lanciato l’iniziativa Intiqal per preservare il patrimonio culturale di Gaza.
Il loro lavoro si è rivelato fondamentale a settembre, quando Israele ha distrutto il deposito della Scuola Biblica e Archeologica Francese (École biblique et archéologique française, l’Ebaf) nella città di Gaza. Preavvertiti dell’attacco, Intiqal e altre organizzazioni sono riuscite a salvare l'80% dei reperti conservati nel deposito.
France 24 ha intervistato Jehad Abu Hassan, coordinatore del programma Intiqal, che ha dichiarato: «Il deposito dell’Ebaf ospitava un’incredibile collezione di reperti del patrimonio palestinese, frutto di 30 anni di scavi e ricerche a Gaza. È stata un’impresa davvero ardua, perché i bombardamenti erano continui. Non è stato affatto facile, dato che normalmente il trasferimento di reperti come questi richiede una preparazione meticolosa e misure accurate per proteggerli».
Krista Pikkat, direttrice dell’Entità Cultura ed Emergenze dell’Unesco, ha conversato con la squadra mandata in loco da France 24, lamentando l’impatto «considerevole» della distruzione israeliana sul patrimonio di Gaza: «Riconosciamo il fatto che qualsiasi bene culturale è importante per una determinata comunità, sia perché ha un valore storico, sia perché ha un valore sacro o culturale. Tutti questi simboli hanno quindi un significato per determinate comunità. E ogni monumento perduto è una perdita per sempre».
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