Bianca Bozzeda
Leggi i suoi articoliA ottobre 2021 la Fondazione Mario e Marisa Merz inaugurava la sua programmazione presso lo Zac, il padiglione di 1.500 metri quadrati situato nell’area dei Cantieri Culturali alla Zisa, di proprietà comunale. Uno spazio industriale che la fondazione con base a Torino ha avuto in gestione a titolo gratuito (e nel quale ha investito un milione di euro) fino a quest’anno, quando la comunicazione con il Comune ha subìto un rallentamento. Dopo un mandato di tre anni, durante i quali ha saputo dare vita a una programmazione interdisciplinare degna di attenzione internazionale, la fondazione è venuta a conoscenza della pubblicazione di un nuovo bando attraverso la stampa: «Quello che avevamo capito, e ci sembrava del tutto esplicito, è che l’intenzione fosse di rinnovare la collaborazione, una sorta di continuazione di un progetto non ancora terminato, spiega Beatrice Merz. A maggio, quando il termine del mandato era in scadenza, ci è stato chiesto di inviare il progetto per i prossimi anni, cosa che abbiamo fatto subito. Dopo un silenzio di quattro mesi, a settembre abbiamo avuto un incontro con l’assessore alla Cultura Giampiero Cannella, che ha confermato il progetto e l’intenzione di proseguire. Da quel momento, non abbiamo più avuto notizie».
Simile a quello vinto dalla Fondazione Merz qualche anno fa, il nuovo bando (in scadenza il 6 dicembre) richiede un profilo internazionale ed esperienza nella promozione, conoscenza e diffusione dell’arte contemporanea: difficile immaginare, nel panorama italiano, un candidato più qualificato. E se un’altra realtà di ampio respiro si facesse avanti? «Ne saremmo più che felici: vorrebbe dire che abbiamo fatto il nostro lavoro e che c’è attenzione a quel luogo, allo Zac, e più in generale al progetto dei Cantieri Culturali alla Zisa», risponde Beatrice Merz, aggiungendo che, per valutare un progetto di queste dimensioni, tre anni non sono sufficienti: «Ce ne vorrebbero almeno cinque: quando due persone si incontrano hanno bisogno di studiarsi, ci vuole più tempo, da entrambi i lati. È stato fatto un grande lavoro sul territorio, e abbiamo cercato di abbracciare un pubblico più ampio, che è la cosa più difficile».
Dal 2021 l’antenna siciliana della fondazione torinese ha sviluppato, tra le altre, collaborazioni con il Teatro Massimo, il Museo Salinas, il Parco Archeologico di Segesta, l’Orto Botanico, con il ramo culturale dell’azienda vitivinicola Planeta, commissionando opere e dando vita a un programma che ha dato al pubblico palermitano la possibilità di confrontarsi con ospiti come Rosa Barba, Alfredo Jaar e Yuri Ancarani, con il lavoro di Romeo Castellucci, regista teatrale e fondatore della Socìetas Raffaello Sanzio, dell’artista afghana Lida Abdul, di Robert Wilson e di molti altri, garantendo sempre l’ingresso gratuito: «Avevamo volutamente escluso l’emissione dei biglietti, e rifaremmo la stessa cosa se dovessimo partecipare al nuovo bando. È una scelta culturale, una questione di apertura: vogliamo portare, non prendere. Se emetti il biglietto escludi una parte della comunità», spiega ancora Merz. Ad esempio gli studenti, che sono i maggiori frequentatori dei Cantieri Culturali, sede di diversi Dipartimenti dell’Accademia di Belle Arti, e che senza la presenza della Fondazione Merz rischiano di perdere una risorsa preziosa: «Qui ci sono così pochi spazi in cui si fanno le cose per bene, e uno dei pochi ci viene tolto anche come strumento didattico», commenta l’artista Stefania Galegati, docente di pittura presso l’Accademia: «La presenza della Fondazione Merz è stata un motore che ha mosso dinamiche importanti per chi vive qui. Per gli studenti è stato un modo per incontrare artisti, vedere come si installa una mostra. Palermo offre loro ben poco per poter anche solo pensare di avere una prospettiva di vita in questa città. Se queste poche cose vengono tolte il rischio è che, dopo il triennio, se ne vadano tutti altrove».
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