Bianca Bozzeda
Leggi i suoi articoliNel 29mo anniversario dall’inizio della sua attività, a febbraio la casa vinicola siciliana Planeta ha ricevuto il titolo di «Winemaker of the Year», riportando l’Italia in vetta alla classifica di uno dei maggiori riconoscimenti enologici al mondo dopo 16 anni. Fondata dalla famiglia Planeta negli anni ’90, da due decadi l’azienda agricola votata alla sostenibilità affianca alla produzione di vino (e non solo) progetti culturali a sostegno del territorio siciliano, a dimostrazione del fatto che esistono vari modi per coltivare la propria terra.
Dopo la prematura scomparsa dell’imprenditore e mecenate che diede il via all’impegno culturale della casa vinicola, dal 2022 Planeta Cultura per il territorio è curato da Vito Planeta Jr, nipote omonimo dell’iniziatore del progetto. Con una produzione di oltre 2,4 milioni di bottiglie l’anno, per la casa Planeta l’impegno nell’ambito artistico e culturale è un «gesto d’amore» non scontato: «Di lavoro, la nostra famiglia produce vino, ma con gli anni abbiamo voluto prenderci altre responsabilità. Siamo andati oltre il nostro ruolo», spiega Vito Planeta, classe ’97, che oggi prosegue quel «qualcosa di importante» che venne intuito e iniziato dallo zio.
Affiancato dalla curatrice Valentina Bruschi e dall’artista Ignazio Mortellaro, entrambi coinvolti nella progettazione culturale dell’azienda sin dal principio, Vito Planeta Jr. ha esordito curando la performance «VB94» dell’artista genovese Vanessa Beecroft, che nel 2022 ha dato vita a uno dei suoi celebri tableaux vivants presso la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, tornando a Palermo dopo 14 anni dall’ultima esperienza nella Chiesa dello Spasimo. Una performance seguita da una personale che ha attirato un pubblico di 3mila persone. Ideato da Vanessa Beecroft Studio Los Angeles con la partecipazione della Galleria Lia Rumma Napoli/Milano, il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Associazione dei Musei Siciliani e sostenuto, oltre che da Planeta Cultura per il territorio, anche dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Un esempio più che riuscito di collaborazione istituzionale in un contesto non sempre facile: «La chiave di questo lavoro sta nel trovare spunti ovunque: investire, raffinare le nostre pratiche, mettere in piedi un organismo che coinvolga il sistema accademico e museale per costruire qualcosa che non sia deleterio, ma che dia sostegno concreto al territorio siciliano e al suo panorama artistico», spiega Planeta, e aggiunge: «Nel mondo dell’arte siciliano spesso manca la fluidità che esiste altrove, quella ciclicità che passa dall’artista al collezionista e raggiunge l’istituzione: è importante far sì che queste realtà dialoghino tra loro anche qui».
Tra i partner storici di Planeta anche la Fondazione Merz, che nel 2021 ha inaugurato una sede a Palermo nei Cantieri Culturali alla Zisa. La collaborazione con la fondazione torinese è destinata a prendere forma anche in uno dei prossimi progetti culturali dell’azienda, che in concomitanza con l’apertura della Biennale d’Arte di Venezia 2024 inaugura due parchi di sculture presso due sue cantine, quella di Noto e quella che sorge sul versante nord dell’Etna, con opere di Mario Merz, Claire Fontaine, Emiliano Maggi, Ignazio Mortellaro e Petra Feriancová.
Una delle prime attività sviluppate dall’azienda in ambito artistico è la residenza nomade «Viaggio in Sicilia», che dal 2004 si sviluppa nei luoghi in cui sorgono le cinque cantine Planeta: Noto, Menfi, Vittoria, Capo Milazzo e Etna. Luoghi d’ispirazione per artisti che, a cadenza biennale, vengono invitati a entrare in contatto con il territorio. Tra loro anche il collettivo Claire Fontaine (autore dell’opera concettuale «Stranieri Ovunque-Foreigners Everywhere» che quest’anno dà il titolo alla 60ma Biennale), invitato dalla curatrice Valentina Bruschi nel 2017, quando il collettivo era già molto noto sulla scena internazionale ma meno in Italia, e che anche a seguito di questa esperienza ha deciso di stabilirsi a Palermo.
Così come è accaduto per le ricerche svolte da Claire Fontaine, centrate sulla figura di Ettore Majorana e sviluppate attraverso i luoghi in cui il fisico catanese ha vissuto, le attività rivolte all’arte contemporanea sono intese sempre e solo in dialogo con le stratificazioni culturali siciliane che le hanno precedute: «Mi rifiuto di abbandonare il nostro patrimonio, che è fatto delle opere di Guttuso, di Mario e Aldo Pecoraino, di Cuticchio, di Letizia Battaglia o di Sciascia», precisa il giovane Planeta.
Vito Planeta Jr declina in ambito artistico un patrimonio culturale tramandato da 18 generazioni, e guarda al futuro di una realtà che ha bisogno di essere protetta: «C’è davvero qualcosa in questa terra che è unico al mondo. Spero ci sia qualcuno che, anche da lontano, si innamori e tenda la mano al mondo della cultura in Sicilia, così come lo stiamo facendo noi».
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