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Redazione
Leggi i suoi articoliC’è una forza silenziosa che attraversa le opere di Jacopo Valentini. La tensione tra geografia e mito, tra la materia del paesaggio e la sua proiezione simbolica. Con «Vis Montium (Egyptian Dispatch)», presentata al Cairo International Art District (CIAD 05) dal 12 ottobre al 16 novembre 2025, l’artista emiliano porta nel cuore della capitale egiziana una riflessione sullo spostamento dei luoghi, sul modo in cui la memoria costruisce continenti invisibili.
Il progetto, sostenuto dall’Istituto Italiano di Cultura del Cairo e curato da Art D’Égypte by Culturvator, nasce dal ciclo in corso Vis Montium (2019–in progress), in cui Valentini interroga la relazione tra territorio, storia e percezione. Tutto comincia dalla Pietra di Bismantova, la rupe dell’Appennino reggiano che Dante cita nel Purgatorio e che l’artista assume come punto d’origine di una cartografia emotiva. Da quella montagna reale e mentale, Valentini costruisce un linguaggio visivo che attraversa confini, sovrapponendo paesaggi lontani nel tempo e nello spazio.
Al Cairo, la ricerca si espande in un nuovo capitolo, il confronto tra la Pietra di Bismantova e le piramidi egizie, due architetture naturali e culturali accomunate da una medesima aspirazione verticale. Durante la residenza svolta all’Istituto Italiano di Cultura nell’aprile 2025, Valentini ha realizzato una serie di opere stampate su tessuto, dispiegate in un’installazione che occupa il tetto e la terrazza dello Shourbagy Building, luogo scelto per la sua apertura visiva e la possibilità di far dialogare cielo, città e materia. L’effetto è quello di una geografia sospesa, dove la roccia diventa trama e la luce traduce il paesaggio in superficie vibrante.
Nel contesto del CIAD 05, che trasforma il centro storico del Cairo in un museo diffuso con oltre 160 artisti da tutto il mondo, la mostra di Valentini si inserisce come un gesto di connessione. Tra Mediterraneo e deserto, tra memoria europea e simbolismo faraonico. Accanto a lui, altri quattro italiani - Luca Boffi, Chiara Lecca, Giacomo Cossio e Luigi Pensa . testimoniano la vitalità del dialogo tra Italia ed Egitto promosso dall’Istituto.
«Creare un dialogo tra patrimonio e contemporaneità» è l’obiettivo che, come ricorda la fondatrice Nadine Abdel Ghaffar, «anima Art D’Égypte by Culturvator. E Valentini sembra rispondere perfettamente a questa chiamata: la sua opera non riproduce il paesaggio, ma lo traduce in un sistema di segni, di rimandi, di energie. La montagna e la piramide, la pietra e il tessuto, il luogo e la sua proiezione diventano gli elementi di una stessa grammatica visiva».
In «Vis Montium (Egyptian Dispatch)» il paesaggio non è più una semplice veduta, ma una lingua antica che torna a parlare, rivelando come la forma dei luoghi contenga ancora, silenziosamente, la forma del pensiero.
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