Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliUn buon calciatore, come un buon artista, deve sapere giocare d’anticipo, prevedere le mosse dell’avversario, prefigurare scenari futuri. È solo uno dei tanti legami fra l’arte e il calcio che Artissima e Juventus esplorano in un dialogo straordinario, ormai dal 2018.
Un dialogo sfociato in un progetto rivolto ai piccoli visitatori (6-11 anni), alla futura generazione con cui Artissima e Juventus vogliono condividere i valori, le domande e gli strumenti di pensiero che solo l’arte e lo sport sanno veicolare con un impatto e una forza di grande portata.
Così è nato nel 2018, Artissima Junior, ispirato alle parole visionarie di Bruno Munari: «Conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé per tutta la vita vuol dire conservare la curiosità di conoscere il piacere di capire la voglia di comunicare». Da allora sono stati realizzati dai bambini, ogni anno con un artista diverso, frequentatissimi workshop finalizzati alla creazione di un’opera collettiva, frutto sempre di partecipazione, riflessione su grandi temi e lavoro di squadra.
Artissima Junior è un progetto che prende forma nel 2018 grazie alla collaborazione tra Juventus e Artissima. Nelle tre edizioni, interrotte solamente dalla parentesi del COVID, il fil rouge è sempre stato il lavoro di squadra: con l’obiettivo di avvicinare i bambini all’arte, le attività realizzate hanno come scopo ultimo la creazione di un’opera corale e collettiva, che parta dal singolo e che metta in risalto, appunto, l’importanza del lavorare insieme.
Dopo Alek O. (nel 2018), Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari (nel 2019), Diego Perrone (nel 2020, in versione virtuale), Giovanni Ozzola (nel 2022), quest’anno è la volta di Eugenio Tibaldi. Piemontese, classe 1977, autore di La forma spezzata, libro d’artista, favola per bambini e ragazzi (Allemandi 2023), propone per questa edizione un parallelismo fra gli animali che popolano le profondità del mare e quelli che abitano il cielo, combinando il tutto con il concetto di empatia, trasformazione, crescita e collettività.
Eugenio Tibaldi, quando è iniziato e come si è sviluppato il suo rapporto con Artissima e Juventus?
Sono stato contattato prima dell’estate da Luigi Fassi, Direttore di Artissima, che mi ha chiesto se fossi interessato a proporre un progetto per la realizzazione dei laboratori di Artissima Junior da sottoporre allo staff della fiera e a Juventus, main sponsor del progetto. Ho inviato la mia idea che è piaciuta e da lì è iniziato il lavoro con lo staff di Artissima che mi ha accompagnato in ogni fase, con grande attenzione e dando importantza a ogni singolo dettaglio, con un profondo rispetto per il progetto e per le linee guida che avevo impostato. Un esempio interessante è che ho chiesto che nulla nello stand fosse realizzato in plastica: anche le grafiche alle pareti sono state realizzate da me, con l’aiuto del team di Artissima Junior. È stato un lavoro lungo e paziente, frutto di un impegno diretto e fedele ai temi trattati, con un risultato molto diverso da quello super patinato cui siamo abituati.
Quali sono i valori e il tema del progetto da lei proposto per Artissima Junior?
Il progetto si intitola «BE NET», nasce dalla ricerca sul concetto di «altro», che sto portando avanti da qualche tempo, in questo caso in una declinazione che possa essere gestita dai bambini di età compresa tra 6 e 11 anni. Inoltre si collega in modo molto naturale al concetto di cura, tema portante di Artissima 2023. I valori in ballo nella ricerca sono molti e variano in base a ogni singolo fruitore, che li attiverà attraverso un percorso di scelte e decisioni sequenziali. Riassumendo brevemente direi che è un lavoro che punta a riconoscere gli aspetti più variegati della nostra personalità riflessi in altre forme di vita e a prendercene cura siano essi più piacevoli o più fastidiosi. Una sorta di empatia che nasce dall’esterno e si rivolge all’interno di noi stessi.
Come verranno elaborati i concetti di empatia e gioco di squadra nell’attività pratica laboratoriale?
Lavorare con 30 bambini deve, per ragioni logistiche, attivare un gioco di squadra, l’alternativa temo che sarebbe il caos! Non sarò solo a gestire i laboratori vi saranno 7 assistenti che già da qualche settimana hanno iniziato a lavorare con me per comprendere a fondo il senso del lavoro e poter coordinare le varie fasi. Anche questo è un aspetto particolare, per me non è semplice demandare parte del lavoro ad altri, tocca tasti quali la parziale perdita del controllo finale, l’accettazione di un risultato che prevede la somma di più visioni. Quindi direi che si tratterà di un lavoro di squadra a più livelli che esalterà gli aspetti positivi della collaborazione e migliorerà la tolleranza di tutti noi.
Che cosa faranno i bambini?
Dopo una brevissima introduzione chiederò ai giovani partecipanti di scegliere un’immagine, da cui si sentono rappresentati e verso cui provano empatia, da una delle due pareti (popolate da esseri del mondo marino e da animali che vivono il cielo). La seconda richiesta, invece, sarà di scegliere dalla parete opposta un’immagine che non li rappresenta, detto in parole semplici, che non li attrae. Nella seconda fase chiederò loro di unire queste due immagini creando un essere nuovo, impossibile, che unisce due mondi apparentemente separati e anche due aspetti decisamente opposti. Per rendere l’immagine unitaria insegnerò ai bambini una tecnica molto importante per il mio lavoro che prevede l’utilizzo della pittura bianca per fare focus sulla forma finale.
In modo metaforico il risultato di quest’unione sarà anche una sorta di riflessione sugli aspetti negativi e poco attraenti di noi stessi e sulla capacità di riconoscerli, gestirli e curarli. Nella terza fase, infine, questi abbinamenti verranno messi in comunicazione fra loro, creando così un unico grande lavoro intagliato che alla fine dei 3 giorni sarà al rete di tante micro connessioni in un’unica grande opera corale.
Che cos’è «La forma spezzata» e come confluisce nel progetto?
Questo è stato un anno molto speciale nel mio rapporto con i bambini e non escludo che «La forma spezzata» sia stato un viatico per la scelta della mia figura all’interno di Artissima Junior. Poche settimane fa è stato presentato questo piccolo volume illustrato edito da Allemandi e realizzato per la Fondazione Rossini. Il libro racconta una storia fantastica ambientata nella provincia italiana fra gli anni ’80 e i nostri giorni. La narrazione è sotto forma di fiaba, in primis perché la parola non è il mio campo d’azione, ma anche perché a volte per narrare questioni spinose, che ci coinvolgono direttamente, l’unica via è quella di semplificarle. Il risultato è uno strano Libello in cui si indaga la distanza fra il lettore (età matura) ed il fruitore bambini e bambine nati ampiamente dopo il 2000. In quella distanza emerge il taciuto di una generazione che ha visto deflagrare il sogno capitalistico e che deve fare i patti con questo fallimento e con la percezione di aver perso qualcosa. Nell’attesa che i dipinti dei giovani fruitori di Artissima Junior asciughino, verrà loro letto , in una sala lettura dedicata, una parte del libro.
Che rapporto hanno i bambini con l’arte?
Non saprei dirlo, personalmente ho due figli che mi frequentano ogni giorno e non vedono nulla di strano in quello che faccio. Chiaramente loro non fanno testo, sono viziati dal quotidiano. Credo vi siano molti modi per parlare della relazione fra i bambini e l’arte, in Italia basta portarli a passeggio in un centro storico o in uno dei tantissimi musei del nostro patrimonio... il rapporto con il contemporaneo invece è un po diverso. Oggi, nei musei dedicati all’arte contemporanea, abbiamo dei centri per la didattica davvero meravigliosi per cui credo e spero che saranno i figli a portare i genitori a spasso per i centri di ricerca culturale, consapevoli dell’importanza che ragionare sulla contingenza è uno dei veri privilegi di una società evoluta.
Perché è importante per una fiera come Artissima e per un artista dedicare uno spazio specifico ai bambini?
Se la guardiamo in modo cinico si potrebbe dire che entrambi si coltivano i clienti del futuro! Scherzi a parte, non si sceglie questo mondo per mire di ricchezza o di successo, questo è vero per curatori, critici, direttori, galleristi, collezionisti ecc, oltre che per gli artisti. Penso sinceramente che ognuno di noi ritenga un privilegio poter far parte di questo enorme circo dell’arte e aprirlo alle nuove generazioni credo sia doveroso.
Che cos’ha in comune l’arte con lo sport, e che cosa, in particolare, con il calcio?
L’arte da sempre guarda tutti gli aspetti della società, lo sport è uno di questi e se guardiamo sia nel contemporaneo che nell’antico sono molte opere fanno riferimento ai valori sportivi e alla loro raffigurazione. Il dato interessante e che lo sport guardi nuovamente all’arte e mi auguro che lo faccia sempre con più impegno e continuità. Chissà che nel futuro non sia possibile vedere una mostra di arte contemporanea entrando nello stadio o pensare che un artista possa curare degli aspetti dell’estetica nelle architetture o nelle divise del mondo dello sport.
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