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Redazione GDA
Leggi i suoi articolill Congresso di Vienna segna il vero inizio del XIX secolo, dopo la transizione della Rivoluzione francese e dell’Età napoleonica, così come la prima guerra mondiale segnerà la vera fine dell’Ottocento, la caduta del Muro di Berlino quella del Novecento e l’11 settembre 2001 l’inizio del XXI secolo. Momento epocale che plasma la storia dei decenni a venire, a guidare i lavori del Congresso fu il primo ministro austriaco Klemens von Metternich, protagonista della vita politica (e mondana) della prima metà dell’Ottocento. Artefice del successo della politica fatta anche e soprattutto nei salotti e nelle mondanità, Metternich trasformò il Congresso di Vienna in celebrazione continua a tempo di valzer dei vittoriosi fasti antinapoleonici e il principe Charles-Joseph de Ligne, autore dei celebri Mémoirs, disse al conte Auguste de Lagarde, emigré francese ciambellano dello zar Alessandro I: «Siete arrivato in tempo per vedere grandi cose. L’Europa è a Vienna». Da questa frase plateale il titolo e il tema della mostra «L’Europa a Vienna», in corso fino al 21 giugno al Belvedere inferiore e all’Orangerie, che illustra il fervore di quei giorni in pittura, letteratura e musica, poiché nessun altro evento politico, diplomatico e sociale del XIX secolo ha lasciato una tale varietà e vastità di opere d’arte come il Congresso di Vienna. Nell’arco cronologico fra l’occupazione napoleonica di Vienna (1805) e le battaglie di Lipsia (1813) e Waterloo (1815) che vide aristocrazia e borghesia comprimarie della scena socioculturale, la mostra illustra il Congresso come fonte di capolavori d’ogni genere: dalle stampe popolari ai dipinti storici, ai ritratti degli innumerevoli protagonisti (miniature, busti, sculture, tele a grandezza naturale), alla musica, con artisti come Jacques-Louis David, François Gérard, Johann Peter Krafft, Leopold Kiesling, Jean-Baptiste Isabey, Johann Baptist Lampi, Thomas Lawrence, Bertel Thorvaldsen, Lorenzo Bartolini, Beethoven.
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