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Giacomo Balla, Forze di paesaggio + giardino n. 2, 1917, olio su tela. © Giacomo Balla, by SIAE 2015

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Giacomo Balla, Forze di paesaggio + giardino n. 2, 1917, olio su tela. © Giacomo Balla, by SIAE 2015

L'astrattismo futuribile

Stefano Luppi

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Mamiano di Traversetolo (Pr). Uno dei momenti più importanti della produzione di Giacomo Balla (1871-1958) riguarda gli anni del secondo soggiorno tedesco, a partire dal 1912, durante i quali l’artista sperimenta le prime «Compenetrazioni iridescenti» (titolo in realtà più tardo). Si tratta di studi funzionali alla comprensione delle novità scientifiche, come i raggi X e le onde elettromagnetiche, che in quegli anni, antecedenti alla prima guerra mondiale, si andavano diffondendo.

Parte da qui il percorso di una retrospettiva dedicata a Balla e aperta alla  8 dicembre a cura di Elena Gigli e Stefano Roffi (catalogo Silvana Editoriale). Siamo negli anni immediatamente precedenti la formulazione del manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo che risale al 1915 e la rassegna, intitolata «Giacomo Balla. Astrattista Futurista», presenta opere e documenti provenienti da collezioni private e dai principali musei italiani che custodiscono opere dell’artista, tra i quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, gli Uffizi, il Museo del Novecento di Milano, la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Torino, l’archivio Gigli di Roma, che conserva fotografie d’epoca, cataloghi e manifesti, nonché Casa Balla. Il percorso si suddivide in nove sezioni che documentano i principali temi compresi nel Manifesto del 1915, firmato da Balla l’11 marzo insieme a Fortunato Depero, dando quindi modo al visitatore di comprendere come fosse giunta a completa maturazione in quegli anni la volontà del Futurismo di ridefinire ogni campo artistico secondo teorie di «riscrittura» del mondo esterno attraverso una diversa funzione di oggetti e ambienti quotidiani.

La mostra si apre dunque con la sezione «Astratto» comprendente alcuni pastelli di inizio Novecento realizzati a Villa Borghese a Roma, come «Fontana (che piange)» della Banca d’Italia mai esposto in precedenza, oltre agli studi sull’iride del 1912 quali «Finestra di Düsseldorf», che rappresenta l’ultimo documento pittorico del passaggio di Balla dalla pittura oggettiva all’Astrattismo. Seguono altre sezioni con opere comprese fino al 1925.

Giacomo Balla, Forze di paesaggio + cocomero, 1917-1918, tempera su carta intelata.© Giacomo Balla, by SIAE 2015

Giacomo Balla, Forze di paesaggio + giardino n. 2, 1917, olio su tela. © Giacomo Balla, by SIAE 2015

Stefano Luppi, 21 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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