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Simona Sajeva
Leggi i suoi articoliIl rilascio dell’ultimo aggiornamento di ChatGpt da parte di OpenAI è stato accolto da un’onda di entusiasmo dagli utenti e non, ovvero persone che si sono avvicinate a questa applicazione proprio per utilizzare la nuova funzione. Nel dettaglio, si tratta dell’ennesimo filtro che permette di stilizzare immagini, foto incluse, come tanti ce ne sono. Eppure, questo è diverso, poiché permette di stilizzare le immagini anche secondo lo stile autografo originale di Hayao Miyazaki e Isao Takahata. Adesso è possibile inserire un prompt («ghiblify») che esplicitamente richieda questo stile di modifica, senza che occorrano limitazioni di copyright. Per chi ancora non lo sapesse, Miyazaki e Takahata sono due artisti giapponesi, fondatori dello studio Ghibli, eminenza nel campo dell’animazione, attivo con continuità dal 1985 ad oggi.
Dopo la morte, nel 2018, di Takahata, Miyazaki ha mantenuto lo studio fedele allo stile creato, molto caratteristico e preciso, nell’estetica e nei contenuti. Il lavoro dello studio si qualifica come artistico, con film come «Il Castello errante di Howl», «La città incantata», «Porco Rosso» e il recente «Il ragazzo e l’airone», per citarne alcuni tra i più conosciuti. Da quanto si apprende, Miyazaki non è stato né consultato, né informato da OpenAI. Lui e la sua squadra hanno appreso dal web quanto stava accadendo. Ovvero tutti i social network invasi da uno tsunami di immagini nel suo stile. Non proprio le immagini poetiche e oniriche alle quali i suoi ammiratori sono stati abituati, ma piuttosto foto di vacanze personali, fotogrammi di film noti, selfie di ogni tipo, davvero di ogni tipo, pubblicità di fast food e tanto tanto altro. Così tanto che lo stesso ceo di OpenAI, Sam Altman, ha invitato gli utenti a rallentare già pochi giorni dopo il rilascio. Inoltre, la posizione di Miyazaki riguardo l’integrazione dell’IA nel proprio lavoro era già nota. In un video di circa otto anni fa, ancora reperibile online, si era espresso a riguardo definendo questa possibilità come un insulto alla vita stessa.
Prima che qualcuno bolli questo articolo come un attacco retrogrado all’Intelligenza Artificiale, preciso che la motivazione a scrivere non viene da una riluttanza verso questa o altre tecnologie. L’IA, come tanto altro, è uno strumento incredibilmente utile, il cui apporto alla vita quotidiana è sorprendente. Forse può dare un po’ le vertigini assistere all’impatto, soprattutto pensando che siamo solo all’inizio. Una vertigine positiva però, nutrita di curiosità. Quello che fa rabbrividire è che l’uso delle nuove tecnologie, il rilascio di avanzamenti importanti, come tecnicamente è quest’ultimo, spesso coincida con un attacco all’umano. Mi spiego meglio: quello che è successo a Miyazaki era già successo in precedenza all’attrice Scarlett Johansson, la quale ha visto la propria voce clonata da questa stessa compagnia, dopo che lei stessa, interpellata, aveva negato il consenso. La determinazione a prendere, nonostante il diniego, era motivata dal fatto che l’attrice aveva prestato la propria voce proprio per un sistema operativo in un film, «Her», di grande successo, e che questo avrebbe incrementato l’utilizzo dell’applicazione e attratto nuovi utenti.
Il comune denominatore che se ne deduce è che, occupando una posizione di potere nello sviluppo di nuove tecnologie, si detenga anche il diritto di appropriarsi non tanto di ciò a cui viene riconosciuto un valore estetico, ma di ciò a cui viene riconosciuto un potenziale commerciale. La voce di «Her» come lo stile di Miyazaki diventano così esche, fattori che aumentano il numero di utenti, come vantato dallo stesso ceo, in una maniera inimmaginabile. Più utenti vogliono dire più dati, più trainer spontanei per l’IA, che continua a così a migliorare sempre più velocemente.
Tralasciando per il momento gli allarmi sul fatto che il miglioramento dell’IA comporti un allarmante consumo di risorse, quello che colpisce è l’apparente assenza di scrupoli nell’appropriarsi di ciò che è l’unicum di un preciso essere umano.
In un mondo interconnesso, dove la reputazione è fondamentale, come si fa a procurarsi il consenso per azioni di questo genere? Coinvolgendo tutti, ma proprio tutti. Rendendo il coinvolgimento facile, ludico, con un click, per tutti, utenti paganti e non. Chiunque può prendere il proprio pezzetto, senza percepire alcuna responsabilità nell’appropriarsi di un’unicità, contribuendo così inconsapevolmente a legittimarla, secondo la legge dei grandi numeri. Creare questa dimensione di facilità, deresponsabilizzazione, quasi gioco di gruppo, indebolendo la cultura del rispetto e procurando un danno irreversibile alla bellezza, all’espressione di sé, all’arte, a che cosa ci fa pensare?
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