Grete Stern, «Sogno n. 15: senza titolo» dalla serie «I Sogni», 1949, Valencia, Ivam-Institut Valencià d’Art Modern

© Grete Stern. Archivio Grete Stern, cortesia di Galería Jorge Mara-La Ruche. Foto © Ivam-Institut Valencià d’Art Modern, Juan García Rosell

Image

Grete Stern, «Sogno n. 15: senza titolo» dalla serie «I Sogni», 1949, Valencia, Ivam-Institut Valencià d’Art Modern

© Grete Stern. Archivio Grete Stern, cortesia di Galería Jorge Mara-La Ruche. Foto © Ivam-Institut Valencià d’Art Modern, Juan García Rosell

La Fundación Mapfre si spinge ai margini del Surrealismo

L’istituzione spagnola analizza l’impatto del movimento di inizio Novecento in America Latina e in Spagna e sottolinea il ruolo delle donne attraverso più di 200 opere

Nell’ambito delle celebrazioni internazionali del centenario della pubblicazione del primo Manifesto Surrealista, a opera di André Breton, arriva a Madrid la grande mostra su questo movimento che in ogni sede viene reinterpretata e sviluppata in modo diverso a partire da uno stesso nucleo di base di grandi opere

Cento anni dopo la pubblicazione del celebre Manifesto, la mostra «1924. Altri Surrealismi» analizza, da una prospettiva attuale e attraverso più di 200 opere, la ricezione e l’influenza di questo movimento. Per la presentazione spagnola alla Fundación Mapfre (fino all’11 maggio), la curatrice Estrella de Diego ha posto l’accento sulla rivendicazione del contributo, sempre sottovalutato e molto spesso ignorato, delle donne al movimento, tra cui Remedios Varo, Maruja Mallo, Maria Martins, Toyen, Ithell Colquhoun, Amparo Segarra, Alice Rahon, Marion Adnams, Leonora Carrington, Dorothea Tanning e naturalmente Gala, la musa per eccellenza, che prese il cognome del suo compagno Salvador Dalí. Inoltre, la mostra allontana i riflettori dal Surrealismo canonico per mettere in luce le molteplici interpretazioni sviluppatesi in alcuni territori periferici rispetto alla nascita delle avanguardie storiche, come la Spagna e l’America Latina. Quindi, oltre a presentare opere di artisti chiave del movimento, come Max Ernst, René Magritte e Dalí, la mostra mette in risalto l’interpretazione e le letture proposte da altri autori meno noti e non sempre allineati alle idee di Breton, come Ángel Planells, Antonio Berni, Nicolás de Lekuona, Grete Stern, Horacio Coppola e Raquel Forner

Il primo libro sulle donne surrealiste, della storica dell’arte americana Whitney Chadwick, arriva solo nel 1985, con molti anni di ritardo rispetto ad altre pubblicazioni sul tema. Nel suo manifesto del 1924 Breton descrive le artiste affiliate come «belle e senza nome», limitandosi a considerarle medium dell’inconscio allo stato puro, una sorta di guide, un ruolo di apparente privilegio, che invece si è rivelato un veicolo d’esclusione. Per questo, con l’obbiettivo di restituire il posto che spetta di diritto alle artiste nell’evoluzione del gruppo surrealista, la curatrice ha selezionato le opere di ben 35 di loro. «Per richiamare l’attenzione su questo fatto, ogni sezione del percorso inizia con il lavoro di una donna, così che, cent’anni dopo, ciascuna di loro assume il ruolo di guida o medium che Breton le aveva assegnato, ma non sarà più un ruolo puramente formale, bensì reale», ha indicato la curatrice.

La mostra è suddivisa in tre grandi blocchi tematici. Il primo affronta le diverse interpretazioni del Surrealismo, mettendo in evidenza le differenze tra la visione di Breton e altre correnti periferiche. Il secondo esplora concetti fondamentali del movimento, come i sogni, il desiderio, l’automatismo psichico, il rapporto con la natura, la nuova visione della città, il cosmo e l’alchimia. Infine, il terzo esamina l’espansione del Surrealismo oltre la letteratura e la pittura, includendo anche la fotografia e il cinema. Dopo la tappa spagnola, molte delle opere saranno esposte nei futuri allestimenti dell’Hamburger Kunsthalle di Amburgo (dal 13 giugno al 12 ottobre) e del Philadelphia Museum of Art di Filadelfia (da novembre 2025 a febbraio 2026).

Esteban Francés, «Dal mare esce un incubo», 1934, collezione Rafael Pérez Hernando. Foto: Andrés Valentín Gamazo

Raquel Forner, «Chiaro di luna», 1939, Fundación Forner-Bigatti

Roberta Bosco, 12 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

La Fundación Mapfre si spinge ai margini del Surrealismo | Roberta Bosco

La Fundación Mapfre si spinge ai margini del Surrealismo | Roberta Bosco